Falk: «Primadonna si nasce... e si muore»

Folk: «Primadonna si nasce... e si muore» Intervista con l'attrice che porta in tournée «Amanda Amaranda», commedia inusuale al suo registro Folk: «Primadonna si nasce... e si muore» «Condizionata dalfisico, ho sempre dovuto fare le regine» E' la dimostrazione vivente di come si può essere belli, ricchi, famosi e vivere a lungo felici e senza complessi. La smagliante smentita a tutte le consolazioni tradizionali dei diseredati: e cioè che la vita facile rammollisce e toglie la grinta, mentre gli stenti e la miseria aguzzano l'ingegno. Rossella Falk ha sempre avuto tutto: infanzia meravigliosa, salute di ferro, ammirazione, successo. E continua, a parte l'infanzia, ad avere tutto: della grinta, quindi, non ha mai saputo che farsene. «Sono stata molto fortunata», dice con semplicità, «ma tutta questa fortuna mi ha lasciato indifferente, nel senso che non ne ho mai approfittato. E' come se le cose belle della vita fossero passate attraverso di me senza guastarmi». Oddio, neanch' un po'? «No, mi creda, neanche un po'». Evviva: la signora oltre a non aver avuto bisogno della grinta, non ha conosciuto neanche quei torbidi sentimenti che divorano noi, comuni mortali: l'invidia, la frustrazione, l'ambizione sfrenata. Forse proprio per questo, perché si è potuto mantenere fuori della mischia, guardando con distacco dall'alto del suo metro e 76 quelli che sgomitavano per farsi largo, Rossella Falk è rimasta intatta e smaltata, quasi gli anni non l'avessero neppure sfiorata. E così, smaltata e intatta, si ripropone ai suoi ammiratori in Amanda Amaranda, di Peter Shaffer, in scena al teatro Alfieri di Torino da mercoledì 2 maggio. «Una commedia che mi ha permesso, finalmente, di ottenere dal pubblico quelle emozioni che si possono suscitare solo con le piccole cose: le tenerezze, le fragilità, gli infantilismi, tutti sentimenti che non mi ero mai potuta concedere. Condizionata da questo mio fisico importante, a vent'anni interpretavo già la signora, la gran dama vissuta e piena di problemi: non sono mai stata una qualsiasi piccola ragazza che piange, sulla scena. E adesso, che non sono più giovanissima, ho potuto finalmente tirar fuori certi ricordi d'infanzia, certe freschezze adolescenziali che avevo sempre dovuto tenere per me». Questa Amanda, in qualche modo le assomiglia? «Forse, non lo so: è un'affascinante mitomane che fa la guida turistica e trascina i clienti con l'incanto delle sue parole, come un Pifferaio Magico. Una capace di abbellire con la fantasia quello che i fatti han lasciato vuoto. Adoro la sua assoluta imperturbabilità di fronte all'evidenza, il fatto di non batter mai ciglio e di trionfare sulla banalità che la circonda». Lei, d'altronde, ha sempre interpretato ruoli di donna bella e vincente: per scelta? «Quando una è alta un metro e 76 ed ha in sorte un fisico come il mio, ha ben poco da scegliere: certo, non è credibile come perdente. Così, per anni, sono stata soffocata dalla cappa di donna problematica e pirandelliana che mi portavo appresso, per anni annoiata a morte dalla sequela di regine che mi era toccato interpretare. E alla fine ho deciso di buttare tiara e manto alle ortiche e mettermi i jeans, insomma voltare pagina e...». ... passare al teatro leggero. Che oggi d'altronde raccoglie molti proseliti: persino Patroni Griffi. «Io non credo esistano tipi diversi di teatro: teatro è tutto purché fatto seriamente, col massimo rispetto del pubblico. Solo da noi esiste questa sorta di distinzioni: negli altri paesi è normale che Cecov venga mescolato a Shaffer e così via. D'altronde, questo tipo di teatro mi è congeniale, me lo sento bene addosso. Per cui ho già deciso che l'anno prossimo porterò sulla scena un Noel Coward inedito, Vortex, di cui ho appena comprato i diritti. Una commedia straordinaria che sotto l'aspetto volutamente frivolo affronta già nel '24 un argomento scottante come la droga. E in cui per la prima volta nella mia carriera interpreterò il personaggio di una donna stupida». Pensa si difficile calarsi nei panni di una donna stupida? «Non glielo so ancora dire. Questa è una donna come tante, tutta presa da sé stessa e dalla sua bellezza che sta sfiorendo: murata in un futile egocentrismo che le fa dimenticare gli affetti di quelli che la circondano. E finisce col distruggere la sua famiglia, perché non ha saputo dar niente». Lei è una che dà molto, Signora? «Se si riferisce all'amore, no; forse perché mi hanno dato sempre moltissimo gli altri. E in questo caso, se vuole, ho qualcosa in comune col personaggio. Ma nella vita di tutti i giorni, sì, credo di aver dato molto: sono sempre stata estremamente generosa con colleghi e amici». Che posto occupa oggi il teatro, nella sua vita? «Quello di sempre: voglio dire, il posto che deve occupare un mestiere, fatto con la maggior serietà possibile. Non è un sacro fuoco, né una missione. Non sono certo come quegli attori che dicono di non poter uscire dai loro personaggi. Dio mio, che orrore. Io sono famosa P"r le mie fughe dal palcoscenico, appena la recita è finita: perché ho sempre preferito vivere che recitare e sono una che ha vissuto molto e molto intensamente. Per cui il giorno in cui trovassi qualcosa che mi affa- scina di più, l'amore, per esempio, non avrei nessuna esitazione ad abbandonare il mio ruolo di primadonna». Che cosa significa, essere primadonna? «Primadonna si nasce: primadonna si muore. E' una maledizione divina, ma sono in pochissimi ad averla». Donata Già neri Rossella Falk. In una scena di «Amanda Amaranda» e con il suo .gatto. «Il teatro per me non è un sacro fuoco né una missione»

Persone citate: Amanda Amaranda, Cecov, Noel Coward, Patroni Griffi, Peter Shaffer, Rossella Falk, Shaffer, Signora

Luoghi citati: Torino