«Non siamo più un Paese cristiano» di Paolo Patrono

«Non siamo più un Paese cristiano» GRAN BRETAGNA Sotto accusa aborto ed esperimenti sugli embrioni, ma gli anglicani si dissociano «Non siamo più un Paese cristiano» II cardinale Hume condanna la politica inglese LONDRA dal nostro corrispondente «Adesso l'Inghilterra non può più definirsi una società sinceramente cristiana»: pesante come una mazzata è scoccata la condanna del primate della Chiesa cattolica britannica, cardinale Hume, contro la decisione assunta questa settimana dal Parlamento, dopo un aspro dibattito, di legalizzare gli esperimenti sugli embrioni umani e di emendare la legge sull'aborto, ora permesso nelle prime ventiquattro settimane. La durezza delle critiche, riecheggiate vistosamente sulle prime pagine del «Times» e del «Daily Telegraph», è destinata a suscitare polemiche reazioni, tanto più che il portavoce della Chiesa anglicana ha già respinto la condanna lanciata da Hume ricordando che la gerarchia protestante ha condiviso la validità dei test sugli embrioni. Finora la polemica antiabortista e la parallela campagna contro la legalizzazione degli esperimenti sugli embrioni era stata condotta dai movimenti laici di «difesa della vita» e da numerosi parlamentari cattolici. Adesso, invece, a votazione conclusa, è scesa in campo anche la Chiesa cattolica con un virulento attacco destinato a riaprire un fronte di dissidio con gli anglicani, dopo l'apertura e la coraggiosa difesa del «dialogo» con il Vaticano, portato avanti dal primate della Chiesa d'Inghilterra, arcivescovo Buncie. Dopo avere espresso «sgomento» per le decisioni dei Comuni, il cardinale Hume ha chiesto al governo Thatcher di chiarire con degli emendamenti l'effettiva portata della nuova legge che autorizza l'aborto entro 24 settimane (contro le precedenti 28) lasciando però aperta la possibilità di inter¬ venti «terapeutici» senza alcun limite temporale. Il primate cattolico teme infatti che le due possibilità offerte dalla nuova legge per salvaguardare la salute fisica e mentale della donna e prevenire la nascita di bimbi handicappati faccia aumentare in realtà e non diminuire il numero degli aborti. Il cardinale Hume ha sostenuto perciò che la decisione del Parlamento dimostra come gli inglesi «abbiano perso la tradizionale visione cristiana della santità della vita». Poi, con un virulento attacco alla classe politica, il rappresentante della Chiesa cattolica ha aggiunto che «la votazione ha messo in luce la mancanza di basi morali nell'elaborazione delle scelte politiche nel settore più importante:-quello della vita e della morte di un essere umano». E' perciò urgente, ha concluso Hume, che «la società riscopra il rispetto e la dignità della vita di tutti gli esseri umani, giovani o vecchi, sani o handicappati. Perché senza questo rispetto, la società diventa vittima degli interessi dei più forti, mentre i più deboli sono privati di ogni sicurezza». I deputati cattolici, che hanno guidato la lobby antiabortista e antitest sugli embrioni, in Parlamento, hanno ripreso le violente critiche del rappresentante della Chiesa vaticana per mettere in rilievo la mancanza di «chiare direttive da parte delle altre Chiese». Ma questo attacco è stato respinto dal portavoce per gli affari sociali della Chiesa anglicana, il vescovo Jates, il quale ha negato che «la legislazione sull'aborto possa essere considerata la cartina al tornasole per valutare se una società è davvero cristiana». Paolo Patrono

Persone citate: Thatcher

Luoghi citati: Gran Bretagna, Inghilterra, Londra