Craxi: Gava resti pure al suo posto

Il segretario del psi risponde a La Malfa e Occhetto che ne avevano chiesto le dimissioni Il segretario del psi risponde a La Malfa e Occhetto che ne avevano chiesto le dimissioni Craxi: Gava resti pure al suo posto A Napoli anche un duro intervento in difesa di Vassalli «Sono i giudici a voler condizionare il Guardasigilli» NAPOLI. Altro che congiura politica contro i giudici: sono stati i magistrati napoletani che hanno tentato di condizionare il ministro Vassalli. Bettino Craxi, alla presenza dello stato maggiore del psi partenopeo, reagisce a muso duro alla levata di scudi dei sostituti procuratori della Repubblica che, in un'assemblea nel vecchio Palazzo di Giustizia, avevano usato parole di fuoco contro il guardasigilli, accusandolo di «inaudite ingerenze» nel caso Masciari. Il segretario socialista se la prende con quei giudici che «usano ritualità e poteri in modo improprio», e assolve con formula piena il ministro Vassalli, che «aveva il diritto e il dovere di svolgere un'indagine conoscitiva» sulla fuga di notizie riguardanti l'inchiesta sui presunti rapporti tra la camorra e l'assessore napoletano del psi. Sé spara a zero contro i magistrati, Craxi appare molto più cauto nella polemica sull'operato del ministro dell'Interno. Il segretario del pei Occhetto vuole il «licenziamento» di Gava? Il repubblicano La Malfa dice che il ministro dovrebbe essere sostituito? Bene: Craxi, contraddicendo anche il vicesegretario del suo stesso partito, Giulio Di Donato, preme il piede sul freno. «E' vero: la situazione sul fronte dell'ordine pubblico è gravissima, ci troviamo davanti a una allucinai!- pavido di Chamberlain e Daladier, visto che non di una potenza viva ha paura, bensì di una potenza cadaverica. Ma oggi non è ieri, oggi la Francia si è «mondializzata», si è dissolta nel liquido dell'interdipendenza, e se c'è qualcosa che la mette in allarme è la minaccia islamica che viene dal Sud, minaccia che anche Gorbaciov provvidenzialmente combatte. E' il motivo per cui la Francia accetta di essere a rimorchio della Germania, di dipendere da un dipendente. E' come se avesse perso la propria consistenza, il giorno in cui ha sacrificato la politica sull'altare del commercio, e in questo si è germanizzata. E' come se avesse perso un pezzo della propria storia, e non è casuale che nel bicentenario della rivoluzione tutto sia stato commemorato - i diritti dell'uomo, la libertà, l'eguaglianza - ma non la fraternità. Nei giardini delle Tuileries, Mitterrand ha fatto innalzare nell'89 due sole torri - una rappresentante la libertà, una l'eguaglianza ma guarda caso ha dimenticato la torre della fraternità. La fraternità che corregge la libertà di tutto fare, e di sopraffare in nome dell'eguaglianza. La fraternità inutilmente invocata dalla Lituania. Intanto il treno europeo va, non si sa bene dove. In America ogni senso di missione è spento, e in Europa si è aperto un vuoto. Parigi si è immalinconita, e senza la Germania ha l'impressione di esser caduta fuori dalla storia, di non rappresentare più nessuno, di esser divenuta dispensabile. Mai come oggi la Francia ha avuto tanto bisogno dei tedeschi, esistenzialmente. Mentre per i tedeschi è diverso: mai hanno avuto tanto bisogno dei sovietici, esistenzialmente. Assieme, le due nazioni guidano il convoglio europeo, oggi come ieri. Ma un terzo pilota si è aggiunto, che studia con loro itinerari, e impartisce ordini. La propria debolezza sa trasformarla in forza, la forza delle democrazie sa trasformarla in cieco tremore. Gorbaciov è riuscito a farsi una reputazione di astuto, di originale: reputazione che solo nelle repubbliche sovietiche è contestata. Quasi si sarebbe tentati di chiamarlo Nessuno, alla maniera di Polifemo accecato, e beffato. L'incontro di ieri ha cancellato l'ipotesi di scorporare il