Frodi a tavola, dall'antipasto al caffè
Frodi a tavola, dall'antipasto al caffè Sulla Gazzetta Ufficiale le sentenze definitive per i titolari di negozi alimentari, bar, ristoranti Frodi a tavola, dall'antipasto al caffè In tre anni soltanto 150 condanne, il primato spetta a Torino ROMA. Frodi e sofisticazioni alimentari sono all'ordine del giorno, ma le condanne emesse dalla magistratura in tutta Italia per gli esercenti colti in flagrante sono pochissime, appena 50 l'anno. E il primato negativo spetta a Torino: su 150 condanne divenute definitive in tre anni, dal 1987 al 1989, 36, quasi una su quattro, riguardano commercianti e negozianti torinesi. I quali, forse, più che essere i frodatori record sono, invece, rimasti vittima di controlli più severi. L'elenco completo è stato pubblicato ieri, come prevede una normativa dell'85. Occupa 22 pagine della Gazzetta Ufficiale. L'ordinanza del ministro della Sanità, De Lorenzo, riporta tutti gli estremi anagrafici dei rivenditori disonesti, gli estremi della sentenza passata in giudicato, l'accusa per la quale sono stati ritenuti colpevoli e la condanna inflitta. Maggior¬ mente presi di mira dai carabinieri dei Nas sono risultati bar, trattorie, ristoranti, latterìe, panetterie, macellerie, drogherie, pescherie, frutterie e rivendite ambulanti. Ma, alla fine, le sanzioni sono, tuttavia, risultate piuttosto miti. Quelle più pesanti non hanno, infatti, superato, rispettivamente, i 10 mesi di carcere e i 47 milioni di multa. La pena, invece, più lieve, 30 mila lire, é stata inflitta al «Churchill's Pub» di Torino. Il campionario è vasto. Si va dalla produzione e vendita di pasta all'uovo fresca contenente moltissimi batteri alla rivendita di mozzarella, gorgonzola e riso invasi da parassiti; dall'esposizione di carni o di calamari surgelati, anziché freschi, e, per di più, senza indicarlo nel menu, a barattoli di lenticchie o di conserva di pomodoro alterate; da mortadelle mal conservate in una cella frigorifera di- sattivata a prodotti omogeneizzati scaduti. C'è chi ha avuto 800 mila lire di multa per aver venduto vino bianco da tavola di qualità e di gradazione diversa da quella dichiarata o un comune rosso al posto di un «Chianti». Ma anche chi è stato condannato a 400 mila lire di multa per aver venduto una «Pepsi Cola», invece di una «Coca-Cola», oppure 100 mila lire per un bicchiere di «Schweppes», anziché di acqua brillante, o un analcolico al posto del bitter «Campari», Le pene maggiori sono state inflitte a Domenico Emiliani di Bagnocavallo, in provincia di Ravenna, (1,0 mesi di reclusione per aver posto in commercio carni macellate clandestinamente e risultate pericolose per la salute pubblica), ad Antonio Scognamiglio di Avezzano, in provincia dell'Aquila, (7 mesi di reclusione per aver venduto 10 quintali di patate in avanzato ' è stato di decomposizione), nonché a Giovanni Corno di Vibonati, in provincia di Salerno, (5 mesi di reclusione per aver venduto 7 kg di alici alterate). Nella lista dei «cattivi» figurano, poi, Emanuele D'Avanzo di Anuria, in provincia di Bari, (4 mesi di reclusione per aver venduto verdura cruda imbrattata da batteri fecali), Salvatore D'Aries (4 mesi di carcere per aver venduto pesce putrefatto), la torinese Ornella Scoditti (3 mesi di reclusione per aver messo in vendita 10 panetti di burro, che è, invece, risultato margarina), il genovese Angelo Tatti (2 mesi e mezzo di reclusione per aver venduto formaggio fresco tratto da pecore affette da brucellosi). Il forlivese Battista Ossani ha subito, invece, la multa più pesante (47 milioni per aver sofisticato vino). Pierluigi Franz SERVIZI IN CRONACA i
Persone citate: Angelo Tatti, Antonio Scognamiglio, Battista Ossani, De Lorenzo, Domenico Emiliani, Emanuele D'avanzo, Giovanni Corno, Ornella Scoditti, Pierluigi Franz, Salvatore D'aries
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