«Serrata» dei luoghi Santi e campane a morto

«Serrata» dei luoghi Santi e campane a mortoSi avvelena la polemica sull'occupazione dell'Ospizio di San Giovanni mentre Peres sta per rinunciare all'incarico «Serrata» dei luoghi Santi e campane a morto Venerdì a Gerusalemme una protesta senza precedenti decisa dai Patriarchi GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO La sopravvivenza delle comunità cristiane a Gerusalemme è in pericolo. Lo sostiene un documento congiunto sottoscritto ieri dai massimi esponenti delle Chiese della Terra Santa, fra cui i tre Patriarchi, dopo il riconoscimento da parte del governo israeliano di aver finanziato i 150 ebrei religiosi penetrati durante la settimana di Pasqua nell'ospizio di San Giovanni, un complesso di edifici del patriarcato greco-ortodosso adiacente al Santo Sepolcro. «Questo gesto - affermano i capi delle Chiese - viola il secolare status quo e il carattere dei quartieri cristiani della città». Per sottolineare la gravità del momento hanno annunciato quindi una protesta clamorosa: la chiusura per un giorno, venerdì prossimo, di tutti i luoghi santi al cristianesimo sia in Israele che nei territori, e il suono a morto delle campane. Domenica un alto funzionario del ministero israeliano dell'Edilizia aveva confermato di aver autorizzato lo stanziamento di 3,6 milioni di dollari richiesti per «l'acquisto» dell'ospizio. Aveva poi sostenuto che l'operazione era stata corredata da tutte le autorizzazioni necessarie. Ciò nonostante il deputato di sinistra Yossi Saridha chiesto che il Controllore dello Stato esamini «questo sperpero di denari pubblici». Questa conferma ufficiale ha comunque dato ai leader delle Chiese la chiave di interpretazione del rifiuto opposto dalla polizia all'ordine urgente di sgombero dei coloni emesso dal tribunale distrettuale della città. Nel documento congiunto i capi delle Chiese cristiane denunciano quindi «l'incoraggiamento dato ai coloni dalle autorità israeliane» e la volontà politica di alterare «uno status quo in vigore da secoli, onorato da tutti i precedenti governanti a Gerusalemme e dalla comunità internazionale». Esigono infine lo sgombero immediato delle quattro palazzine occupate. Il governo di transizione di Yitzhak Shamir sembra aver scelto intanto questo momento politico di interregno e di chiusura pasquale del Parlamento per riattivare una politica di colonizzazione strisciante non solo a Gerusalemme Est ma an¬ che a Hebron (nel cui centro è stato adesso inaugurato il «cortile degli ebrei») e nella striscia di Gaza. In queste circostanze ha fatto scalpore l'accordo siglato domenica notte fra Shamir e il rabbino Ovadia Yossef, capo spirituale del partito confessionale Shas. Un mese fa era stato proprio Yossef a dare il via alla crisi di governo ordinando al suo partito di appoggiare il voto di sfiducia dei laboristi, dopo essersi convinto che Shamir non si impegnava abbastanza nel processo di pace. Domenica Shamir ha confermato al rabbino di non poter assecondare il «piano Baker» per le vie di un dialogo israelo-palestinesc. ma ha ribadito il suo impegno nel ricercare una soluzione negoziala del conflitto assieme ai palestinesi «della Giudca-Samaria e di Gaza». Settimane fa il rabbino Yossef sostenne clic un governo di destru rischia di provocare un nuovo conflitto nella regione a causa della sua intransigenza su eventuali concessioni territoriali; domenica invece egli è sembrato appagato dai generici impegni di Shamir e ha ordinato allo Shas di appoggiare solo un governo guidato dal l.ikucl I laboristi hanno accolto male questo annuncio che sembra por fine agli sforzi di Shimon Peres di formare un nuovo governo. In conversazioni private dirigenti del partito hanno rivelato che ia crisi di governo era stata concordata con lo Shas e hanno detto di sentirsi ora «turlupinali» da quei volubili rabbini. If. a.)

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Gerusalemme Est, Hebron, Israele