SCAPIGLIATO TROUBETZKOY

SCAPIGLIATO TROUBETZKOY SCAPIGLIATO TROUBETZKOY Ricerca detta poesia e «impressioni dal vero» Il cammino dello scultore (1866-1938) in una rassegna a Pailanza ma sua dimora sul Verbano. Troubetzkoy non è stato, dunque, un russo finito, più o meno casualmente, in Italia. La sua formazione, schiettamente italiana e lombarda, può dirsi iniziata addirittura in casa, a Villa Ada, subito frequentata da Ranzoni e Giuseppe Grandi, da Tranquillo Cremona, Benedetto Junck e Catalani, pittori e scultori, letterati e musicisti, come più tardi anche a Milano, ciò che contribuì a far più aperta, moderna la sua cultura. Dopo la morte dell'artista, avvenuta nel 1938, gli eredi donarono al Museo del Paesaggio di Pallanza i modelli e gli studi che si trovavano a Suna e nei due atelier di Parigi e di Neuilly-sur-Seine: un'antologia di 341 pezzi di periodi diversi, tra gessi, plastiline, bronzi, marmi e documenti vari. Un insieme di cui hanno continuato ad occuparsi generazioni di studiosi, ed enti, locali e no, preposti alla sua tutela. Così, e non da oggi soltanto, il direttore del museo Gianni Pizzigoni e, con le Soprintendenze alla Galleria nazionale d'arte moderna (Roma) e per i Beni artistici del Piemonte (Torino), i curatori della mostra: Gianna Piantoni e Paolo Venturali, cui si devono anche due dei saggi in catalogo (Il Quadrante Ed.) con l'avvio d'una più puntuale rivisitazione dell'arte di Troubetzkoy. E' da rimandarsi tuttavia alla pubblicistica locale la più minuta esplorazione in particolare dell'ambiente socio-culturale e delle vicende familiari che, non a caso, sottendono non pochi libri, compresa una monografia curata da Vercelotti, nel '88, ma soprattutto i volumi di «Verbanus» dove è comparso il curioso e un po' misterioso atto di nascita di «Stahl Paolo indi Troubetzkoy Principe Paolo» (come vuole l'anagrafe del Comune di Intra), in armonia con le guide d'epoca che ricordano i recital benefici della madre, «moglie del patriota prussiano Pietro Stahl» definito altrove «nobile studioso di botanica»: ed era stato questo il motivo primo del suo stabilirsi sulla rigogliosa riviera verbanese. Esemplare la mostra, con circa 200 «pezzi», negli ambienti appena restaurati di Palazzo Dugnani, con meditate sequenze che consentono di ripercorrere fin dagli inizi gli sviluppi dell'arte di Troubetzkoy e il suo mondo. Accanto alle prime sue opere, non mancano alcuni ritratti di Ranzoni, sculture di Grandi, Medardo Rosso ed Eugenio Pelini, per chiarirne influssi, gli accenti diversi e le consonanze. Poi le «impressioni dal vero» di Paolo e i termini d'una poetica che l'avrebbe indotto ad affermare: «Potrò plasmare due persone che si baciano, e non mai "11 bacio", una madre con bam¬