Nel pci diviso ognuno corre per sé di Alberto Rapisarda
Nel pci diviso ognuno corre per sé Come il partito di Occhetto, fra «sì» e «no», si presenta alle amministrative di maggio Nel pci diviso ognuno corre per sé Meno indipendenti, l'elezione non è più garantita ROMA. A Bologna, l'industriale Ostri, produttore di noti blue jeans, ha già fatto stampare migliaia di magliette di cotone con il suo marchio di fabbrica e la scritta: «Vota due torri». E' il nome della lista aperta del pei locale e gli elettori saranno subito in grado a. collegare le magliette pubblicitarie e la preferenza per Ostri, che è in lista. Ma, in fondo, l'industriale è un «esterno», che in passato ha già sperimentato campagne elettorali «personalizzate». A Roma, invece, circolano cartoncini che invitano a votare per alcuni candidati comunisti alle elezioni regionali e provinciali. E questa è una novità, perché non si tratta del tradizionale sistema di preferenze indirizzate dalle federazioni. Oggi che il pei è diviso di fatto in correnti, le federazioni non possono più dare indicazioni rigidamente vincolanti per gli iscritti, ma sono impegnate a fare una propaganda «uguale per tutti», secondo il patto stipulato tra lo schieramento del «sì» e quello del «no». Conseguenza implicita è che ogni candidato è autorizzato a organizzarsi la corsa per conto suo. In pratica, se vuole essere eletto, dovrà rimboccarsi le maniche e andare a cercare i voti di preferenza. Gli uomini del pei escono così dal regime «protezionista», che ha garantito sino ad ora l'elezione dei predestinati dal partito e dalle federazioni, e adottano le più rischiose regole del libero mercato. Il salto è assai lungo, e le conseguenze saranno imprevedibili. «Andare a cercar voti per se stessi? Molti si vergogneranno», prevede l'onorevole Maria Taddei, toscana, con un curriculum di tipo tradizionale alle spalle. Eppure, dovranno farlo. A Bologna i comunisti sperano di poter eleggere 26 consiglieri comunali, ma le preferenze suggerite sono quaranta, che è come dire tutti e nessuno. A parte il capolista, insomma, nessuno è garantito. Stessa regola negli altri seimilaquattrocento Comuni che il 6 maggio rinnoveranno la propria amministrazione. E così il candidato comunista si rassegna a farsi stampare un volantino, cercando però di marcare la differenza dalle dispendiose campagne personali in cui sono impegnati i candidati degli altri partiti. C'è una direttiva centrale che esorta a conservare, nei nuovi frangenti, uno stile antico e unanimemente apprezzato. I volantini dovranno essere sobri e di poco costo, non sono previsti manifesti individuali e spot televisivi. E, comunque, il candidato dovrà documentare al partito dove ha trovato i soldi per la propaganda personale. E si arriva al problema dei denari. Per ora la novità riguarda Comuni e Regioni. Ma la prossima volta sarà il turno delle politiche, e anche gli aspiranti parlamentari dovranno battersi nel libero mercato delle preferenze. E con quali mezzi?, già si chiedono quelli che a Montecitorio ci sono entrati. Lo stipendio dei parlamentari comunisti è dimezzato dalla quota da versare al partito, sia per tenere le retribuzioni non troppo distanti da quelle dei funzionari dell'apparato, sia perché il partito si accollava per intero le spese dell'elezione. Domani, se un parlamentare comunista vorrà essere rieletto, avrà bisogno di più soldi ed è quindi prevedibile che diventeranno più pressanti le richieste per conservare l'indennità intera, così come avviene oggi per gli indipendenti di sinistra. Ma anche rimanendo all'oggi il prosaico argomento dei denari qualche problema lo ha provocato, non tanto con i co¬ munisti iscritti quanto nella caccia agli «esterni». Fatto il bilancio finale il pei è riuscito a mettere in lista ottocento esterni su quasi trentamila candidati. Gli altri partiti ne hanno ancora di meno, ma questo non consola i dirigenti di Botteghe Oscure. E' successo che i personaggi di prestigio non si sono sentiti ovunque benvenuti, a causa dello scontro sotterraneo tra «si» e «no». Di conseguenza hanno sentito che, come tutti i candidati, avrebbero dovuto fare la fatica di andarsi a cercare i voti da soli per avere poi in cambio, se eletti, un netto danno economico. A Milano, diversi professionisti contattati dai messi di Botteghe Oscure per entrare in lista hanno opposto cortesi dinieghi anche perché ne avrebbero ricavato un sicuro danno economico. Ed ò vero, perché i consiglieri comunali non sono retribuiti. E allora, se proprio uno deve accettare una candidatura, è assai più appetibile la carriera in Consiglio regionale dove le retribuzioni si avvicinano a quelle dei parlamentari. M« la dissuasione più forte è uta per gli esterni dal mancato «benvenuto» unitario dei comunisti. Gli oppositori di Occhetto non se ne sono affatto dispiaciuti, impegnati come sono a dimostrare che la fase costituente deve alla fine riportare il pei al punto di partenza. I metodi per raggiungere questo obbiettivo sono diversi. C'è quello di fare fronteggiare le liste aperte del partito da liste «eretiche», come avviene ad Arezzo, Massa e Anghiari. C'è la possibilità di boicottare alle comunali la lista aperta non gradita e di concentrare i voti sulla lista del pei per le regionali, presentata ovunque col simbolo tradizionale. Di questo si discute tra quelli del «no», in via assai riservala, all'Aquila dove si osteggia la candidatura di Marco Pannclla. E il congresso, che a parole è chiuso per tutti, nei fatti continua. Alberto Rapisarda I VOTI DEL PCI NEGLI ULTIM110 ANNI o o ENRICO Zn BERLINGUER C\ 33,3% 31,5% 1979 1980 1983 1984 (pandlanl-LASTAMPA) ALESSANDRO C\ NATTA C\ 30,2°/< 1985 1987 ACHILLE ZTA OCCHETTO zn 27,6% 1989
Persone citate: Alessandro C, Maria Taddei, Natta, Occhetto
Luoghi citati: Anghiari, Aquila, Arezzo, Bologna, Massa, Milano, Roma
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