«Meno volantini, più telefonate»

«Meno volantini, più telefonate» «Meno volantini, più telefonate» Ipubblicitari: ecco i segreti dei comizi anni '90 da noi», assicura Kodriguez. Il gi^ippo è al lavoro dal febbraio 89 e ha già funzionato per le europee. «Personalizziamo al massimo - conclude il consulente politi :o -. Puntiamo sull'identificazione tra città e candidato». C'è infine una quarta novità: qualche partito ha cominciato a muoversi per tempo, non ha aspettato l'ultimo momento per dire qualcosa. «E' difficile far capire che è meglio spendere 10 milioni all'anno per cinque anni che 50 milioni in tre settimane, subito prima delle elezioni, quando la gente è più sospettosa*, ricorda Muzi Falconi. «Si crede che concentrare l'azione negli ultimi giorni significhi farsi ricordare di più dagli elettori. E' un errore: i messaggi, nella confusione finale, si annullano a vicenda». Sono scattati per primi i repubblicani. Addirittura a novembre. «In effetti la nostra campagna sulla stampa è stata la prima al di fuori di un confronto elettorale - dicono all'agenzia Saatchi & Saatchi -. In base a un sondaggio Eurisko sull'immagine del pri, abbiamo varalo una strategia che anticipa e prolunga la comunicazione politica oltre le circostanze elettorali E' un sistema molto usato air estero. Gli italiani non sonc più ingenui». Anche ìa de è partita presto. I suoi manifesti, di sei metri per tre, sono apparsi in febbraio: quelli con le bandiere sventolanti contro il cielo, le bandiere di Solidarnosc. e dell'Est europeo con il buco in mezzo, senza più la falce e martello. Lo slogan è: «Solidarietà cambia il mondo». «Per la prima volta abbiamo realizza to una campagna modulare aggiunge Mario Belli, della Brandani & Guastalla, l'agenzia che ha curato la comunicazione per la de - La campagna è stata cioè suddivisa in tre fasi e contempla la possibilità di aggiungere messaggi locali su uno sfondo nazionale». Gli altri partiti hanno rispettato il tradizionale affollamento a ridosso delie elezioni. Come il psi, con il suo spot inventato dall'agenzia Testa: quello stelo che cresce e cresce in una sorta di thrilling visivo, fino al fiore di garofano. Nelle agenzie coinvolte dai partiti per queste elezioni si lamenta il ritardo, la fretta con cui hanno dovuto lavorare. «In un mese abbiamo fatto tutto», esclama ad esempio Giovanni Gorla, della Gi-en-ciel, l'agenzia che ha realizzato la campagna del pei. Si sostiene che nei partiti non c'è ancora una vera cultura della comunicazione. Una campagna dovrebbe essere programmata molto tempo prima. Ma si riconosce anche che in politica gli argomenti e i toni possono cambiare da un momento all'altro. Per cui bisognerebbe incrociare due tipi di azione: una di lungo periodo, sull'identità più o meno costante del partito; e un'altra immediata, sui motivi delia competizione elettorale. Una competizione peraltro apparsa finora molto tranquilla. Spot e manifesti dei vari partiti usano toni morbidi, non urlati, in sintonia sia con la «nouvelle vague» della nostra pubblicità sia con la situazione di attesa, di sostanziale fluidità nell'attuale momento politico. Quanto ai costi, i dati dispo- nibili finora indicano una tendenza a spendere poco: meno che per le amministrative dell'85 (26 miliardi) e meno che per le europee dell'anno scorso (quasi 67 miliardi). «Non credo però a una riduzione globale delle spese avverte Fabio Guerra, della Nielsen, la società che rileva tutti gli investimenti pubblicitari -. Partiti e candidati o investono di meno sui mezzi classici della pubblicità e di più in altre forme di comunicazione (come fa il pli), o diluiscono le spese (come fa il pri), o più probabilmente concentrano i messaggi negli ultimissimi giorni». Fra i pubblicitari, una convinzione: i partiti ci guadagnano, nel recente incontro con le moderne tecniche di comunicazione. Non solo perché informano meglio gli elettori, ma soprattutto perché avviano con loro rapporti meno occasionali e assumono essi stessi, partiti e candidati, alcune caratteristiche positive: chiarezza, precisione e capacità di sintesi. Claudio Aitarocca

Persone citate: Brandani, Fabio Guerra, Giovanni Gorla, Mario Belli, Muzi Falconi