Il premier mette in riga Walesa
Il premier mette in riga Walesa Mazowiecki apre il Congresso di Solidarnosc: niente strappi pericolosi Il premier mette in riga Walesa «Abbiamo vinto il comunismo, ora avanziamo con giudizio» Manifesti contro il Nobel: sei il traditore dei lavoratori DANZICA DAL NOSTRO INVIATO Dalla tribuna di Solidarnosc, riunita per la prima volta in congresso dalla storica estate di Danzica dell'81, le macerie del socialismo reale appaiono ormai lontane, eppure la fragorosa caduta del regime jaruzelskiano è soltanto vecchia di un anno. Ma la ricostruzione resta «difficile, soprattutto dolorosa», ammette il primo ministro polacco Tadeusz Mazowiecki ed ecco subito il garbato quanto fermo invito a Lech Walesa di moderare la sua irruenza. «Sono e rimango con voi però non nutro alcuna invidia nei confronti dei vicini di casa dell'Est europeo che corrono a grandi passi sulla strada delle riforme. Abbiamo vinto il comunismo, adesso la via polacca verso la democrazia deve avanzare su ritmi più tranquilli, senza strappi pericolosi». L appello alla distensione interna, a non fare proprie le bru sche accelerate che tanto piacciono al sanguigno Premio Nobel ha dunque dominato la se (luta inaugurale del gran consulto convocato dal sindacato per i prossimi cinque giorni a Oliva. Ira Danzica e Gdynia. Ai 487 delegati in rappresentanza di oltre due milioni di iscritti, un quinta rispetto alla consistenza di dieci anni fa. la base in fermento chiede lumi e indicazioni sui modi per non deludere la gente stanca delle ri strettezze economiche in cui versa, mentre il vertice dilaniato dal gioco delle correnti invita la popolazione a non abbassare «la soglia della sopportazione» ed accettare ulteriori sacrifici inevitabili in vista del traguardo indicato da Mazowiecki: «Una Polonia libera governata da gente onesta». Le assise in verità erano iniziate sotto le austere volte della cattedrale di Oliva presenti il cardinale Gulbinowic, a nome dell'episcopato, e Tadeusz Fiszbach, ex boss comunista di Danzica da tempo in rotta con il partito disciolto in gennaio per ricostituirsi sotto l'etichetta socialdemocratica. Insieme hanno pregato, insieme hanno intonato l'inno nazionale nel segno di una straordinaria unità che tuttavia non sembra contraddistinguere Solidarnosc. E infatti le tesi precongressuali confermano l'ampiezza dello scontro di opinioni. Rimane aperta la questione dell'eventuale passaggio dalla matrice cristiana di movimento sindacale, elemento propulsore nella fine del totalitarismo, allo sbocco in partito o addirittura I in più schieramenti politici. C'è | chi propone l'ognuno per sé, alj tri propendono per il comproI inesso, cioè appoggi esterni al pluralismo ideologico. Poi si stagliano gli spinosi problemi imposti dal risanamento economico stretto tra l'incudine delle ! migliorie strutturali e il pesante martello della disoccupazio- ne. Nel mare magnum della platea gli umori per ora sono soffocati dalle procedure, dal varo di decine di commissioni di studio, dai saluti agli ospiti stranieri. E non è nemmeno mancata la contestazione. Simpatizzanti di «Solidarnosc combattente» hanno lanciato manifestini ostili a Walesa («Sei il traditore della classe lavoratrice») proprio quando dai minatori dell'Alta Slesia spuntava a sorpresa la candidatura alternativa di Wladislaw Frasyniuk alla presidenza del sindacato. Intanto fuori dell'aula sono entrati in sciopero i tranvieri di Danzica gridando «Basta con le chiacchiere, abbiamo stipendi da fame». [p. d. g.] mato: «E' all'ordine del giorno il problema di ripristinare relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e con l'Urss». Ha aggiunto che l'Albania «non è mai stata affetta da fobia nei confronti dei Grandi»; è vero, invece, che essa non accetta «intenzioni, imposte da uomini politici, le quali siano in contraddizione con la sua libertà, indipendenza e volontà». Alia ha sottolineato che il suo Paese, dopo la seconda guerra mondiale, si è sforzato di riallacciare con Washington le buone relazioni diplomatiche che esistevano in precedenza; gli Stati Uniti, invece, hanno sempre preteso che Tirana alterasse il sistema politico «scaturito dalla rivoluzione popolare», si sono opposti all'ingresso dell'Albania nell'Onu e hanno cercato di isolarla, creando tra i due Paesi «un abisso» che tuttora esiste. Stessa situazione con Mosca, che nel '61 ha sospeso unilateralmente le relazioni con Tirana, rea di non accettare l'egemonia sovietica. Se Mosca e Washington sono disposte ad accettare l'Albania «così com'è, non abbiamo alcun motivo di non rispondere favorevolmente», ha detto Alia, sottolineando che questo vale anche per Londra. Nel discorso Alia ha espresso anche l'interesse a stabilire relazioni diplomatiche con la Cee, in quanto questo «servirebbe ai nostri interessi economici e politici». II premier polacco Mazowiecki parla al Congresso di Solidarnosc
Persone citate: Alia, Lech Walesa, Mazowiecki, Tadeusz Fiszbach, Tadeusz Mazowiecki, Walesa
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