«Nessuna misura urgente per Radio pr»

«Nessuna misura urgente per Radio pr» «Nessuna misura urgente per Radio pr» ROMA. Il presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, ha fatto sapere al primo segretario del partito radicale, Sergio Stanzani, che «non è stato possibile raccogliere le necessarie adesioni per un provvedimento d'urgenza relativo a un contributo straordinario in favore di Radio radicale, anche per il momento di grande impegno fuori Roma di molti dirigenti politici». Lo rende noto un comunicato dell'emittente riferendo che, secondo la lettera di Andreotti, l'esame della questione «potrà farsi anche con rapidità alla ripresa dell' attività del Parlamento». Alla comunicazione di Andreotti hanno replicato sia Radio radicale sia il primo segretario del cata, loro avrebbero scioperato ad oltranza anche durante i Mondiali. E Andreotti: «Ah, non vorrei proprio avervi suggerito qualche cosa». Fin qui le battute. Ma Andreotti, chiudendo l'incontro, ha lasciato cadere anche le parole tanto attese dai sindacalisti: «Sono convinto che il direttore generale Pasquarelli chiuderà la trattativa entro domenica con soddisfazione reciproca». E Pasquarelli, presente, annuiva. Chiaro che, a partire da quel momento, tutto quanto poteva accadere al tavolo della trattativa acquistava un altro significato. pr. Secondo l'emittente, «il mancato riconoscimento dei presupposti di urgenza da parte del governo per intervenire con un decreto è un fatto di estrema gravità» perché «non si è voluto tener conto che le attuali condizioni economiche della radio non consentono più né gli interventi indispensabili alla tutela della rete degli impianti di trasmissione, né il k'antenimento in funzione dell'archivio delle regi ^razioni». Nelle prossime ore quindi - annuncia la radio - «verranno riattivate le procedure di liquidazione» che erano state sospese. Stanzani, pur dando atto ad Andreotti di aver dato una risposta immediata, ha rilevato che essa è «negativa». |Ansa) Anche la minaccia di scioperare il giorno 8 è stata commentata con noncuranza. «Il governo è tranquillo - avverte il sottosegretario alla Presidenza Nino Cristofori -, non prendiamo neppure in considerazione l'ipotesi di una precettazione. C'è l'esigenza di informare i cittadini, è vero, ma i vertici della Rai ci garantiscono che la trattativa sarà chiusa prima». Si allontana il pericolo degli schermi muti sulla maratona elettorale e sui mondiali di calcio, insomma. La trattativa, risolta in sede politica, è ora demandata ai funzionari. Sindacati e azienda devono accordarsi sugli aumenti salariali e sull'inquadramento: la Rai finora ha proposto un aumento medio di 160 mila lire; i sindacati ne chiedono 370 mila. Quanto alla «riclassificazione» del personale, lo Snater ha proposto una piccola rivoluzione delle figure professionali con conseguente adeguamento delle paghe. Su questo punto la Rai non aveva voluto fino a ieri discutere. Ma poi in serata la trattativa è stata sospesa per esaminare in dettaglio le proposte sindacali. C'è infine il punto dell'orano di lavoro, attualmente fissato in 40 ore settimanali per impiegati e tecnici. I sindacati chiedono la riduzione a 38 ore, la Rai ne contropropone 39. Ed è su questo punto che il contratto

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