Divisi sull'effetto serra

Divisi sull'effetto serra Si è aperta con una polemica la conferenza di Washington Divisi sull'effetto serra //presidente Bush annuncia stanziamenti per altri studi sul fenomeno «Ma fa poco contro l'inquinamento», replicano ambientalisti ed europei WASHINGTON. Da ieri a Washington si discute di «effetto serra». Alla conferenza, organizzata dalla Casa Bianca, partecipano 17 nazioni, fra cui tutte quelle della Comunità europea (per l'Italia c'è il ministro dell'Industria Battaglia), ma pochi si aspettano novità. Anzi, secondo i critici di George Bush, i lavori serviranno al presidente americano per giustificare il fatto di non aver preso ancora alcun provvedimento concreto, con la scusa che dell'effetto serra non si sa ancora abbastanza. Bush non ha fatto molto per smentirsi. La sua idea, infatti, è che l'effetto serra dev'essere ancora approfondito, e che quindi l'unica cosa da fare, per ora, è studiare. A questo scopo, ha detto ancora Bush, il governo americano ha stanziato un miliardo di dollari da destinare alla ricerca. Inoltre Bush ha sostenuto l'importanza di conciliare i problemi ambientali con quelli produttivi, e questo ha fatto storcere la bocca agli ambientalisti, che già nei giorni scorsi aveva¬ no ironicamente commentato il fatto che alla conferenza non fossero presenti né lo United Nations Environment Programme, né la World Meteorological Organization, cioè le due organizzazioni globalmente impegnate sul problema. Da parte loro, anche i delegati europei si dicono un po' perplessi, e alcuni guardano con preoccupazione all'intento americano di tenere fuori il problema dell'ambiente dal prossimo vertice delle sette maggiori potenze industriali, in programma a Houston, in luglio. L'appuntamento più importante su questo problema è comunque la conferenza che avrà luogo in Norvegia alle metà di maggio, dove si spera di arrivare allo stabilimento di norme vincolanti per tutti i 35 Paesi aderenti. E la riunione di Washington è considerata una sorta di «incoraggiamento» nei confronti degli Stati Uniti, affinché passino «dalla leadership di facciata alla leadership dell'azione», come ha detto il responsabile della Environ- mental Action Foundation, Ruth Caplan. La fascia di ozono che circonda il pianeta e che è la responsabile primaria della creazione dell'effetto serra, viene creata dall'immissione nell'atmosfera del biossido di carbonio, prodotto dall'attività industriale, dagli scarichi delle automobili e dagli impianti di riscaldamento. Il 23 per cento del biossido di carbonio «prodotto» nel mondo viene dagli Stati Uniti, e quindi, secondo gli ambientalisti americani, ce n'è abbastanza per cominciare a fare qualcosa. Ma Bush, come si è visto, è per l'approfondimento teorico. Profeta del Presidente, in questa posizione, è il suo consigliere scientifico Alien Bromley, nemico dichiarato delle «iniziative affrettate». Finora le visioni attendiste hanno prevalso. Ma tutti si aspettano che quanto prima, spinto dai sondaggi d'opinione che «muovono» sempre più in favore della difesa dell'ambiente, Bush finirà per cambiare strada, [e. st.)

Luoghi citati: Italia, Norvegia, Stati Uniti, Washington