E' vietato arrestare i ladri di quartiere di Livio Zanetti

E' vietato arrestare i ladri di quartiere LO STATO ALTERNATIVO E' vietato arrestare i ladri di quartiere DICEVA Leonardo Sciascia che a Catania, ex area «babba» intensivamente mafiosizzata, bastava star fermi un quarto d'ora in un punto qualsiasi della città per assistere a una rapina o come minimo a uno scippo. Correva l'anno 1974. Da allora i tempi tecnici si sono enormemente ristretti, e oggi basta aspettare quattro minuti o cinque per imbattersi in spettacoli anche peggiori. Ma non è questa la sola differenza, purtroppo, fra il '74 e oggi. In quegli anni tutto sommato ancora piuttosto riposanti, se per caso un rapinatore veniva colto sul fatto dagli agenti di polizia, lo trasferivano in Questura senza troppi problemi. L'arresto del ladro in flagranza di reato rientrava ancora nell'ordinaria amministrazione. Oggi un evento del genere va senz'altro catalogato nella sfera delle ipotesi fantastiche. Oggi succede che gli abitanti del luogo circondino la polizia, le tolgano di mano il ladro, e lo restituiscano libero alla comunità di quartiere perche il quartiere è ormai uno Stato sovrano, che in quanto tale considera gli interventi dei poteri esterni come un'intrusione illegittima da respingere con la forza. E' accaduto domenica a Catania nel quartiere di San Giovanni Galaerno, ma dicci giorni fa era successo a Napoli in un altro rione, e quattro settimane prima a Reggio e via di seguito. L'aneddotica in materia è così ricca che ha prodotto uno stato d'assuefazione diffuso, grazie al quale i quotidiani confinano la notizia in terza o quarta pagina con titolo su una colonna e trenta righe circa, più una breve postilla sulla questione meridionale. Chiamare in causa la questione meridionale o il sottosviluppo, però, non basta a spiegare come mai non soli tanto qualche quartiere, ma 1 intere città e addirittura in¬ tere regioni vivano completamente al di fuori della legalità, come mai a centotrent'anni dalla formazione dello Stato unitario si debba assistere al suo progressivo sfaldamento. Il fatto è che sulla questione meridionale si è ormai installata, stabilmente, una questione statuale. E' in atto una specie di risacca storica che spinge lo Stato unitario a ritirarsi da intere zone del territorio nazionale, lasciandole in dote a un nuovo potere. Fondato su solide basi economicocriminali é organizzato in un sistèma di alleanze se^^^^ miufficiali, Jl >r questo nuovo Wf-fó- potere, dopo jÉfc aver permeato a fondo la società civile si è costituito in Stato alternativo, con le sue leggi, le sue istituzioni, i suoi apparati e perfino le sue | forze armate, i tutte assolutali mente arbitra I rie ma tutte I notevolmente efficienti. Di questo Stato abusivamente vicario lo Stato centrale è fornitore primario: eroga i fondi che quell'altro amministra, emana le leggi che quello interpreta a modo suo. indice le elezioni che quello controlla come vuole. A questo punto risalire la china, recuperare le posizioni perdute, in poche parole restaurare il primato della Legge e le regole della Costituzione è un'impresa estremamente ardua. E pensare di condurla a termine con gli attuali espedienti, senza ricorrere a misure d'emergenza, è una pura illusione. Le misure d'emergenza non piacciono, evocano ricordi amari. Come per esempio quello del terrorismo. Ma la situazione che s'è venuta a creare in Sicilia, in Campania e in Calabria non è forse una situazione d'emergenza più grave ancora di quella degli anni di piombo, più pericolosa di tutte quante le emergenze che la Repubblica si è trovata ad affrontare in questi ultimi quarantanni? Livio Zanetti ±1 ^^^^ Jl >r Wf-fó- jÉfc | i li I I

Persone citate: Leonardo Sciascia

Luoghi citati: Calabria, Campania, Catania, Napoli, Reggio, Sicilia