C'è la firma su altri sequestri

C'è la firma su altri sequestri Oltre al rapimento Isoardi, piste porterebbero ai casi di Pietro Garis e Laura Valvassori C'è la firma su altri sequestri Nuovi indizi sui carcerieri di Patrìzia TORINO. Tacchella e Isoardi di sicuro. Su Garis c'è ancora qualche dubbio, mentre sembra più inconsistente la pista di Garberò. Ed esce fuori poi, a sorpresa, anche il nome, che era quasi dimenticato, di Laura Valvassori. La banda Maffiotto-CappelliBiasi in carcere per il sequestro di Patrizia Tacchella, è inquisita davvero «a 360 gradi», fra tante chiacchiere e pochi riscontri investigativi. Anche perché da un lato ci sono le indagini, prudenti dopo il blitz iniziale fatto dai Gis dei carabinieri nella villetta sulle colline di Santa Margherita, delle forze dell'ordine e della magistratura e dall'altro le attese e le attenzioni dell'opinione pubblica, che difficilmente dimentica i sequestri dei bambini. Il fardello di indizi più pesante per la banda dei tre è quello relativo al sequestro Federica Isoardi, anche perché prende spunto da un fatto che potrebbe risultare - già di per se stesso decisivo: il riconoscimento della bambina di Cuneo, figlia del titolare dell'agenzia di viaggi Alpitour. Federica Isoardi (rapita a Cuneo il mattino del 12 gennaio del 1984 all'ingrèsso della scuola, nel centralissimo corso Dante e rilasciata a Celle Ligure, dopo il pagamento di tre miliardi e mezzo di riscatto) sembra avere avuto pochi dubbi di fronte alle immagini televisive ed alle foto comparse sui giornali: il suo carceriere «Gianni», secondo Federica, sarebbe Valentino Biasi, il suo compare Franco Maffiotto. Ma non c'è solo questa circostanza a corroborare l'indagine: esistono anche riscontri cronologici. I viaggi a Tenerife di Maffiotto (dove, già nell'84, l'Alpitour di papà Isoardi era una sigla molto conosciuta) e la successiva attività industriale, intrapresa pochi mesi dopo il pagamento del riscatto. Come l'attività della Microprofil, che proprio nell'84 cresce improvvisamente per numero di dipendenti. Quell'iniezione di denaro fresco potrebbe spiegare tante cose. E Garis? Sono, al momento, semplici illazioni, basate su riscontri che - pur sorprendenti potrebbero anche essere casuali. Il filo che lega Maffiotti-Cappelli-Biasi a Pietro Garis, sequestrato a 5 anni nel '75 e rilasciato in otto giorni dopo il pagamento di un riscatto di mezzo miliardo, è basato sui contatti che Maffiotto, a quei tempi camionista, aveva con la ditta del padre del piccolo sequestrato. Contatti non solo di lavoro, visto che proprio negli uffici della Garis e Co. aveva conosciuto la prima moglie, Maria Massola, fra l'altro cugina di Bruno Cappelli. Proprio nel '75 nascono la Microprofil, l'azienda per la produzione di ringhiere di Cappelli, e la International Business Office, una finanziaria che faceva capo al Maffiotto (posta in liquidazione dieci anni dopo). L'ultima indicazione, che arriva dagli ambienti investigativi liguri, attribuisce - da ieri - al solito clan torinese MaffiottoCappelli-Biasi il tentato sequestro di Laura Valvassori, che era avvenuto 1' 11 dicembre del 1974. Un fatto che rubò parecchie colonne sui giornali. Allora Laura aveva tredici anni e vive¬ va ad Alpignano. Venne avvicinata mentre stava' andando a scuola, alla media Faà di Bruno in via Le Chiuse a Torino, da due-tre uomini che cercarono di trascinarla su un'auto. La ragazza reagì, con calci e pugni, richiamando l'attenzione dei passanti. I malviventi preferirono fuggire. Quali elementi siano ora intervenuti a corroborare questa nuova pista investigativa non è dato sapere con certezza. E' comunque trapelata una voce secondo la quale Franco Maffiotto si sarebbe pentito ed avrebbe deciso di vuotare il sacco, cominciando ad enumerare le sue imprese. Che sarebbero molteplici e davvero sorprendenti. Ma il sostituto procuratore Ugo De Crescienzo, che lo ha interrogato ieri nel carcere di Chiavari, si è trincerato dietro un rigido «no comment». Gli inquirenti torinesi non hanno neppure confermato, definendole «prive di riscontri», le notizie diffuse ieri dall'agenzia Ansa, sul coinvolgimento della banda torinese in altri sequestri di bambini avvenuti nell'Italia del Nord, soprattutto negli Anni Settanta. In particolare i tre arrestati potrebbero avere avuto parte nei sequestri di Renzo Nespoli, figlio di un industriale di Como, rapito nel gennaio del 1977, Elena Corti, figlia di un dirigente industriale di Como, rapita nel 1978 e liberata dietro riscatto di un miliardo, e di Ilaria Olivari, figlia di un industriale di Firenze, per la cui liberazione, nel gennaio 1978, fu pagato un riscatto di un miliardo e mezzo. Tutte ipotesi e indiscrezioni smentite dagli inquirenti torinesi. [r. ero.] sf I