Il Papa chiede «giustizia» a Gerusalemme
Il Papa chiede «giustizia» a Gerusalemme Giovanni Paolo II durante l'Angelus ha espresso «sofferenza» e «profonda preoccupazione» Il Papa chiede «giustizia» a Gerusalemme Luoghi di culto in Terra Santa aperti dopo serrata di 24 ore CITTA' DEL VATICANO. «Sofferenza» e «profonda preoccupazione» perla situazione a Gerusalemme sono state espresse dal Papa che ieri, durante 1' «Angelus», ha invitato! presenti in piazza San Pietro a pregare «perché tutti abbiano a cuore la ricerca di soluzioni ispirate alla giustizia e al rispetto dei diritti». Rivolgendosi ai fedeli che affollavano la grande piazza, subito dopo la messa celebrata per la beatificazione di dodici religiosi, il Papa ha detto: «Desidero, ora, invitarvi ad essere insieme con me spiritualmente vicini ai fratelli di Gerusalemme Est, specialmente ai respon¬ sabili di quelle venerande chiese cristiane. I gravi incidenti avvenuti recentemente nella Città Santa, e che hanno portato alla dolorosa decisione di chiudere temporaneamente i luoghi santi, in particolare la basilica del Santo Sepolcro, sono anche per me motivo di sofferenza e di profonda preoccupazione». «Preghiamo — ha proseguito accoratamente il pontefice nel suo appello — perché tutti abbiano a cuore la ricerca di soluzioni ispirate alla giustizia e al rispetto dei diritti». «Il Signore, per intercessione di Maria Santissima, dia pace a quella città, santa per eccellen¬ za e — ha concluso — cara a tutte e tre le religioni monoteistiche». I «gravi incidenti» a cui si è riferito il Papa nell'«Angelus» sono cominciati quando l'il aprile un gruppo di 150 ebrei hanno occupato gli edifìci del patriarcato greco-ortodosso a Gerusalemme, rifiutandosi fino a sabato pomeriggio di sgomberarli. Per protesta, i tre patriarchi cristiani della città (cattolico, greco-ortodosso e armeno) hanno deciso di chiudere venerdì scorso per ventiquattro ore i luoghi santi della città. I luoghi di culto in Terra Santa sono poi stati riaperti sabato sera. L'iniziativa cui hanno aderito nove confessioni, era stata lanciata dai greco ortodossi che, per la prima volta in 800 anni, avevano deciso di chiudere la chiesa del Santo Sepolcro. Le massime autorità religiose hanno comunque in programma altre azioni di protesta nel caso gli ebrei non sgomberino l'ospizio entro domani, termine fissato dalla Corte suprema israeliana. «Se la situazione si manterrà critica — ha dichiarato il vescovo cattolico Lufti Laham —, dovremo chiudere di nuovo le chiese, continuare a pregare e rivolgere appelli alla comunità internazionale affinché prema su Israele». Ieri la comunità cristiana di Gerusa¬ lemme era stata chiamata a pregare per la città. Ieriùi piazza San Pietro, ad ascoltare le parole di Giovanni Paolo Secondo, c'era anche una folta delegazione araba venuta — hanno spiegato alcuni suoi esponenti — a ricordare il problema mediorientale. Sotto uno striscione con la scritta «Iraq Palestina: pace per il Medioriente» c'erano — tra gli altri — il rappresentante dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina in Italia, Nemer Hammad, esponenti della Lega Araba e gli ambasciatori dell' Iraq, del Libano, dell'Algeria, dello Yemen del Sud e degli Emirati Arabi. Giovanni Paolo II durante l'Angelus
Persone citate: Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Laham, Nemer Hammad
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