KING Musical della discordia di Giulia Ajmone Marsan

KING Musical della discordiaDopo una preparazione tormentata va in scena a Londra lo spettacolo di Blackford KINGMusical della discordia Musical della discordia LONDRA. E' possibile far rivivere Martin Luther King con un musical du sei miliardi di lire? E' possibile dar corpo scenico alle sue idee, alle sue lotte civili e ritrovare il senso della sua azione politica? Ci prova «King», uno spettacolo dalla storia tormentata, segnala da liti e da ripensamenti, in scena da qualche giorno al Piccadilly Thealre. Il debutto ufficiale e fissalo per lunedì 23. «King» racconta le vicende pubbliche del pastore battista di Atlanta. Si comincia con la dimostrazione a Birmingham nel 1963 e si prosegue con la marcia da Selma a Montgomery nel 1965 e con la presa di posi zione sulla guerra del Vietnam nel 1966 Tutta l'azione, cui fa du fulcro la conquista dei diritti civili nel 1965, è tesa tra due poli: il discorso di Martin Luther King alla consegna del Nobel per la pace nel 1964 e il momento del suo assassinio nel 196H Km ti.irti Blackford pensava da tempo a «King». Musicista, compositore di opere e studioso della politica non violenta, ave va ottenuto da Coretta King il permesso di concretizzare il progetto, che intendeva svilup pare con un taglio operistico. Ma il lavoro subì presto una battuta d'arresto, l'erse per strada tre librettisti, un paro liere, due registi. Vennero anche meno l'appoggio di Coretta King e del King Centre. la signo ra King temeva che il musical banalizzasse la vicenda del marito e fosse privo di autenticità storica; il King Centre obiettava che, sebbene la maggioranza del «cast» fosse nera, i neri non erano sufficientemente presenti nelle posizioni di spicco. Dopo il primo incidente, la composizione del testo delle canzoni fu affidata a Maya An- gelou, l'attivista nera vincitrice del premio Pulitzer. Maya si trovò in disaccordo con il libretto scritto da Ron Milner, che sostituiva un precedente autore bianco: il testo dello scrittore nero americano non rendeva giustizia a King. Anche la Angelou abbandonò l'impresa e fu sostituita dall'inglese Alistair Bealon, reduce dal disastroso «Ziegfeld»; Milner fu rimpiazzato da Richard Nelson, un altro bianco, che a sua volta fu sostituito senza troppe delicatezze con il nero Lonne Elder. Uguali problemi sono sorti con i registi. Blackford, inseguendo sempre l'idea di creare un musica! dall'impianto operìstico, aveva iniziato a collaborare con cantanti e registi di opera. Per interpretare il leader nero e sua moglie Coretta erano stati chiamati il basso-baritono americano Simon Estcs e la so prano Cynthia Haymon. Maggiori difficoltà creò la ricerca del regista. Il tedesco Gòtz Friedrich, particolarmente noto per il suo provocante «Ring», accusò problemi di salute e cedette il posto all'inglese Graham Vick, che sta preparando con Bcrio «Ascesa e caduta della città di Mahagonny» per il Maggio Fiorentino. Successivamente anche Vick ha buttato la spugna. Ora la situazione è stata rimediata ingaggiando Clark Peicrs, un brillante regista nero di teatro, ma senza esperienza di musical, che si è valso dei consigli di due veterani del musical: John Caird, che insieme con Trcvor Nunn ha curato la regia di «I Miserabili», e Terry Hands, ex direttore della Royal Shakespeare Company e regista di un altro disastro, «Carne». Questo balletto di librettisti scrittori e registi ha lasciato il segno: la messa in scena appare priva di coesione. Il designer Timothy O'Brian ha creato per la scenografia una autostrada che corre verso un'enorme, ma sbiadita bandiera americana, che ricorda il contesto delle proteste di King; gli arredi scenici sono ridotti al minimo: gli interni sono resi facendo discendere dall'alto un secondo palcoscenico, come fosse un mezzanino. Alle recite d'anteprima, la coreografia appare impacciata: cantanti e ballerini danno l'impressione di essere pacchi calati dal cielo oppure afflitti da una mania, il continuo attraversamento di strade. La rappresentazione delle dimostrazioni di massa e degli scontri con la polizia ha poco impatto emotivo: ordini e insulti abbaiati in altoparlanti e fari indicano la presenza delle forze dell'ordine; balletti acrobatici, fumo e petardi rappresentano i disordini. La musica va dal sinfonico al «soul»: nonostante alcune vivaci melodie di insieme - quali «Welcome to Atlanta» - e toccanti assolo - «Love Lasts» e «Rejoin ihe baule» - la tensione drammatica dello spettacolo è scarsa: scene e canzoni si susseguono come frammenti. Come se non bastasse, nelle prime due sere Estes, afflitto da una laringite, è stato sostituito da Daniel Washington, un King estremamente posato e prosaico. Forse, con le repliche per le quali Estes dovrebbe essersi rimesso, lo spettacolo si sarà rodato, trovando un ritmo più serrato. Sarà un successo? La risposta conclusiva verrà quando «King» andrà a Broadway e i temibili critici newyorkesi daranno il loro verdetto. Giulia Ajmone Marsan Simon Estes e Cynthia Haymon (Martin Luther King e sua moglie Coretta) in un momento dello spettacolo

Luoghi citati: Atlanta, Birmingham, Londra, Vietnam