Al tramonto la stella di Walesa
Al tramonto la stella di Walesa Accusato di essere rozzo e autoritario, ha detto: «Non scordate quando lottavo da solo» Al tramonto la stella di Walesa L'ala dura di Solidarnosc lo attacca al Congresso DANZICA dal nostro inviato Il vento della contestazione anti-walesiana si è improvvisamente abbattuto sul secondo congresso di Solidarnosc spaccando il sindacato tra i pionieri delle barricate che dieci anni fa lo iniziarono nella lotta al regime comunista e gli eredi politici che hanno raccolto a distanza il frutto della vittoria con la conquista del potere a Varsavia. E l'elettricista di Danzica, per natura incendiario, ha dovuto indossare i panni del pompiere per spegnere il fuoco, difendere a spada tratta il proprio operato «quando fui lasciato solo a guidare il nostro autobus sgangherato» e riconquistare la platea. Ma il suo è stato un successo sofferto, specchio fedele del malessere calato sul movimento che continua ad interrogarsi sul ruolo da svolgere nella nuova Polonia. Ossia mantenere l'originaria unità sindacale, al servizio della classe operaia, oppure dividersi nell'incognita del pluripartitismo verso esperienze inedite, impreviste dallo statuto del 1980. Quel primo congresso fu dirompente, in sedici mesi esaltanti venne incrinata l'egemonia brezneviana che regnava sull'Europa dell'Est, furono lanciate le premesse degli spettacolari cambiamenti nell'impero sovietico. Adesso Solidarnosc ha indossato il doppiopetto della legalità, stenta a riconoscersi nel passato. La tumultuosa, convulsa giornata era cominciata durante la notte nel segreto della riunione indetta all'hotel Marina, a Gdynia, con la «congiura» promossa da alcuni delegati slesiani e della capitale. Una proposta sensazionale: perché non invitare al congresso, se pretendiamo di rispettare il diritto alla libertà di parola, anche i «guerriglieri della prima ora», ad esempio Andrzej Gwiazda e Marian Jurczyck di «Solidarnosc combattente», usciti dal movimento su posizioni di destra in opposizione alla corrente maggioritaria filo-cattolica? La mozione passava (218 sì, 131 no, 55 astenuti) scatenando l'irritata reazione di Walesa mentre rumoreggiavano i fedelissimi scottati dallo smacco. «Se vengono non mi siederà mai al tavolo con loro, uscirò dall'aula», esclama Walesa. Parla con foga, la voce quasi strozzata dall'emozione, mena fendenti su quanti gli rimprove: rano di aver imbarcato gli intellettuali nell'epoca gloriosa degli scioperi. «Allora però vidi giusto urlando che un giorno saremo stati al governo, oggi Mazowiecki ò primo ministro». Ed ancora: «So che criticate i miei vestiti non abbastanza eleganti, il modo rozzo di esprimermi, i discorsi che forse dovrei farmi scrivere onde evitare figuracce». Agli inevitabili errori di una direzione giudicata troppo autoritaria oppone le molteplici intuizioni, il «fuori le truppe sovietiche dal la Polonia», i costanti incitamenti all'esecutivo, rivendica «le battaglie conquistate nella solitudine della clandestinità». Per ultimo scaglia il colpo ad effetto, il gran rifiuto di leggere la relazione sul decennio di presidenza. «Non sarebbero bastate trecento cartelle. Mi avreste criticato lo stesso, preferisco il silenzio». Toccherà a un filosofo, il senatore Malakhowski, accorrergli in aiuto. «Lech, stai sbagliando, minacci di ritirarti da caporale ma resti il nostro maresciallo, non devi lagnarti, i consigli degli intellettuali ti hanno fornito le armi con cui hai vinto». A questo punto l'assemblea balza in piedi, applaude freneticamente il Premio Nobel. Basterà la mozione degli affetti ad attenuare l'onta del tradì mento che si voleva consumare ai suoi danni, tempesta rientra ta, ricomposte le divergenze, luce verde seppure appannata alla riconferma dell'uomo di Danzica al vertice della prossima Soli darnosc tuttora da definire? «I giochi rimangono aperti - afferma convinto Jerzy Wertcnstein. rappresentante dell'importante distretto di Mazowske -, Bisogna tenere presente che Lech Walesa nonostante le smentite aspira alla presidenza del Paese. Se perde la poltrona al vertice di Solidarnosc può andare a coltivare il suo orto. Però accanto narlo come uno straccio vecchio sarebbe ingiusto dopo quanto ha fatto per noi». [p. d. g.l Lech Walesa a! congresso di Solidarnosc, a Oanzica
Persone citate: Andrzej Gwiazda, Jerzy Wertcnstein, Lech Walesa, Marian Jurczyck, Mazowiecki, Walesa
Luoghi citati: Danzica, Europa Dell'est, Polonia, Varsavia
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