La febbre del conto all'estero

La febbre del conto all'estero La febbre del conto all'estero Nuovi prodotti allo sportello per il risparmio TORINO. Le banche prendono tempo. «Aprono i cancelli - si sente ripetere nelle direzioni centrali degli istituti di credito -, ma la gente se ne accorgerà solo tra qualche mese, se non tra un anno». L'imprimatur dei ministri del Tesoro e del Commercio estero alla liberalizzazione dei movimenti di capitale a breve termine sarà, nella sostanza, un punto di partenza, non un punto di arrivo. La tranquillità, reale od ostentata, della gran parte dei banchieri non corrisponde però all'eccitazione che traspare dalle parole dei funzionari del Monte dei Paschi. Martedì scorso è stato convocato un summit per verificare il grado di preparazione della banca ad affrontare le richieste della clientela. «Giungono già richieste di chiarimenti e di disponibilità ad effettuare operazioni in valuta dalle nostre filiali», dicono all'ufficio sviluppo. «E noi siamo pronti ad operare a 360 gradi», precisano: tutto quello che oggi viene fatto in lire si potrà effettuare in valuta straniera, a partire dai piccoli prestiti allo sconto di pagherò, dalle concessioni agrarie d'esercizio ai fidi. Al San Paolo di Torino non nascondono la difficoltà a spiegare le loro strategie per la non completa chiarezza degli aspetti fiscali. L'apertura di depositi in valuta all'estero dovrebbe però orientarsi su conti a termine, almeno 3 o 6 mesi. «Del resto - precisano -, il privato che decide di usufruire di questo servizio non lo fa certamente per addebitarvi il conto del ristorante o por pagare il telefono». All'istituto torinese ritengono che, in un periodo di lira forte, saranno ben pochi coloro che chiederanno di accendere all'estero conti in valuta. La stabilità della nostra moneta potrebbe essere sfruttata diversamente: ad esempio efin depo¬ siti oltreconfine in lire italiane. «Si evita il rischio del cambio precisano - e si possono lucrare maggiori interessi, non assoggettati alla ritenuta del 30%». E i vantaggi non finiscono qui: in Italia le banche devono tenere conto della riserva minima obbligatoria che, remunerata al 5%, si trasforma in un costo; liberati da questo vincolo sul mercato delle eurolirc, gli istituti possono concedere tassi d'interesse migliore. Questi vantaggi vengono però minimizzati da Giulio Palumbo, direttore generale della Banca Agricola Milanese: «Per quale motivo si dovrebbe andare alla ricerca di una remunerazione, pur migliore, su conti correnti all'estero in lire quando basta investire in Btp per godere di un interesse più vantaggioso?». «Posso essere smentito - continua Palumbo -, ma ho la sensazione che si stia facendo tanto rumore per nulla. Non credo che il conto all'estero, nell'attuale congiuntura, possa essere così allettante per il singolo investitore. Tutti gli investimenti che si possono fare attraverso depositi all'estero si possono fare anche passando per conti in Italia». Il discorso non vale però per i fondi d'investimento esteri. Per l'emissione in Italia, gli stranieri incontreranno gli stessi vincoli valsi fino ad oggi. Passando per un conto all'estero si potrà invece accedere liberamente a qualsiasi fondo. La Nazionale del Lavoro, pur non entrando nel dettaglio, ha affrontato ieri il problema della «deregulation» nell'assemblea di bilancio. La scelta di Bnl è quella di passare attraverso il rafforzamento della rete domestica: nel mirino sono le piccole città e le aree di nuova urbanizzazione. Pier Luigi Vercesi

Persone citate: Giulio Palumbo, Pier Luigi Vercesi

Luoghi citati: Italia, San Paolo, Torino