Un'ex chiesa ai neri senzatetto di Milano

Un'ex chiesa ai neri senzatetto di Milano A cinque giorni dall'incendio una soluzione: ma un centinaio di immigrati resterà a spasso Un'ex chiesa ai neri senzatetto di Milano E l'assessore accusa: «Nessun aiuto da prefettura e Regione» MILANO. «Dal prefetto neppure una parola. Da tutte le altre istituzioni nemmeno un gesto. Mi hanno lasciato sola con il sindaco che, a onor del vero, si sta dando da fare. Questa è un'emergenza che nessuno vuole risolvere. Hanno tutti paura della scadenza elettorale. Io, di quattro voti in più o in meno, me ne frego». Ornella Piloni, assessore pei ai servizi sociali, parla duro. Per gli oltre trecento immigrati scampati al fuoco di via Trentacoste, ha trovato 200 posti, «non uno di più». Nei prossimi giorni, 100 immigrati potrebbero andare in una ex chiesa della zona Forlanini-Mecenate, lo stesso quartiere sceso in piazza a gennaio contro la tendopoli che la protezione civile voleva installare in piena «emergenza freddo». Teme proteste? «Che si provino a protestare! Ma insomma, un aiuto dobbiamo darglierlo sì o no? t: i. Questa non è una tendopoli che "rovina il quartiere", è una chiesa che nessuno utilizza». Altri 100 extracomunitari dovrebbero essere sistemati in albergo o in roulottes. E i rimanenti? Ornella Piloni allarga le braccia : «Stiamo diventando matti, ma non smetteremo di cercare. Per ora non c'è posto. O meglio: il Comune non ha più posti. La prefettura ha disponibilità di ex caserme, la Regione e lo Stato quella di palazzi abbandonati: che si facciano avanti loro». Aggiunge: «La protezione civile, potrebbe risolvere la questione in poche ore, ma non abbiamo avuto il piacere di sentirla». Dal giorno dell'incendio, 23 aprile, a oggi, i 332 immigrati ricoverati nel cinema parrocchiale di Lambrate sono diventati 440. La Curia milanese dice che non possono più rimanere per «ragioni igieniche, sanitarie, di ordine pubblico». Mentre i responsabili della comunità chiedono «un tetto per tutti» e non vogliono accettare sistemazioni parziali: «Con quale criterio si darà ricovero a uno di noi, mentre a un altro gli si dirà di tornare in strada o alla stazione?» Risponde l'assessore: «La Curia ha ragione e gii immigrati torto. Non possiamo trovare una soluzione per tutti. Sistemiamone duecento e avremo risolto più della metà del problema. Ma attenzione: ospiteremo solo quelli di via Trentacoste in regola con il permesso o almeno con la richiesta di sanatoria». Ora gli immigrati, dopo la lunga assemblea di ieri sera, sembrano orientati ad accettare l'offerta del Comune. Da quattro giorni i funzionari dell'assessorato perlustrano Milano a caccia di luoghi plausibili di ricovero. Non c'è troppa improvvisazione? Non era ampiamente prevedibile che V prima o poi un incidente, nelle fatiscenti case occupate, avrebbe determinato una emergenza? «Per la miseria - dice Piloni battendo i pugni sul tavolo -, siamo la sola città italiana ad avere attrezzato dei centri di accoglienza. Ce ne sono tre funzionanti, ne stiamo preparando altri, compreso un residence. Abbiamo trovato l'alloggio a 600 famiglie. Tutto senza neppure una lira dello Stato. Cosa avremmo dovuto fare di più? Gli immigrati senza casa sono migliaia e il problema non si risolve con i centri accoglienza». Dice che questi ricoveri devono essere solo un passaggio provvisorio dove l'immigrato viene assistito e magari indirizzato a un lavoro. «Ma è la città che dovrà assorbirli. Milano deve sapere che il suo futuro è quello di diventare una metropoli multirazziale», , Pino Corrias

Persone citate: Ornella Piloni, Piloni, Pino Corrias

Luoghi citati: Milano