La superlira non teme la deregulation

La superstiti non teme la deregulation La superstiti non teme la deregulation E già entrato in vigore il «monitoraggio fiscale» sui capitali Trump esce dai club dei ricchi Il finanziere costretto a vendere aerei e casinò ROMA, la lira ha retto bene all'urto delle deregulation. Il dollaro si è ulteriormente indebolito sul marco (a 1,6803 al fixing di Francoforte rispetto agli 1,6822 marchi di venerdì) mentre il marco a Milano, alla quotazione ufficiale, ha perso ancora qualche frazione di punto sulla nostra valuta segnando 732,8 lire dalle precedenti 732,97, allargando il suo deprezzamento al 2,05%, sopra la soglia di rischio e ad appena un punto e un quarto dal limite inferiore di oscillazione (731,57). Nel primo giorno di contrattazioni dopo l'approvazione della liberalizzazione valutaria in vigore dal 14 maggio, la lira ha rafforzato la propria posizione anche sul biglietto verde: è stata fissata, a Milano, a 1231,45 lire contro le 1234,5 di venerdì. Molti operatori hanno approfittato della chiusura dei mercati giapponesi stamane per fa¬ co belga e soprattutto quello francese, che accusano distacchi rispettivamente del 2,12% e del 2,15%. Fatta eccezione per la peseta, unica divisa del sistema europeo in vantaggio nei confronti della lira, lo scarto negativo minimo è dell'I,80% (corona ' danese), ben al di là della soglia di divergenza. La forza della lira - secondo gli esperti - non è dovuta semplicemente al premio dei tassi d'interesse italiani, ma è fondamentalmente una questione di fiducia. Ieri intanto è entrato il vigore il decreto legge sul monitoraggio che stabilisce i limiti fiscali della liberalizzazione valutaria decisa venerdì scorso dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento, composto da nove articoli, è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale», dopo la firma del presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, avvenuta sabato 28 aprile. Nel re un ponte fino a domani. In evidenza la debolezza della sterlina, che u^po aver toccato un minimo di 2,7315 marchi è risalita fino a 2,75 marchi dopo die la Barclays Lia annunciato l'aumento del tasso base sui mutui ipotecari al 15,7% dal 15%. Prima dell'annuncio, la lira-sterlina aveva già perso molto terreno sul cross trade sul marco. La decisione della Barclays potrebbe difatti essere seguita da un incremento generale dei tassi inglesi, in vista di una «batosta» elettorale del partito conservatore nelle prossime elezioni. Ma è soprattutto nei confronti del Sistema monetario europeo che la lira ha messo a segno i colpi migliori, guadagnando terreno soprattutto nei confronti delle divise forti: il fiorino è sceso ai livelli più bassi dal 20 novembre scorso ed il marco dal 14 novembre. In difficoltà si trovano anche il fran¬ WASHINGTON testo definitivo, che non appare sostanzialmente modificato rispetto alla stesura portata a Palazzo Chigi, risultano confermate le sanzioni di carattere penale (reclusione da sei mesi ad un anno e multa-fino a 10 milioni) per coloro che dichiareranno falsamente di non essere residenti in Italia oppure daranno false indicazioni sul soggetto interessato al trasferimento da e verso l'estero di denaro, titoli o valori mobiliari. Il decreto, come sottolineato nella relazione di accompagnamento, risponde a finalità fiscali, soprattutto nei confronti di quei soggetti che, non essendo tenuti alla predisposizione di bilanci, sfuggono alla concreta possibilità di indagine da parte delle finanze. Si tratta della questione più rilevante, mancando l'accordo fatto notare dallo stesso ministro Formica sull'armonizzazione Cee dei redditi da capitale. [r. e. s] DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Donald Trump non è più miliardario: il re dei grattacieli, il superpalazzinaro d'America, sarebbe rimasto vittima della netta flessione dei valori immobiliari nell'ultimo anno. Nel numero di ieri, la celebre rivista «Forbes» ha valutato il suo patrimonio a 500 milioni di dollari netti solamente, 600 miliardi di lire, noccioline nell'Olimpo dei Cresi statunitensi. Nell'89, «Forbes» aveva calcolato la fortuna di Trump in.un miliardo e 700 milioni di dollari, cifra che lo aveva portato al diciannovesimo posto nel Ghota dei nababbi. Se la notizia di ieri fosse fondata, sebbene non ridotto sul lastrico, l'ambizioso imprenditore andrebbe incontro a gravi difficoltà: il suo credito scenderebbe di colpo. Qualche indizio che la vertiginosa scalata dell'«immobilier» si è fermata in realtà esiste. La Chase Manhattan Bank, per esempio, ha deciso di non prorogargli un prestito di 100 milioni di dollari, 120 miliardi di lire, concesso anni fa per la costruzione (mai avviata) di un complesso residenziale a Manhattan. Per la prima volta, nell'89, i casinò di Trump ad Atlantic City hanno inoltre accusato un pesante deficit. Infine lo stesso Trump ha dichiarato che è in vendita il suo «shuttle», la linea aerea Washington-New York, da lui appena acquistata dalla Eastern. In una serie di interviste ai giornali e alle radio-tv, Trump ha smentito di avere problemi di liquidità: «Vendo, è vero, anzi sono disposto a vendere anche i casinò. Ma lo faccio non perché mi trovi in ristrettezze finanziarie, bensì perché nei prossimi mesi si potranno concludere affari strepitosi sia negli immobili sia in Borsa». Secondo Trump, le proprietà immobiliari e il mercato azionario Usa sono sottovalutati: «Prima o poi scatterà la corsa agli acquisti e vincerà chi pagherà in contanti. Io sono abituato a vincere». E il declassamento di «Forbes»? «Un enorme sbaglio. Valgo 4-5 miliardi di dollari, sono tra i 3 o 4 uomini più ricchi d'America». Anche il «Wall Street Journal» e il «New York Times», gente ben addentro allo Stock Exchange, insistono però che è nei guai. Fanno tutti riferimento al rapporto riservato che Trump ha dovuto inviare alla Sec, l'organismo di controllo della Borsa, di cui è evidentemente trapelato qualche cosa. Esso indica che per far fronte ai debiti - 3 miliardi e 200 mila dollari su un patrimonio di 3 miliardi e 700 mila dollari, stando a «Forbes» Trump dovrà cedere non solo lo «shuttle» e i casinò ma anche un albergo, un grande magazzino e un grattacielo. [e. e]