Shamir prova un fronte di falchi
Shamir prova un fronte di falchi Dopo la rinuncia di Peres incarico al Likud, mentre la violenza insanguina Gaza Shamir prova un fronte di falchi Ipalestinesi ad Haveh convinci Israele a trattare TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Shimon peres si è arreso. Per settimane ha tenacemente cercato di comporre un'eterogenea coalizione di governo basata sull'alleanza parlamentare con i rabbini dell'Agudad Israel e sull'appoggio osterno dei comunisti e di due liste arabe; ha umilmente bussato alle porte dei più influenti rabbini ortodossi per ottenere la loro benedizione ai suoi progetti di pace; ha studiato ogni possibile seduzione di esponenti politici rivali, raggiungendo con uno di essi un accordo che ha fatto storcere il naso al suo partito. Ieri infine il leader laborista ha dovuto constatare di non avere una maggioranza in Parlamento e ha così restituito al capo dello Stato Haim Herzog il mandato affidatogli un mese e mezzo fa. Oggi questi consegnerà l'incarico al premier uscente Yitzhak Shamir. «Non ho niente da rimproverarmi - ha détto Peres -, non è colpa mia se i rabbini Shach, Yossef e Schneerson preferiscono il Likud e se i partiti che ci avevano promesso il loro appoggio all'ultimo momento si sono fatti indietro». Una conferma della permanente gravità della situazione nei territori occupati si è avuta ieri quando una nuova fiammata di violenza ha provocato la morte di tre palestinesi e il ferimento di altri cento nonché di sette soldati israeliani. Lo scon¬ tro più grave è avvenuto a Gaza, nel campo profughi di Jabalya, dove una folla di fedeli islamici uscita da una moschea al termine delle preghiere dell'Id el Fiter ha cercato di dare l'assalto a una postazione dell'esercito. 1 soldati hanno reagito facendo uso di una «hazzazit», uno speciale blindato che lancia raffiche di pietre, mentre un elicottero riversava dall'alto grosse quantità di gas lacrimogeno sui dimostranti. Poi, sentendosi perduti, i soldati hanno falciato gli aggressori con proiettili rivestiti di gomma e con munizioni vere. La tensione nei territori dovrebbe persistere anche oggi con la chiusura di tutti i luoghi santi al cristianesimo e delle due principali moschee di Gerusalemme in segno di protesta contro l'insediamento ebraico in un edificio del patriarcato greco-ortodosso, presso il Santo Sepolcro. Ieri l'Alta Corte di giustizia ha confermato lo sgombero dei coloni fissandolo per martedì, ma ha consentito che nei palazzi occupati restino, per curarne la manutenzione, venti rappresentanti della società panamense che dice di averli affittati. Per affrontare la grave situazione nei territori, Shamir, che sinora può contare in Parlamento su 60 seggi su 120, vorrebbe costituire questa volta un governo tutto di destra. La stampa anticipa già che il gene rale Ariel Sharon sarà nomina¬ to ministro della Difesa e che il vice premier David Levy (il ministro che ha suscitato la protesta delle Chiese di Terra Santa sovvenzionando l'ingresso dei coloni nel quartiere cristiano di Gerusalemme) sarà ministro degli Esteri. Il dicastero della Polizia sarebbe affidato a Rehavam Zeevi, un generale della riserva favorevole all'espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania e da Gaza. Un governo simile è per i laboristi una calamità in quanto, a loro avviso, in breve tempo entrerebbe in rotta di collisione con gli Stati Uniti e condurrebbe Israele verso l'isolamento totale. L'ex ministro della Difesa Rabin durante una seduta dell'ufficio politico laborista ha proposto di trattare con il Likud la costituzione di un nuovo governo di unità nazionale che appoggi gli sforzi del segretario di Stato Baker per l'avvio di un dialogo israelo palestinese o che conduca il Paese a un referendum per la scelta del primo ministro. In questo clima di violenza e di tensione politica si è insci ita, positivamente, la visita ufficiale del presidente cecoslovacco Havel. Havel ha confermato la disposizione; del suo Paese a fare da mediatore fra israeliani e palestinesi. Una delegazione di dicci personalità palestinesi, sostenitrici dell'Olp, ha sollecitato un suo contributo a una soluzione pacifica del conflitto arabo-israeliano. |f. a.) Gerusalemme. Il presidente cecoslovacco Havel al memorial per l'Olocausto
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