La Pasqua uniate

La Pasqua uniate La Pasqua uniate «Liberi, dopo 44 anni» MOSCA. Da decenni l'Urss e l'Europa dell'Est non avevano vissuto una Pasqua così. A Bucarest, a Sofia, a Belgrado, le televisioni di Stato hanno trasmesso in diretta le celebrazioni pasquali a cui hanno partecipato folle enormi di fedeli, in un'atmofera che era ovunque di intensa emozione. Anche la televisione sovietica ha rilanciato in tutta l'Urss le immagini della Pasqua che quest'anno, evento raro, è caduta nello stesso giorno per tutte le confessioni cristiane del Paese: ortodossi, cattolici, armeni, luterani e battisti. Ma la festa più sentita è stata probabilmente quella dei cattolici di rito orientale del'Ucraina, i cosiddetti uniati, che hanno potuto celebrare liberamente la Pasqua per la prima volta dopo 44 anni. La loro Chiesa, che conta circa cinque milioni di fedeli, fu sciolta per legge da Stalin nel 1946 col passaggio di ogni proprietà alla Chiesa ortodossa; domenica ha vissuto finalmente un'intera giornata di festa popolare all'aperto. Per celebrare il ritorno alla luce di questa comunità dalle catacombe è stato scelto un grande parco cittadino. La festa ha voluto marcare l'aspirazione alla convivenza tra ucraini di confessioni diverse, dopo la lotta per il possesso delle chiese tra cattolici e ortodossi che aveva avvelenato la settimana santa, con accuse di violenze e ricorsi alla magistratura. Ancora nella notte fra sabato e domenica s'era visto il segno della divisione: quattro diverse veglie pasquali, tutte di cristiani, si svolgevano in punti diversi di questa città di poco più di mezzo milione di abitanti. La più affollata era la chiesa della Trasfigurazione, occupata dai cattolici uniati ma non ancora in loro pacifico possesso (il parroco attuale, Jaroslav Chulchnij, è convocato per martedì in tribunale, su denuncia degli ortodossi). A loro volta gli ortodossi, in duecento circa, hanno celebrato i loro riti notturni all'aperto, col loro vescovo, dinanzi alla porta dell'antica cattedrale cattolica di San Giorgio, chiusa al pubblico, per dimostrare che non sanno dove andare dopo che il Soviet comunale di Leopoli ha restituito ai cattolici il tempio che questi avevano avuto fino al 1946. Altri separati riti hanno svolto, nella stessa notte, gli ortodossi «autocefali» - che affermano di non voler stare né coi cattolici né con gli ortodossi dipendenti dal Patriarcato di Mosca - e i cattolici di rito latino! in gran parte polacchi e lituani che costituiscono una cospicua minoranza nella stessa città. Ma la festa con maggiore afflusso di popolo si è svolta dalla mattina fino al tramonto nel parco sulle colline ai limiti della città (il «Taras Chevchenko» intitolato al poeta romantico che simboleggia l'animo ucraino), ornato da vessilli gialli e celesti degli indipendentisti. Promossa dai greco-cattolici di intesa col movimento degli autonomisti ucraini (il «Rukh», che sta conquistando la maggioranza in tutte le assemblee della regione), la messa ha unito cori di parrocchie diverse con balli e inni nei costumi nazionali della vecchia Ucraina, tra le baracche di legno d'un villaggio storico ricostruito tra gli alberi e con molte bandiere. Nel pomeriggio si sono esibiti cavalieri cosacchi giunti dall' Ucraina orientale e quasi tutti ortodossi per testimoniare, con le loro esibizioni e i loro canti, come hanno detto, «una nuova fraternità e unione degli ucraini, ortodossi e cattolici, dell'Est e dell'Ovest». Ospite d'onore alla grande festa all' aperto era il vescovo Volodimir Sterniuk, di 85 anni, nominato in clandestinità nel 1964 e uscito allo scoperto solo nell'88 dopo anni di segregazione (e dopo aver fatto, oltre ad un lustro di lavori forzati, lo spazzino, l'infermiere e il guardiano di parchi pubblici). Circondato con rispetto da deputati eletti di recente al Soviet di Mosca o al Consiglio ucraino, da poeti e scrittori locali, l'anziano vescovo ha ripetuto l'appello alla calma e alla non violenza a tutti i cristiani, ma ha invocato anche il ristabilimento della giustizia verso la sua comunità, che è ancora ignorata dalle leggi anche se di fatto tollerata. «Noi celebriamo nella gioia, insieme, la resurrezione di Cristo e quella della nostra Chiesa», ha detto il vescovo. Ma l'elemento dominante della festa che ha seguito i riti sacri è stata la fraternità nazionale, in nome di una ripetutamente esaltata «unità ucraina». Un deputato locale, citando le parole del poeta Chevchenko, ha ricordato «l'unione del grande popolo ucraino, ortodosso e cattolico, che festeggia ora una resurrezione religiosa ed una nazionale». Qualche oratore improvvisato, salito sul palco, ha invitato ad applaudire «un'unica Ucraina unita e indipendente», sotto gli occhi di militari che non sono intervenuti in nessun caso. [e. st.] f

Persone citate: Cristo, Jaroslav Chulchnij, Stalin