Sull'Enimont Ia guerra dei rinvii

Nell'ultima convocazione a Gardini per vincere basterà la maggioranza semplice Nell'ultima convocazione a Gardini per vincere basterà la maggioranza semplice SulPEnimont I® guerra dei rinvìi Le assemblee slittano una dopo l'altra MILANO. Come previsto, è slittata a domani l'assemblea di Enimont: mancava infatti il 65 per cento delle azioni richiesto per la prima convocazione, essendo presente solo il 46,09 per cento composto da Eni, Varasi, Prudential, assente l'azionista Montedison. Adesso non si esclude neanche che al secondo appuntamento Gardini non si presenti all'assemblea straordinaria (che deve esaminare l'aumento di capitale da 10.000 miliardi proposto da Montedison) ma solo a quella ordinaria (che deve approvare l'acquisto di società del gruppo Montedison come Himont, Ausimont ed altre) facendo votare il rinvio di un mese. In tal modo sarà possibile posporre la straordinaria in terza convocazione, dove varrà la maggioranza semplice (che Gardini può raggiungere da solo) e non quella qualificata (che implicherebbe l'assenso dell'Eni), e tenere subito dopo l'ordinaria. Questo consentirebbe di rinviare l'assemblea al dopoelezioni, lasciando un margine di tempo utile per la tanto pubblicizzata, e tanto attesa, mediazione governativa. Nella relazione all'assemblea sono stati forniti ieri i dati riassuntivi delle stime sulle società che Montedison vorrebbe apportare ad Enimont, eseguite sia dai periti nominati dal Tribunale di Miluno che da Morgan Stanley e Citicorp per conto di Enimont stessa. A parità di apporti la differenza tra le due valutazioni è di circa 500 miliardi. I tre periti (Franco Beato, Giulio Castelli, Silvio Necchi) indicano per l'intero gruppo di società un valore totale vicino ai 5500 miliardi che comprende, oltre ad Himont e Ausimont, anche J/Mont (polo cartario di cui Montedison ha il 50 per cento, mentre il resto è diviso tra Nokia e James Riverì e tutta una serie di aziende minori. Mentre le cifre relative ad Himont e Ausimont si equivalgono nei rapporti del Tribunale e di Morgan Stanley, per società minori i valori iscritti dal¬ la banca d'affari americana appaiono dimezzati, e questo perché di queste industrie (Sir, Intermarine, Retiflex) la Morgan ha preso in considerazione solo i settori di attività che ritiene sinergici alla joint venture chimica e quindi utili da acquisire. E difatti non presenta alcun valore per il terzo gruppo di società (perizia di Necchi) come J/Mont Holdings, Brill, Ferroleghe. Sul pacchetto di società valutate, la Morgan Stanley fornisce un giudizio sostanzialmente positivo sotto il profilo dell'apporto a Enimont, in quanto ritiene che esse consentirebbero un miglioramento di tutti gli indicatori e del grado di copertura degli oneri finanziari del polo chimico. Morgan indica come prezzo equo di questo gruppo di aziende da lei esaminate la cifra complessiva di 4025 miliardi. L'indicazione di Morgan Stanley e Citicorp non è da sottovalutare: essa infatti offre una possibile via d'uscita al grande pasticcio politico-societario che ormai Enimont rappresenta, e che vede opposti i due grandi azionisti Eni e Montedison. Se è vero che 4000 miliardi di apporti rappresentano per Enimont un buon acquisto (e fanno certamente comodo ai debiti Montedison), su questa base forse non è impossibile trovare una via d'uscita. Sono molte le obiezioni che gli uomini Eni sollevano contro il progetto di mega-apporto di società Montedison da parte di Gardini. Tra ie altre, viene messa in luce la contraddizione che vede l'amministratore delegato di Enimont (e uomo Montedison) Sergio Cragnotti proporre al consiglio Enimont la cessione di cespiti considerati non vitali per 1500 miliardi e, contemporaneamente, appoggiare la linea di Gardini che vorrebbe far acquistare da Enimont per 1500 miliardi attività che, sulla base delle considerazioni finali di Morgan e Citicorp, sembrano essere altrettanto inutili. Valeria Sacchi IMPERIA. La società «Pastificio Agnesi» ha due nuovi amministratori: sono Pierre Bonet e Gunther Mauerhofer, in rappresentanza della Bsn Danone, eletti dall'assemblea svoltasi ieri a Imperia. All'aumento del numero degli amministratori si è opposto Riccardo Agnesi, che rappresentava la famiglia che proprio nei giorni scorsi si è vista strappare il controllo della maggioranza del capitale dalla Bsn Danone. Bonet e Mauerhofer sono quindi nel consiglio di amministrazione della società, di cui è attualmente presidente Eva Agnesi. L'assemblea ha anche approvato all'unanimità il bilancio dell'esercizio 1989 che, dopo investimenti per circa due miliardi e mezzo, si è chiuso con un utile netto di 47 milioni e mezzo, contro un utile dell'esercizio 1988 che era stato di 1,158 miliardi. Il fatturato è stato di 112 miliardi, con un aumento del 7% rispetto a quello del 1988 che era stato di 105 miliardi.

Luoghi citati: Ausimont, Enimont, Himont, Imperia, Milano