settimanale te catena di delitti. Quanto sta accadendo ci obbliga a chiedere cosa si possa fare perché lo Stato rafforzi la sua azione contro la criminalità. Le critiche e le preoccupazioni sono comprensibili, ma tra queste e la richiesta di dimissioni del ministro ce ne corre. Un'istanza del genere, comunque, dovrebbe essere avanzata nell'unica sede opportuna: il Parlamento. Altrimenti c'è il rischio di abbaiare alla luna. Chi vuole porre questo problema, lo faccia nel modo giusto. Il psi, comunque, non l'ha posto». Ma torniamo al caso Masciari. Nella sala al primo piano dell'albergo sul lungomare, tra gli altri, c'è anche l'assessore sospettato di avere avuto rapporti con esponenti della malavita. E' seduto nell'ultima fila, e ascolta con attenzione il «j'accuse» del segretario del suo partito. «Credo che sia in atto una campagna intimidatoria contro un ministro della Repubblica - comincia Craxi - che ha sempre agito e agisce nell'ambito dei poteri conferitigli dalla legge. La convocazione dei magistrati titolari dell'inchiesta aveva un carattere esclusivamente conoscitivo. Vassalli voleva sapere cosa sta accadendo a Napoli: aveva il diritto e il dovere di chiederlo». Parlando dei magistrati napoletani in rivolta, Craxi non rinuncia alla polemica: «Il ministro è oggetto di intimidazioni da parte di giudici che usano ritualità, poteri e iniziative in modo improprio». L'ultima frase è un elogio al suo compagno di partito: «Non posso pensare in alcun modo che Vassalli sia uscito dalla via maestra sulla quale lo hanno indirizzato il suo senso del dovere e la sua coscienza». E i giudici, come reagiscono? La replica è di Raffaele Bertone, presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati. «Craxi non rende un buon servizio a Vassalli: il ministro non è un uomo che possa subire condizionamenti. Craxi ci fornisce inoltre una nuova interpretazione della favola del lupo e l'agnello: pretende che il secondo mangi il primo. Francamente è poco credibile». Bertone è convinto che i fatti si commentino da soli. «La smentita della convocazione dei magistrati che indagavano sul caso Masciari, e il comunicato con il quale si dichiara chiusa l'indagine ministeriale, mi ricordano un'altra storiella: quella del bambino che ruba la marmellata, viene scoperto ma si ostina a negare tutto». Ma Craxi dice che l'inchiesta era solo conoscitiva. «Il segretario del psi evidentemente non è un giurista. Non sa che il ministro non ha alcuna competenza per indagare su un reato penale. Può al massimo avviare un procedimento penale dopo che i fatti siano stati accertati». Fulvio Milone Gava: i giornali parlano di tempesta ma per me il tempo è bellissimo Comunque non è lui il mio datore di lavoro. Comunque, il giorno in cui servisse, non avrei problemi a dimettermi. Il suo partito, per bocca di Forlani e Andreotti ha fatto quadrato intorno a lei... Non c è bisogno di fare quadrato. Non sono sotto accusa. Le leggi per combattere la criminalità mafiosa, in primo luogo i poteri straordinari all'alto commissario, sono state approvate da una maggioranza molto più ampia di quella governativa e comprendeva il pei. Sedici attentati e nove uomini politici locali morti ammazzati, non sono una emergenza? Certo. Il radicamento di mafia e camorra è profondo. Non potremo batterle in tempi brevi. I partiti che oggi fanno polemiche strumentali sulla collusione politica-criminalità, tirino fuori i nomi dei sospetti, ci diano le liste. Che ne pensa del caso Vassalli? Ha la mia piena solidarietà. Se ho inteso bene si è attivato per indagare su una colpevole fuga di notizie. I comunisti chiedono la riapertura del caso Cirillo. Stanno facendo brutta figura da 10 anni, continueranno a farla. Previsioni per il 6 maggio? Il mio obiettivo è battere u pei, anzi la Cosa, che non si sa ancora se nascerà maschio o femmina», ip. cor.)