Quando il giudice diventa imputato di Roberto Martinelli

Quando il giudice diventa imputato SENTENZA CALABRESI Quando il giudice diventa imputato SORPRESA, perplessità, indignazione: il ventaglio delle opinioni espresse sulla condanna degli imputati per l'omicidio del commissariò Luigi Calabresi non ha tralasciato nessuna delle espressioni usate di solito per criticare una sentenza scomoda o imbarazzante per quanti avevano scommesso (o speravano) in un verdetto di assoluzione. Pochi hanno preferito non pronunciarsi per non commettere l'errore antico di parteggiare, in un processo con inevitabili echi politici, col rischio di diventare strumento di «giochi subdoli e senza regole». Senza conoscere gli atti del processo e solo per aver seguito la cronaca di qualche udienza, si rischia in realtà di accreditare una verità inesistente. Né è pensabile che la libertà di critica possa essere subordinata alla conoscenza di tutti i risvolti della vicenda umana e processuale che solo una corte di assise può approfondire Il processo per il delitto Calabresi è stato tipicamente indiziario. L'accusa, pubblica e privata, ha tratto il convincimento della colpevolezza dalle parole di un imputalo speciale Leonardo Marino è stato definito il primo vero pentito degli anni dell'emergenza. Perché, a differenza di tutti gli altri che hanno permesso di smantellare centrali e cellule eversive, era un uomo libero ed insospettabile. Il trascorrere del tempo stava per concedergli una sorta di immunità processuale assoluta. Nessuno sospettava di lui e quanti sapevano delle sue responsabilità non avevano interesse a parlare. L'uomo ha mostrato un forte travaglio psichico prima nel confessare il suo delitto e poi nell'accusare ì compagni. Non tutti gli hanno creduto, molli hanno insinuato dubbi e sospetti. Qualcuno ha ipotizzato che il pentito, pressato dai debiti, si fosse prestato ad un turpe gioco al massacro per ottenere in cambio danaro o altri vantaggi. A dimostrazione di questo teorema, è stato sostenuto e scritto che la sua parola non ha trovato alcun riscontro oggettivo in elementi che già non fossero noti agli inquirenti e quindi facilmente utilizzabili in una falsa confessione. Altri hanno ipotizzato uno scenario diverso, alternativo al primo: ammessa la sua responsabilità, non c'è nulla che dimostri il mandato ricevuto da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, i presunti mandanti del delitto. Come dire che l'imputato potrebbe avere agito di sua iniziativa, con lo zelo del militante, ma senza il preventivo ed espresso consenso dei capi storici di Lotta continua. Sono interrogativi inquietanti che in un processo penale hanno diritto di ingresso soprattutto quando il pentimento è tardivo ed ogni trama possibile. Occorre però che i presupposti rispondano al vero. La corte di assise di Milano, per quattro intere udienze, ha sottoposto Leonardo Marino a contestazioni durissime, capaci di sfiancare il più incallito dei bugiardi. L'imputato ha retto e la sua «verità» si è arricchita di riscontri più precisi. Alcuni - secondo l'accusa - assolutamente inediti e quindi sconosciuti a quanti in passato avevano avuto la possibilità di leggere gli atti dell'inchiesta. Sono stati questi elementi a segnare la sorte del processo? E' la domanda alla quale la corte dovrà rispondere nella motivazione della sua semenza E solo allora i dubbi e le ombre che si sono addensati sul verdetto di colpevolezza potranno dissolversi. Il nuovo processo penale prevede tempi multo brevi entro i quali il giudice ha il dovere di spiegare perché assolve o condanna La gravita del processo, le implicazioni politi i che che ne sono derivale I impongono che questi lem; pi siano il più possibile ri| stretti. Il diritto di critica che ls ! Costituzione riconosce deve | poter essere esercitato sera | pre, ma con pienezza di po| ieri da lutti i cittadini. Una ! sentenza può e deve essere j criticata, ma occorre che i essa sia conosciuta in tutti i i suoi dettagli Non si può esprimere sorpresa o indignazione se non si sa perché un giudice ha condannalo o assolto un imputato. Così è se non si vuole che il giudice diventi imputato e l'imputato giudice. Roberto Martinelli

Persone citate: Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Leonardo Marino, Luigi Calabresi

Luoghi citati: Milano