«Ritornerò qui con una grande» di Massimo Gramellini

«Ritornerò qui con una grande» L'allenatore «a tennine» della Roma si rituffa domani nel suo passatogranata «Ritornerò qui con una grande» Radice e la sua Torino ROMA. C'è un solo Gigi Radice, grida ogni domenica la torcida romanista. Ma c'è anche un Gigi Radici: solo, abbandonato al suo destino da un virtuosismo contrattuale degno di Azzeccagarbugli. Allenatore a termine, in scadenza come uno yogurt Si chiama cosi l'ultima creatura della tribù del pallone, e tocca proprio a Radice impersonarne il prototipo Insieme a Zoff 1 due uomini si incrociano domani u Torino, in uno stadio che ha segnato profondamente la carriere di entrambi e che dal prossimo anno sarà più che mai • loro», proprio perché non potrà più essere di nessun altro: (Delle presunti.- analogie fra la mia vicenda e quella di Dino preferisco non parlare Non è prudenza ma ignoranza Non so -sa sia successo davve10 alla Juve, quuli erano i patti. gli obicttivi le speranze. Quindi me ne sto zitto Sul vecchio Comunale invece ho tante coso da dire, troppi ricordi da incasellare Ed entrandoci per luiluna volta mi salteranno tutti a.ì.j gola. > ricordi Avvenimenti piccoli e grandi l'esordio sulla panchina granula contro il Perugia, nell anno che poi '.,ir.■!>!>•■ stato, ma chi lo avrebbe immaginato allora!, quello del mio unico scudetto E soprattutto i duelli con la Juve, Derby vinti, derby persi Magan al novanle Simo. Due immagini a caso, le prime che mi arrivano in testa: una rete di Cabrini in scivolata e io che abbasso gli occhi e mi dispero; un colpo di testa di Serena, là. sotto la traversa, davanti alla Maratona in visibilio, con l'arbitro che fischia il gol e subito dopo la fine della partita: e la vittoria, l'ultima mia grande vittoria da granata con i bianconeri. Contro di loro ab1 miiiio sempre lottalo alla pari, anche se il mio amico Trapattoni aveva, nel complesso, qualche freccia al suo arco più di me». Torino, il (Comunale» e il derby: tre sensazioni che Radice non riesce né vuole scindere, gustare separatamente: (Quel campo, quelle sfide sono una parte della mia vita, forse la migliore. Dovunque il derby è qualcosa fuori dall'ordinario, ma a Torino lo è ancora di più: uno scontro fra stili di vita, mentalità, mondi lontanissimi. Impossibile restare neutrali, o almeno distaccati, protetti dall'alibi della professionalità. Il derby ti prende alla gola, ti devi schierare col cuore, non con la testa. E io fui subito torinista. Torinista dentro. Sapete qual è il giudizio sulla Roma che mi ha fatto più piacere? Quando hanno detto che questa squadra assomiglia, nel gioco e nello spirito, al mio vecchio Toro». Già, la Roma. Un amore intenso, da consumare in fretta, con addosso la nostalgia per una conclusione apparsa subito inevitabile: (C'è però l'altre lato della medaglia. Io e la Roma ci siamo fatti anche del bene. Un anno fa la squadra era in declino e il sottoscritto un allenatore reduce dall'esonero più amaro della sua carriera. Siamo risorti insieme: c'è stata qualche pausa, seguita sempre da una reazione rabbiosa, vincente. Adesso abbiamo l'Europa in tasca ma non stiamo smobilitando. Dopo lo 0-4 rimediato in casa con il Milan, io e i giocatori abbiamo fatto un patto: azzerare tutto e cominciare un nuovo campionato dentro il camj pionalo. Non so dove arriveremo, ma sarà in alto, vedrete». 11 futuro è una muta di voci che si rincorrono sui giornali, abbaiando le località più disparate: Bergamo, rifiutata per la magrezza dell'ingaggio, Bolo¬ gna, vietata dal perentorio «mei» dell'odiato general manager Sogliano, Udine, se i friulani sopravviveranno in A, o magari ancora Roma, con passaggio in traghetto sull'altra sponda del Tevere: «Non escludo niente, neppure la Lazio. Ma dai semplici contatti al "nero su bianco" in calce ad un contratto ce ne passa». Calieri non vede l'ora di mettergli sotto il naso penna e foglio di carta, ma i tifosi biancazzurri storcono il naso e il timore di un caso Manfredonia all'incontrano, benché sminuito dalla minore identificazione di Radice con uno dei due schieramenti capitolini, potrebbe costringere il presidente laziale a una sgradita retromarcia. In attesa degli eventi, fa bene al cuore godersi per l'ultima volta il «Comunale», per cominciare già da adesso a rimpiangerlo: «Ho visto lo stadio della Continassa. Bello, per carità. Ma inevitabilmente freddo, senz'anima. I ricordi li scrivono gli uomini e il fascino della nuova struttura non puoi certo trovarlo nei progetti degli architetti. Lo disegneranno, stagione dopo stagione, le gesta dei giocatori. Io giocatore, ahimè, non lo sono più da un pezzo. Ma vorrei contribuire egualmente. Sedendomi su quelle panchine nuove di zecca al timone di una grande squadra». Massimo Gramellini Radice stringe la mano a Viou E' il giorno della tua presentazione, U scorsa estate. Ha par l'ex allenatore granata non c e un futuro sulla panchina giallorossa. al suo posto arriverà Bianchi

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