Per Mondadori accordo entro il 4 di Valeria Sacchi
Per Mondadori accordo entro il 4 Cir e Fininvest stanno ancora trattando, nonostante nuove iniziative giudiziarie Per Mondadori accordo entro il 4 Berlusconi chiede 600 miliardi per tenersi Segrate e lasciare Espresso, Repubblica e Finegil Ma potrebbe anche vendere tutto a De Benedetti, in cambio di 1100 miliardi e Panorama MILANO. La Procura di Milano ha deciso il sequestro penale del 37% dei titoli Espresso della Mondadori sui quali, il 4 aprile scorso, il giudice Attilio Baldi aveva già ordinato un sequestro che non era stato però fisicamente attuato. Con la nuova disposizione, esso è stato eseguito ieri a Roma dalla Guardia di Finanza. La motivazione della Pretura si basa sull'articolo 388: «Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice» e dovrebbe comportare comunicazioni giudiziarie per i vertici di Mondadori, vale a dire per Silvio Berlusconi, e i due vicepresidenti Luca Formenton e Leonardo Mondadori. Non è l'unica notizia del giorno. Forse la più importante è emersa dai commenti in margine alla assemblea dell'Amef che, per comune accordo, è stata rinviata di altri otto giorni. Il tono delle dichiarazioni lascia intendere infatti che la trattativa tra i due gruppi rivali, Fininvest e Cir, è ormai a buon punto e potrebbe risolversi con la spartizione o, addirittura, con l'uscita di Berlusconi da Segrate, confortata dalla dote di un bel pacco di miliardi e di «Panorama». Se la pace ci sarà, verranno meno tutte le cause, sequestro compreso. Fedele Confalonieri, braccio destro di Berlusconi e presidente dell'Amef, ha infatti dichiarato: «Abbiamo ufficializzato oggi la proposta per porre fine alla guerra. Essa prevede il passaggio di tutte le azioni Espresso, Repubblica e Finegil alla Cir, con un conguaglio aggiuntivo di 100 miliardi. In cambio, la Cir cederà a Fininvest tutti i titoli Mondadori. L'ipotesi alternativa è il ritiro nostro o di Carlo De Benedetti. Per quanto ci riguarda, siamo disponibili a lasciare Segrate con 1100 miliardi e Panorama». La Cir giudica il conguaglio di 100 miliardi irrealistico, e ne chiede quasi 600. Lo ha confermato ieri Vittorio Ripa di Meana, che ha commentato: «La Fininvest valuta le azioni il doppio quando le vende, la metà quanto le compera. Ma se la Fininvest si presenta con numeri concreti e realistici, si può arrivare ad un accordo entro pochi giorni, e gestire poi le varie assemblee fissate con serietà». Anche ieri sono proseguiti gli incontri in Mediobanca, non tutti insieme intorno al tavolo, ma separatamente Fininvest e Cir con l'amministratore delegato Vincenzo Maranghi. Riassumiamo le varie proposte. Per la spartizione, che vedrebbe Cir padrona di Espresso, Repubblica e quotidiani locali, e Finivest padrona di Mondadori, la distanza tra i due gruppi è sull'entità del conguaglio. La Cir ritiene di avere diritto a 580 miliardi, la Fininvest quantifica questo risarcimento in non più di 100 miliardi. La differenza non è piccola, ma non è nemmeno abissale, tenuto conto che in mezzo c'è Mediobanca, in grado di assicurare finanziamenti ponte e operazioni di collocamento sul mercato. Se mai il problema è un altro. Il gruppo Berlusconi, con l'acquisto della Standa e della Mondadori, è di colpo passato da un indebitamento zero a de¬ biti non inferiori a 3000 miliardi. Nella spartizione, si troverebbe non solo ad accumularne altri, ma resterebbe con la Mondadori, una gruppo prestigioso ma impegnativo e difficile da gestire, che richiede un grande impegno sia in termini di uomini che di ulteriori risorse finanziarie. Senza dimenti care che, negli ultimi mesi, la pubblicità è in fase calante. Forse tutte queste considerazioni, e probabilmente altre, hanno indotto Berlusconi ad esaminare la seconda ipotesi prospettata da Confalonieri: l'abbandono della partita in cambio di molti miliardi e di una testata che gli è sempre piaciuta moltissimo. Panora ma. Sul fronte opposto, questa strada non può che tentare l'Ingegnere, che ritornerebbe, questa volta con ben saldo il controllo, ad essere un grande editore. Ma è logico che De Benedetti tiri sul prezzo: 1100 miliardi più Panorama che ne vale 300 sono «troppi». Valeria Sacchi
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