La battaglia di Canicattì

La battaglia di CanicattìIn Parlamento la polemica Monte Paschi-Popolare Siciliana La battaglia di Canicattì Sull'incorporazione è ormai guerra tra Barucci e il provveditore Zini I comunisti chiedono a Carli di vigilare sulla trasparenza dell'affare SIENA. Sempre più complicata la vicenda dell'incorporazione della Banca Popolare siciliana di Canicattì da parte del Monte dei Paschi. Per adesso l'istituto senese ha preferito rimettersi al parere di un legale. Paolo Barile, che esaminerà la lettera inviata dagli amministratori della Banca Siciliana per sollecitare la fusione. Sull'onda delle polemiche, anche da parte di 300 azionisti che si erano opposti alla fusione, l'Assemblea dei soci dell'istituto siciliano, che doveva approvare il bilancio il 30 aprile, è stata intanto rinviata al 13 maggio. Due o tre giorni dopo, la deputazione del Monte dei Paschi dovrebbe varare l'incorporazione, nonostante l'operazione sembra aver creato una frattura tra il presidente Piero Barucci e il provveditore Carlo Zini, uno dei protagonisti di questa vicenda. Una questione, questa della Banca Siciliana, che si trascina da tempo. Una mossa, quella dell'incorporazione, ritenuta inizialmente decisiva per il consolidamento dell'istituto senese nell'isola. L'acquisto della Banca Siciliana, 500 dipendenti, di cui 200 nella direzione di Canicattì, fu deliberato in base al prezzo di 199 miliardi. L'operazione ha richiesto ripetuti interventi della deputazione del Monte dei Paschi per deliberare sui diversi aspetti del progetto. La polemica, comunque, è divampata nello scorso febbraio quando il direttore generale della banca di Canicattì comunicò il bilancio '89. L'utile netto di 2,5 miliardi si discostava notevolmente dagli 8 miliardi previsti. Ma perchè questo improvviso calo dei profitti? Cause principali di questa riduzione, una parcella di 8 miliardi e 200 milioni rimessa dall'avvocato Raimondo Maira, sindaco di Caltanissetta e consulente della Popolare, che ha condotto le trattative, e un aumento di circa un miliardo e mezzo delle spese ■del personale. Furono chiesti chiarimenti dalla Banca Siciliana, ma i consulenti del Monte dei Paschi non rilevarono eccezioni nella natura dell'operazione. Fu, comunque, chiesto alla Banca Siciliana di ridure il prezzo dell'operazione da 199 a 191 miliardi, la risposta fu negativa motivando il rifiuto con l'impossibilità di revocare la decisione dell'assemblea degli azionisti.fLa questione ritoijnò sui banchi della deputazione del Mps riunita a Londra, che concordò ugualmente sulla convenienza dell'operazione. Il prezzo di 199 miliardi, secondo Zini, era stato deciso sulla base del bilancio '88; la Banca Siciliana nell'ultimo anno avrebbe beneficiato di un incremento del 10 per cento del valore del patrimonio cosicché, se indicizzato, il prezzo dell'operazione avrebbe dovuto superare i 200 miliardi. Nell'occhio del mirino anche le assunzioni in massa, 57, che sarebbero state effettuate nell'ultimo esercizio: un'operazione anche questa che, per Zini, non avrebbe dovuto allarmare più di tanto. L'incorporazione fu approvata dalla deputazione riservandosi comunque eventuali azioni di responsabilità nei riguardi del Consiglio di amministrazione della Banca Siciliana, una volta analizzati gli atti, la decisione finale è stata presa dalla deputazione del Monte dei Paschi con il voto favorevole di 5 consiglieri, due de, due psi, un comunista, e due contrari, quello del presidente Barucci e del consigliere pei Mario Barellini. La vicenda è quindi degenerata in una polemica che vede contrapposti soprattutto Zini, che non ha mancato di giudicare «strumentali» le polemiche di questi giorni, e Barucci, che ha motivato il suo voto contrario con la convinzione, pur sostenendo la validità dell'operazione, di voler evitare un danno al Monte dei Paschi. Da Canicatti è stato ribadito che nessuna decisione presa ha modificato il patrimonio della banca. In caso di ingiustificati ritardi, affermano, si faranno valere i propri diritti. La vicenda è anche arrivata alla Camera. Il responsabile del pei nella commissione Finanze, Antonio Bellocchio, e il responsabile della sezione credito di Botteghe Oscure, Angelo Di Mattia, hanno chiesto un intervento del ministro del Tesoro Carli per fare chiarezza e per garantire la trasparenza dell'operazione. Antonella Leoncini

Luoghi citati: Caltanissetta, Canicattì, Londra, Siena