I sicari del voto di Francesco La Licata

I sicari del voto I sicari del voto Una «guerra» per gestire gli appalti ROMA. Morti, feriti, sparatorie, bombe, minacce, aggressioni. Una guerra senza quartiere, crudele e arrogante, con un solo obiettivo: impadronirsi delle amministrazioni pubbliche. Una tela di ragno estesa attraverso i Comuni, grandi e piccoli, del Sud Italia, particolarmente esposto alla voracità del malaffare e della malavita. Una guerra che si è fatta più cruenta in occasione delle elezioni: in meno di tre mesi, quattro morti in Calabria, due morti e un ferito in Campania. Tutti ex amministratori e «reggenti» politici delle «zone calde», dove la legalità appare seriamente compromessa. E poi una serie impressionante di episodi di violenza spicciola, spesso sotterranea, ma non per questo meno pericolosa. Non risparmiano nessuno, i mafiosi. Neppure la Chiesa, i cui uomini, mai come in questo periodo, sono stati bersaglio di aggressioni e intimidazioni per le loro prese di posizione contro le mafie e le sopraffazioni. Si gioca sul terreno degli ap- palti pubblici lo scontro per la conquista dei Comuni e delle amministrazioni regionali e provinciali. Uno scontro, naturalmente, basato sulla composizione delle liste elettorali. Tanta violenza, tanta ostentazione di potere dei gruppi di malavita nei confronti dei partiti non si era mai vista. E se ne sono accorti i vescovi calabresi, campani e siciliani che ne hanno fatto oggetto di denuncia. Nessuno può negare che le regioni particolarmente «toccate» siano Campania, Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia. Campania. Prima di ieri mattina, la camorra aveva già sparato. L' 11 aprile era stato ucciso Carmine Elmo, ex assessore de di Acerra. Non era più candidato alle elezioni, anche per via del suo passato alquanto turbolento (sospettato di essere un fiancheggiatore del clan Nuzzo), ma aveva messo in lista il figlio, Carlo. Ad Acerra, che tanto fa penare don Riboldi, qualche tempo prima era stato «avvertito» il vicesindaco, Pasquale D'Anto: fucilate contro le finestre del suo ufficio. E il 19 aprile scorso, a Capua, pallottole contro un altro vicesindaco: il socialista Andrea Vinciguerra, che è stato «gambizzato». Se si va indietro nel tempo, si scopre, poi, che ad Afragola e a S. Antonio Abate, col sistema della lupara, sempre sulla «via degli appalti», erano stati zittiti Paolo Sibilio, Francesco Salzano e Diodato D'Auria. Calabria. Quattro morti in tre mesi: l'8 febbraio cade il vicesindaco di Villa San Giovanni (non è il primo amministratore di quella città a morire), il de Giovanni Trecroci. Poi, il 27 marzo, tocca a Dionisio Crea, socialista, vicesindaco di Fiumara. Quindici giorni dopo i killer di Fiumara si ripetono: uccidono in ospedale Vincenzo Reitano, consigliere comunale de, ricoverato per un precedente attentato. Poche ore prima, Reitano aveva raccontato a «Samarcanda» come i delinquenti erano divenuti i padroni di Fiumara. E, infine, il 21 aprile scorso: a Caraffa, vicino a Gioia Tauro, cade Antonino Bubba Bello, democristiano. Nella stessa notte, a Gioia Tauro, qualcuno fa saltare in aria l'auto di un sacerdote. Poi c'è la violenza «sommersa», come quella contro il vicesindaco pei di Maida (Catanzaro), che ha trovato sul sedile dell'auto una testa di cane mozzata e a casa, appesi alla porta, due gatti strangolati. Oualcuno ha inteso consigliargli di non presentarsi alle elezioni. Più «convincente» l'avvertimento contro Leonardo Funaro, vicesindaco di Cariati (Caserta), bastonato per strada, o quello contro i comunisti di Guardavalle, bersagli di revolverate intimidatorie o di incendiari. Ma ottiene qualche risultato la campagna militare? Spesso sì, a giudicare da ciò che accade in giro. A Camini, capolista il sindaco, seconda la moglie, terzo un cugino. A Cimine lista unica, ad Africo e Fiumara si sospetta un «accordo» che possa garantire un po' tutti. Per non parlare dei candidati «chiacchierati» che i partiti non sono stati capaci di respingere, o dei tantissimi che hanno rinunciato per «improvvisa indisponibilità». Sardegna. Ad Arzana non è stata presentata nessuna lista. In quel paese, che ha perso per lupara due consiglieri, dove un vicesindaco è sfuggito per miracolo al piombo, nessuno vuole amministrare. Anche qui e in tutto il Nuorese, incendi e bombe. E la scorsa notte l'aggressione a Piero Marras, consigliere regionale del Partito Sardo d'Azione. Il giorno prima una bomba contro la casa di Paolo Dadea, fratello del consigliere regionale del pei. Sicilia. Pochi episodi. I più eclatanti gli attentati alle auto di Salvatore Moncada, democristiano, ex viecsindaco di Lentini, e Lino Blatti, assessore comunale di Francofonte, vicino a Siracusa. Ma Stefano De Luca, palermitano, deputato liberale, ha denunciato «l'impossibilità di presentare liste, specialmente nei piccoli centri, per le intimidazioni subite dai candidati sgraditi». De Luca ha parlato di abuso del potere in favore dei partiti maggiori, sostenendo che alcuni candidati avvicinati dal pli sono stati dissuasi con pressioni di ogni tipo. «Anche la minaccia del ritiro di un fido bancario - dice il deputato - o l'esito di un concorso non concluso può far gioco sulle decisioni». Puglia. A Bari domenica scorsa stavano per bruciare una sezione psi e il comitato elettorale dell'ex capogruppo socialista al Comune, Giovanni De Caro. L'arcivescovo di Foggia, Giuseppe Casale, ha definito le forze politiche «squallidi centri di gestione del potere». Francesco La Licata