WOLFF, PICARO AMERICANO di Masolino D'amico

WOLFF, PICARO AMERICANO WOLFF, PICARO AMERICANO Nelle «Memorie di un impostore» la storia di una difficile infanzia Un Huck Finn dei nostri giorni alla maniera di Kipling IL romanzo di Tobias Wolff Memorie di un impostore (ma il titolo originale era This Boy's Life, La vita di questo ragazzo), uscito appena un anno fa e molto ammirato negli Usa, si presenta come, e probabilmente è, la cronaca veridica della difficile infanzia e prima adolescenza di uno Huck Finn dei nostri giorni, che col brio controllato della sua prosa sembra decisissimo a vuotare il sacco fino in fondo. La storia comincia nel 1955, quando il narratore ha appena compiuto dieci anni, e sua madre se lo porta dietro in macchina dalla Florida fino allo Utah, dove dissennatamente sogna di fare fortuna trovando uranio. Divorziata da un ricco ingegnere aeronautico con manie di grandezza, la donna, che è rimasta senza un soldo, sta cercando di sottrarsi a un convivente violento e nullafacente; questi però la rintraccia senza difficoltà a Salt Lake City e la costringe a un nuovo ménage, durante il quale il piccolo Tobias, che ha abbandonato il proprio pretenzioso nome di battesimo per farsi ora chiamare Jack, frequenta le suore cattoliche ma passa parecchio tempo da solo, intento a giochi rischiosi come quello di sparare dalla finestra con un fucile vero. Più tardi la madre di Jack scappa di nuovo con lui, dirigendosi questa volta verso il Nòrd, fino a Seattle nello Stato di Washington, dove trova un lavoro modesto, mentre Jack si imbranca con i ragazzini della sua età e commette marachelle. Osservata dagli occhi ancora innocenti del bambino, la madre ha qualche sporadica e infelice avventura con uomini, che continua a non sapersi scegliere. Poi, mentre Jack sta scivolando verso il teppismo di strada, mette su casa con due nuove amiche, le quali essendo riuscite a fidanzarsi trova¬ no un partner anche a lei. Entra così nella vita dei due fuggiaschi Dwight, meccanico di professione, basso di statura e nevrotico. Siamo a pagina 70; da questo punto fino a poco prima della fine il libro diventa un doloroso - per quanto intriso di ironia - atto di accusa contro costui, che è stupido, tirannico, egoista, avaro, volgare, ingiusto e cattivo, specialmente contro il piccolo Jack. Se il dotato Tobias Wolff diventerà un nuovo Kipling, questo libro sarà insomma il suo Baa, Baa, Black Sheep. Dwight convince in qualche modo la donna ad andare ad abitare con lui a Chinook, villaggetto a tre ore da Seattle, dove egli vive con i tre figli di un precedente matrimonio. Costoro non sono duri col nuovo arrivato, ma neanche, lo aiutano molto; intanto Jack osserva dal basso della sua età la magra, sofferente Pearl, l'indifferente Skipper, la soffice Norma, di cui si innamora immediatamente ma con la quale non comunicherà mai. La sua diventa una vita di assurde tribolazioni, a cominciare dal viaggio quotidiano di quaranta miglia per frequentare la pessima scuola del paese meno lontano. Durante il tempo libero Dwight lo co¬ stringe sadicamente a lavori faticosi, come sbucciare castagne che poi andranno a male, o recapitare giornali in cambio di un salario che non gli dà il permesso di toccare. Con la stessa crudele prepotenza Dwight toglie al ragazzino le poche cose che possono far comodo a lui, per esempio barattando senza dirglielo il suo amato fucile con un pessimo cane da caccia. Malgrado faccia una certa carriera nei boy-scouts, Jack va male a scuola e anche nei rapporti umani, e sembra avviato a diventare un delinquente. Per fortuna lo salva, verso la fine, una lettera scritta per disperazione al fratellastro Geoffrey che non vede da tanti anni e che è studente a Princeton. Questi gli consiglia di chiedere una borsa di studio per una scuola per privilegiati. Jack ha cattivi voti a scuola, ma esibisce molto talento nel falsificare pagelle e lettere di insegnanti, e incredibilmente ottiene la borsa e la sospirata emancipazione. Prima di partire per sempre si vendica come può di Dwight, nel frattempo abbandonato anche da sua madre; d'altro canto, come ci dice in una sintetica conclu sione, neanche la scuola sarà dopotutto un toccasana, e che da lì dopo anni inconcludenti passerà non all'università ma all'esercito... ma di questo leg¬ geremo forse in un nuovo libro. Nel quale sarà interessante vedere se l'autore riuscirà a mantenere le sue qualità di osservatore abbastanza obbiettivo di quella piccola, lontanissima, assurda America di provincia che tanta letteratura e anche tanto cinema hanno esplorato senza apparentemente neanche cominciare a esaurire l'argomento. La cittadina di Concrete, tutta di calcestruzzo; le strane comunità in cui Jack non ancora ridiventato Tobias incontra le sue avventure picaresche, con rigidi puritani che vivono a fianco a fianco con viziosi e teppisti (anche se i luoghi sono così remoti, da non conoscere ancora la droga); il respiro, ogni tanto, della natura mal domata, con i lunghi spostamenti, l'ossessione della caccia agli animali selvatici, il faidatè degli indigeni. Strani e in qualche modo curiosamente avvincenti I^hrja hren, insomma, almeno per noi europei; e certamente una voce che sa renderne l'agro sapore. Masolino d'Amico Tobias Wolff Memorie di un impostore Mondadori pp 287. L 28 000

Persone citate: Black Sheep, Huck Finn, Kipling, Skipper, Tobias Wolff, Wolff

Luoghi citati: America, Florida, Salt Lake City, Seattle, Usa, Utah, Washington