FAYENZ: IL MIO JAZZ

FAYENZ: IL MIO JAZZ FAYENZ: IL MIO JAZZ £\i HE cosa è il jazz? Si M V pensava che a tale doH I manda fossero state SÉ | date nel tempo molte WÉ plici risposte, le più f($ esaustive e ormai con^ I cordi Invece Franco §1 I Kayenz. il quesito se lo 1B I ripropone e lo affronta in un breve libro. Jazz domani, completato da una bi bliografia essenziale e da un elenco de «I cento dischi che bisogna avere», con un tipo di scelta che fatalmente comporta per l'amatore di questo genere musicale ampliamenti e perso nali alternative. Il titolo Jazz domani anticipa le conclusioni finali, mentre la dichiarazione iniziale dell'auto re di aver lascialo fluire liberamente le idee «in omaggio all'aurea prassi jazzistica dell'improvvisazione», spiega il taglio degli argomenti, che vanno dal «Concetto di musica afro-americana», al tipo di approccio e di particolare fruizione, alle ragioni (e torti) della critica ufficiale, intervenendo anche sul determinante fenomeno della produzione discografica che eterna una musica generalmente non scritta ed autentica solo nel momento interpretativo-esecutivo. Un rapido ma condivisibile «flash-back» sulle vicende della musica nero-americana giustifica l'assunto attraverso il quale l'autore cerca di spiegare perché, dopo ovviamente pochi ma folgoranti geni che hanno costellato il suo sviluppo, oggi il jazz è in una fase di attesa - che si prevede lunga - di un nuovo innovatore epocale anche se «scompaiono gli autodidatti ed emergono talenti tecnicamente preparati» su basi scolastiche e formali di indubbio livello. i grandi del passato, ce lo ricorda Fayenz, sono morti: da Louis Armstrong. Duke Ellington, Billie Hohday a Charlie Parker, John Coltrane e Charlie Mingus (e purtroppo la lista è assai lunga). Molto pertinente è stato pertanto citare lo strano caso del trombettista «Jabbo» Smith, oggi pressoché ignorato e che fu in possesso di «una tecnica e una genialità di invenzione tali da poter surclassare Armstrong»; e così ricordare come «per motivi indecifrabili» siano caduti nell'oblio personaggi del calibro di Lester Young, circostanza non infrequente nel jazz dove tutto si brucia in fretta per motivi legati all'industria dello spettacolo e del disco. Giusto poi avvalorare il ruolo delle donne: dalle strepitose cantanti alle strumentiste, alcune delle quali, come le pianiste Mary Lou Williams prima e Carla Bloy poi, «hanno anticipato e collaborato a svolte stilistiche di rilievo». Ma se questa musica, tipica espressione di un popolo, è per assioma sempre stata fin dalle lontane origini mezzo di comu¬ nicazione, di aggregazione partecipativa e, assai spesso, di furiosa protesta o quanto meno di nobile affermazione razziale e culturale, ci si poteva aspettare dal nostro storico un maggior approfondimento del rapporto speculare fra jazz e storia della gente nero-americana, in quanto è «musica di estrazione proletaria, che è riuscita ad affrancarsi dal piano popolaresco e folclorico». Fayenz, con un briciolo di civetteria, si annovera fra i «seniores» cultori di jazz (siamo sempre tanti!), com'è comprovato dalla sua lunga militanza, anche se nella nota biografica di copertina è assente la data di uscita. Egli quindi sente la necessità di schermirsi: dichiara di non essere un nostalgico del passato che però glorifica giustamente anche - certo con intenzione - attraverso una anedottica che legittima un certo rimpianto. Ha ragione l'autore quando afferma che ormai il jazz «è musica d'ascolto, musica d'arte» ma ciò non esclude che nacque e si evolse come parte integrante dello spirito e della vita dei neri e fu mezzo ideale per consentire la manifestazione di una prorompente fisicità e spettacolarità, anche attraverso il ballo, deprecato dai puristi parrucconi. Sarebbe stato quindi pertinente anche un accento sugli ambienti in cui questa musica ha conosciuto la sua esplosione. Conclude l'autore scrivendo che in futuro «l'andamento generale sarà "più normale"» e che sta cambiando la nuova «figura» del jazzman perché, aggiungiamo noi, è infatti cambiato il mondo che lo esprime e - in una certa misura - anche quello degli ascoltatori. Giorgio Merighi Franco Fayenz Jazz Domani Einaudi pp. 82.. L. 14.000