Le astuzie della nuova Violetta

Le astuzie della nuova Violetta Onesta esecuzione di «Traviata» alla Scala, con la stupenda direzione di Muti Le astuzie della nuova Violetta Tiziana Fabbricini, semisconosciuta di talento MILANO [DAL NOSTRO INVIATO Si può immaginare qualcosa di più aberrante del lasciare un teatro italiano privo per 26 anni della «Traviata»? La storia è nota: per 26 anni alla Scala la «Traviata» e esistita solo al negativo, come il ricordo inferocito di un evento irripetibile. Che una fazione dissennata di cultori dell'evento di eccezione abbia potuto per tanti anni condizionare le scelte di un teatro come la Scala ha dell'incredibile ma le cose sono andate proprio così, a dire il vero, con la complicità di tutti: pubblico, direttori artistici, gazzettieri, mitomani nostalgici. Bisognerebbe allora decidersi una buona volta: evento o onesta routine? Personalmente non sono affatto sicuro che la «Traviata» andata in scena sabato sera alla Scala con la stupenda direzione d'orchestra di Muti, rappresenti una consapevole inversione di tendenza. E' le¬ cito dubitarne quando si constata il clima febbrile che circonda l'apparizione della nuova, semisconosciula protagonista Tiziana Fabbricini intorno alla quale i media cercano ancora una volta di costruire l'evento arrivando a dichiarare un po' incautamente che «è nata una stella». I inedia non possono far altro che creare eventi? Se le cose stanno proprio cosi aveva ragione lo Swann di Proust quando osservava che dato l'interesse febbrile con cui il pubblico legge ciò che sta scritto sulla prima pagina dei giornali, tanto varrebbe stamparvi i «Pensieri» di Pascal. Torniamo dunque alla Scala, non per assistere alla nascita di un evento che ne esorcizza un altro ma semplicemente per assistere alla rappresentazione della «Traviata». Muti, che Dio ci conservi a lungo il suo entusiasmo e la sua fede, ha puntato su interpreti giovani, quasi sconosciuti, e li ha istruiti con un fervore ed un'assiduità da esercizi spirituali Che rosa ne ; ha avuto in cambio7 Un'onesta esecuzione the è servila a tenere a bada i fantasmi dei passato e a suggerire che le stagioni della musica hanno anch'esse i loro raccolti, a vol> ; te magri, a volte invece gene rosi. E allora parliamo di Tiziana Fabbricini, la Violetta che questa stagione ci ha manda* ! to La voce non è di quelle che j incantano appena le senti ma la tecnica con cui la usa è pie na di mirabili astuzie. C'è qua 1 e là qualche strano difetto di dizione che si riverberu anche sulla musica opacizzandone il suono, ma si tratta di difetti ' che potranno essere corretti | con uno studio intelligènte ed I un affinamento della sensibilità. Passata indenne tra le scogliere del primo atto la Fabbricini ha avuto, a mio avviso, i suoi momenti migliori nel secondo, durante il grande duetto con Germont padre. Qui nelle sue mezze voci palpitava una meravigliosa tristezza che nasceva dal profondo del l'anima. Si h trattato di un grande momento Marno liei» (li prenderne atto. Ed e con altrettanta soddi sfazione che prendiamo atto della bollii prestazione del tenore Roberto Alagna, giovane virgulto anche lui in quel gtar dino dell'arte canora nostrana che troppo spesso si sente definire appassito. Il timbro veramente hello della voce e la personalità scenica e musicale paiono decisamente protesi verso una carriera importante Ineccepibile unto ciò che stava all'intorno, come l'ottimo Germont di Paolo Coni e l'elegante schiera dei ruoli comprimari, ed ancor più l'allestimento curalo da Liliana Cavani che ci ha dato nelle scene e nei costumi una «Traviata» elegantissima, squisitamente fedele all'originale ambientazione parigina, degno proseguimento sul piano visivo dell'ispirata dirczion» musicale di Muti. Enzo Restagno Tiziana Fabbricini. Attorno a lei un'attesa vivissima, che non è andata delusa

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