Presi i killer di Ponticelli

Presi i killer di Ponticelli Napoli, il boss Aprea sorpreso in un bunker con tre complici Presi i killer di Ponticelli Ricercati da novembre, quando la camorra uccise sei persone in un bar Giovedì erano finiti in trappola anche i due fratelli del capoclan NAPOLI. Giovanni Aprea, 23 anni, capo del clan camorristico ritenuto responsabile della strage di Ponticelli dell' 11 novembre scorso (sei morti e due feriti), è stato arrestato l'altra notte a Napoli da agenti della squadra mobile. Aprea era da tempo latitante perché imputato di associazione a delinquere di stampo camorristico e altri reati. Il boss era nascosto in un appartamento blindato, un autentico bunker, insieme con tre complici al vico Mastelloni a Barra. La polizia ha circondato 1' edificio. E' stato proprio Aprea ad aprire la porta: era con altri tre ricercati, si era appena svegliato. I quattro non hanno potuto opporre resistenza. Aprea era in possesso di una mitraglietta e di due fucili a canne mozze con numerose cartucce. Con lui sono finiti in trappola Ciro Velotti di trentadue anni e Salvatore Donadeo di vent'anni, detto «Tore Rambo» e Vincenzo Acanfora che avrebbero fatto parte del gruppo di fuoco che l'I 1 novembre scorso compì la strage di Ponticelli. Acanfora era da tempo nel mirino della squadra omicidi perché ritenuto responsabile della uccisione di un piccolo imprenditore, Luigi Cantone, avvenuta di recente nella stessa zona. A quest'ultimo agguato, secondo la squadra mobile, avrebbero partecipato anche due fratelli di Aprea, Ciro e Gennaro, di 19 e 25 anni, fermati giovedì mattina dalla squadra omicidi insieme con Gaetano Cervone di 24 anni e Enrico Veneruso di 29, considerati i delegati del clan camorristico per lo spaccio di stupefacenti nella zona di Barra e Ponticelli. Per tutti e otto i pregiudicati arrestati l'accusa è di associazione per delinquere di stampo camorristico e traffico di stupefacenti. Particolarmente movimentato, secondo quanto ha riferito in una conferenza stampa il capo della squadra mobile di Napoli, Alessandro Federico, e stato l'arresto del boss Aprea. Ven¬ ti uomini della squadra antiracket hanno dapprima circondato in silenzio l'edificio dove i quattro camorristi si erano rifugiati. Quindi gli agenti si sono portati davanti alla porta blindata che immette nell'appartamento, dal quale peraltro non proveniva alcun rumore. C'è stata più di un'ora di tensione nell'ipotesi che i pregiudicati potessero ingaggiare una sparatoria, dopo essersi resi conto che per loro non c'era più via di fuga. Quando ha sentito che la polizia stava contattando i vigili del fuoco per abbattere la porta, Giovanni Aprea ha aperto e si è fatto ammanettare senza opporre resistenza insieme con i tre complici, i quali, oltre alle altre accuse, dovranno rispondere anche del reato di possesso di arma da fuoco. Infatti in uno scantinato della palazzina gli agenti hanno sequestrato un piccolo arsenale: due fucili a canne mozze, una mitraglietta e numerosi proiettili. [Ansai

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