FRAZER E FREUD TIRANO GLI ARCHI

FRAZER E FREUD TIRANO GLI ARCHI FRAZER E FREUD TIRANO GLI ARCHI OGLIAMO «mettere continuamente alla prova il nostro storicismo, perché come sai anche lo storicismo ha i suoi facili profeti, gli schematizzatoli, gli imbalsamatori». Così nel '51 Giulio Bollati, a nome dell' Einaudi, scriveva a Enesto De Martino, Queste parole riprendono attualità dal dibattito in corso sull'egemonia marxista in casa dello Struzzo. Allora si discutevano, pragmaticamente, le scelte per la Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici, voluta da Pavese, inaugurata nel '48 dal Mondo magico di De Martino. Quella celebre collana viola, che rivelò alla cultura italiana, «chiusa provincia», le ricerche di Kerenyi e Mauss, Léyy Bruni e Frazer, fu tra i primi pilastri della impresa editoriale di Paolo Boringhieri, quando questi lasciò via Biancamanó nel '57. Molti di quei classici verranno riproposti ora, sotto la sigla Bol¬ lati Boringhieri, nella nuova collana «Gli Archi». Si comincia con L'anima primitiva di Lévy Bruhl (pp. 382, L. 35.000), uno dei primi studi dedicati dal sociologo francese, allievo di Compte e Durkheim, alle rappresentazioni della vita e della morte, alle forme mentali del magico: già su questo titolo si avviò il confronto tra Pavese e De Martino sulla cultura del mito (come «valorizzare l'irrazionale» e come evitare i rischi di un «irrazionalismo, antiscientifico e totalitario»? Intorno a queste domande si intrecciano lettere e documenti di lavoro editoriale raccolti nel libro La collana viola, in uscita sempre da Bollati Boringhieri, a cura di Patricia Kottelat). Seguirà II ramo d'oro di Frazer: «Una cariatide annosa dell'ottusità etnologica», scriveva allora De Martino, con l'assillo culturale e politico di «inquadrare», storicamente e ideologica¬ mente, ogni volume con pedagogiche presentazioni. «Perché sei così crudele con Frazer? - rispondeva Pavese - E' il libro che mi ha convertito all'etnologia ed è sempre un ottimo repertorio». Questa è ancora l'opinione dell'editore, quarantanni dopo: e negli «Archi» torneranno «punti di riferimento», testi di base per comprendere gli sviluppi di quelle scienze umane allora neglette dal magistero di Croce. Una nuova veste grafica, ma senza postfazioni o «aggiornamenti» (nemmeno bibliografici). La parola arco richiama geometrie e spazi architettonici, traiettorie e prospettive. Per i linguisti è una parola «polisemica»: proprio per la sua pluralità di significati è stata scelta a denominare una collana aperta, interdisciplinare, per intersecare temi e tesi di epoche e matrici culturali diverse. Così, insieme a Lévy Bruhl datato 1927, torna la Storia dell'a¬ nalisi economica, Schumpeter 1959, in tre volumi (ognuno 38.000 lire) e si annuncia l'epistolario di Freud in cinque volumi, mentre già vanno in libreria testi più recenti, Anni 70 e 80: La sopravvivenza degli antichi dei di Jean Seznec (pp. 420, L. 40.000) rintraccia idee e figure della mitologia nell'arte e nella letteratura del Rinascimento; L'etologia è la sintesi teorica delle ricerche di Konrad Lorenz (pp. 384, L. 32.000); L'etologia della guerra di Irenaùs Eibl-Eibesfeldt (pp. 274, L. 28.000), fonda una cultura di pace non sui buoni sentimenti, ma sull'innato istinto di aggressività: sono gli animali stessi a insegnarci che i conflitti si possono risolvere anche senza la violenza; infine Lavoro, creatività e giustizia sociale raccoglie saggi di Elliott Jaques, analista alla scuola di Melarne Klein: una psicopatologia quotidiana nell'azienda d'oggi. U.g.l

Luoghi citati: Enesto De Martino, Lévy