«Farò il sindaco», la camorra lo uccide
«Farò il sindaco», la camorra lo uccide Nuovo delitto prima delle elezioni, la vittima denunciava i rapporti tra cosche e politici «Farò il sindaco», la camorra lo uccide Candidato della de ad Ercolano ERCOLANO DAL NOSTRO INVIATO Il suo grande momento giunse il 20 marzo, quando i magistrati della quinta sezione della corte d'appello di Napoli lo assolsero con formula piena dall'accusa di interesse privato in atti d'ufficio: un colpo di spugna che cancellava una condanna a due anni di carcere e il congelamento di una carriera politica ormai ventennale. Da allora Antonio Buonaiuto, 48 anni, avvocato civilista, consigliere comunale de, aveva giurato a se stesso, alla moglie e alle due figlie che lui, il candidato numero sei nella lista elettorale dello scudo crociato, avrebbe occupato per la terza volta nella sua vita la poltrona del sindaco di Ercolano. Glielo ha impedito la camorra, con nove colpi di pistola, ieri mattina. Quella raffica di proiettili ha provocato effetti devastanti anche nel vecchio palazzo municipale di Ercolano, dove per un anno e mezzo gli uomini dell'alto commissario antimafia. Domenico Sica, hanno indagato noi la speranza di spezzare il filo che lega la politica alla camorra. Sindaco, assessori e consiglieri giurano che cncgli ultimi anni l'amministrazione non ha mai subito pressioni» da parte della malavita, e che «l'uccisione di Buonaiuto non può, non deve essere messa in relazione con la sua attività di amministratore*. Ma quando sentono la parola camorra, i loro occhi tradiscono la paura. Buonaiuto è morto a Torre del Greco, un paesone costiero confinante con Ercolano. Vi si era trasferito da qualche anno, in un parco privato alle falde del Vesuvio. E' stato ammazzato proprio lì, praticamente sotto gii occhi della moglie Giuseppina e delle figlie Alba, 20 anni, ed Elisabetta, di 17, che per puro caso non è rimasta coinvolta nell'attentato: l'avvocato avrebbe dovuto accompagnarla a scuola, ma ieri aveva un appuntamento di lavoro al carcere di Poggioreale. L'agguato alle 7,30. Antonio Buonaiuto è sulla sua «Y 10» e ha già oltrepassato il cancello del parco. I sicari sono due, a bordo di un'auto che verrà trovata dalla polizia dopo alcune ore, bruciata, a poche centinaia di metri dalla casa. Uno rimane al volante, l'altro esce e si avvicina a passo svelto verso il bersaglio. Apre il fuoco con una pistola calibro 9: otto proiettili, tutti a segno. «L'ultimo - spiegheranno gli inquirenti - è stato il colpo di grazia, sparato alla nuca quando l'avvocato era ormai riverso sui sedili». «Un delitto firmato dalla camorra, non c'è dubbio», dicono gli agenti del commissariato di polizia di Torre del Greco. Ma sul movente non c'è ancora nessuna certezza. L'ipotesi più accreditata è che il delitto sia legalo in qualche modo al prossimo rientro di Antonio Buonaiuto sulla scena politica di Ercolano. Un ritorno alla grande, dopo cinque anni di attesa. Fino all'85. l'avvocato aveva collezionato solo successi nella sua attività di amministratore: consigliere dal '70, sindaco dal '78 all'80, assessore alle finanze fino all'83 e di nuovo sindaco per altri due anni. Chi lo conosceva in consiglio comunale lo ricorda come un uomo dal carattere franco e gioviale. Ma anche imprevedibile. Nell'83, quando fu eletto sindaco per la seconda volta, lesse una relazione programmatica clamorosa: un vero e proprio atto d'accusa contro la camorra che aveva preso possesso del municipio attraverso alcuni assessori corrotti. «Quelli sì che erano anni in cui il Comune subiva la pressione della camorra - ricorda Giuseppe Zolfo, capogruppo del pei in consiglio comunale -. Chiedemmo al sindaco nomi e cognomi, rispose che aveva già dato una copia della relazione al prefetto di Napoli, e che i nomi li aveva fatti ad un magistrato. Ma di questa storia non si è saputo più nulla». Nell'85 l'avvocato scivolò sulla classica buccia di banana: un'inchiesta giudiziaria su una serie di appalti d'oro e alcune licenze edilizie facili. Diciotto amministratori, fra i quali Antonio Buonaiuto, finirono sotto inchiesta. Da allora la fortuna voltò le spalle all'esponente de, che non ricopri più cariche di rilievo nell'amministrazione, pur rimanendo tra i banchi del consiglio comunale. «Si può dire che si era ritirato a vita privata: l'unico incarico pubblico che manteneva era quello di I componente del comitato di ge¬ stione della Usi», dicono i suoi colleghi. L'ex sindaco si era buttato a capofitto nell'attività di avvocato: divideva un avviatissimo studio con il fratello Renato, penalista. La sentenza al processo d'appello, il 20 marzo scorso, aveva cambiato radicalmente la vita di Antonio Buonaiuto. La riabilitazione gli aveva consentito di candidarsi, ancora una volta, alle prossime amministrative. Ed è proprio su questo imminente ritorno sulla scena politica che gli inquirenti stanno indagando: «Non possiamo escludere che l'eventuale elezione di Buonaiuto a sindaco abbia preoccupato la camorra al punto di decidere di eliminarlo». Un'ipotesi, questa, che Rosa Gaudino, insegnante in pensione, da un anno primo cittadino de di Ercolano alla guida di una giunta composta anche da pri e psi, esclude con decisione. «Sono esterrefatta. Non so spiegarmi il perché di questo delitto assurdo. Di certo il movente non può essere ricercato nell'attività dell'amministrazione comunale». La parola camorra e i nomi dei boss di Ercolano, come Raffaele Ascione, suonano come bestemmie nel vecchio palazzo del municipio. «Io ho sempre lavorato con tranquillità - commenta ancora il sindaco -, in ufficio non mi accorgo di queste cose. La camorra è fuori, nelle strade, dove lutti, dal primo all'ultimo cittadino, abbiamo paura di camminare». Fulvio Milone (pandlanl LASTAMPA% L'avvocato Antonio Buonaiuto aveva quarantotto anni E' stato assassinato mentre saliva sull'auto per andare nel carcere di Poggioreale :::::x-:;:':-x::::':::>^::-''X'X::->Xv:-::-:
Luoghi citati: Ercolano, Napoli, Torre Del Greco
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