«Ingessati» i fantasmi della storia
«Ingessati» i fantasmi della storia «Ingessati» i fantasmi della storia La scultura celebrativa al Circolo degli ufficiali A tre anni dal successo della rassegna «Pittori e soldati nel Risorgimento italiano», si è inaugurata al Circolo Ufficiali, in corso Vinzaglio 6, la mostra «Il Lauro e il bronzo», la scultura celebrativa in Italia 18001900. Promossa dalla Regione Piemonte e dalla Regione Militare Nord-Ovest, con il contributo dell'Istituto Bancario San Paolo, l'esposizione ripercorre attraverso un centinaio di plastiche composizioni, nella maggior parte bozzetti, gli aspetti di una produzione talora inedita, conservata presso gipsoteche, musei del Risorgimento, Comandi militari, collezioni private. In ogni caso appartengono alle vicende della cultura e della società italiana: «Sono lì nelle piazze — scrive Maurizio Corgnati, ideatore della mostra —, per le strade, nei giardini, intanate nelle nicchie dei vecchi palazzi; quasi sempre in alto, su piedestalli, spesso circondate da pesanti catene; a mezzo busto, a figura intera, inpie- di, sedute, a cavallo...». E' un incontro che attesta una stagione di vitali cadenze espressive identificabili con la realtà quotidiana, con il traffico che scorre intorno alla massa di un monumento, con i colombi che si posano sulle spade sguainate, sulla testa di fieri cavalli. E nelle piazze si ergono opere quali «Cavour e l'Italia», in piazza Carlina, del Dupré e il «contributo del Canova all'edificio della memoria storica attraverso monumenti celebrativi, progettati in Italia e nel mondo, da Napoleone aipontefici, dall'imperatore d'Austria a Nelson...», sottolinea Gian Lorenzo Mellini nel commentare i momenti della scultura italiana dell'800. La successione delle opere racchiude l'esperienza di Odardo Tabacchi, autore del monumento ad Arnaldo da Brescia, ed Ettore Ximenes con il gesso del Duca d'Aosta. Poi Davide Calancra («il più spericolato elevatore di pubblici monu- i ■i menti sabaudi e risorgimentali») con il «gruppo di cinque garibaldini» della gipsoteca di Savigliano, restaurato per l'occasione dalla Regione Piemonte, che rivela un movimento particolare nella definizione della figura. La tomba Alfieri e la «Testa di Icaro» del Canonica, Garibaldi, Cadorna, Diaz e Mazzini ritornano prepotentemente in primo piano. Si approda, quindi, al Monumento ai Caduti, gruppo figurativo, del Bistolfi, al Cavour del Vela e alla serie dei bronzi con il soldato del Marocchetti: l'artefice dell'«Emanuele Filiberto» collocato in piazza San Carlo (1838). Proseguendo nella visita si giunge alla sezione dedicata alle vicende del Novecento che annoverano la personalità di Arturo Martini con il bassorilievo in bronzo del Duca d'Aosta, sicuramente uno dei maggiori scultori contemporanei insieme a Medardo Rosso; di Pietro Cascella con il «Monu- ( mento al Partigiano» e Mastroianni che nell'immediato dopoguerra, rileva Francesco Poli, ha il merito di aver capito l'esigenza «di una nuova monumentatila in scultura, che si opponesse al passato, in nome delle istanze della giovane repubblica nata dalla Resistenza». E in questo ambito si annoverano la figura di Minguzzi e il bassorilievo «Porta San Pietro» di Manzù, il fucilato di Periche Fazzini e le «Vittime di Toirano» di Agenore Fabbri e Murer, Mascherini, Ghermandi, Romanelli e Marami. Un itinerario che comprende, inoltre, gli interventi operati dal Comitato Scientifico composto da Luigi Pestalozza, Cristina Vernizzi, Giulio Bollati e Folco Portinari, che hanno caratterizzato una scelta di indubbio interesse, mentre si ricorda che l'allestimento è dello Studio Bistagnino. La mostra resterà aperta sino all'8 luglio. Angelo Mistrangelo
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