Un cinese torna a Mosca di Fernando Mezzetti

Un cinese torna a Mosca VISITA UFFICIALE Dopo 26 anni, il premier di Pechino dal «grande fratello» Un cinese torna a Mosca Li Pengfirmerà gli accordi sulla riduzione delle truppe alla frontiera «Anche se dite di non essere più comunisti, possiamo avere rapporti normali» TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A 26 anni dall'ultimo viaggio fattovi da Ciu En-lai, il premier cinese Li Peng arriva lunedì a Mosca per una visita ufficiale che per ragioni di segno opposto si presenta ugualmente difficile. Ciu vi andò dopo la caduta di Kruscev a prender contatto con la nuova dirigenza, riportando il convincimento che neanche con questi leader Pechino sarebbe potuta andare d'accordo. Li Peng, suo figlio adottivo, vi arriva convinto che il Cremlino si sia allontanato dal socialismo ma a differenza del patrigno non cercherà la rottura, tentando piuttosto di trovare intese per normali rapporti. Ciò corrisponde anche all'impostazione di Mosca. Il risultato più importante sarà un accordo per riduzione e disimpegno delle truppe alle frontiere, con meccanismi di verifica, negoziato agli inizi del mese con un viaggio a Mosca del generale Song Wengzhong, responsabile dei rapporti esteri del ministero della Difesa. La sua visita è servita anche a completare la ripresa dei rapporti militari fra le due parti, dopo che una delegazione sovietica era stata a Pechino a febbraio. Studente a Mosca dal '48 alla fine del '54, Li Peng rischia di essere accolto da manifestazioni ostili dei gruppi rinnovatori. L'accoglienza ufficiale sarà calorosa, ma diplomatici sovietici in Asia non nascondono pessimismo sulla capacità di tenuta del regime. La Pravda si è sempre dimostrata cauta sugli eventi cinesi, ma su Moscow News dell'8 aprile l'autorevole commentatore Alexandr Bovin ha preso lo spunto dalla difficile situazione interna sovietica per una severa critica a Pechino: «L'esempio cinese può essere contagioso perché semplice e spicciativo. Ma dobbiamo dire alto e forte che la felicità dell'uomo non la si fa con la forza. Scopi del socialismo sono invece la libertà, il diritto alla giustizia sociale e alla vita in condizioni degne». Mentre la stampa cinese mette in risalto gli aspetti negativi interni della politica di Gorbaciov, Li Peng, in una intervista alla Tass lascia trasparire, sia pure tortuosamente, un giudizio negativo sulle riforme sovietiche, già attaccate in documenti riservati cinesi: «La mia impressione è che il vostro Paese non si sia allontanato dall'orientamento verso il socialismo, e quindi possiamo scambiar vedute su come proseguire sulla strada socialista. Anche se il vostro popolo afferma che il socialismo non ò più l'ideale dell'Urss, pensiamo che si debbano mantenere rapporti con la vostra nazione». Riconciliatisi con la visita di Gorbaciov a Pechino nel maggio scorso, divisi di nuovo dalla strage e dalle riforme sovietiche, i due Paesi si accontentano di normali rapporti, il cui frutto è appunto questo primo viaggio dopo 26 anni di un premier cinese e l'intesa sulla riduzione delle forze. Fernando Mezzetti

Persone citate: Alexandr Bovin, Ciu En-lai, Gorbaciov, Kruscev, Song Wengzhong