Si può bere l'acqua marrone

Si può bere l'acqua marrone «Non è dannosa alla salute». Per l'emergenza idrica 400 miliardi Si può bere l'acqua marrone Esperti della Sanità sul «c^so Napoli» ROMA. «Bevete pure l'acqua marrone». Il colore sarà assai poco invitante, «indesiderabile» come le sostanze chimiche riscontrate dalle analisi, ma l'acqua di Napoli è potabile. Non comporta rischi per la salute e può essere destinata al consumo umano: questo il parere del Consiglio superiore di Sanità, seconda sezione, comunicato ieri al ministro della Sanità De Lorenzo e alla direzione generale dei servizi di igiene pubblica. Pronta la risposta del ministro: il sindaco di Napoli e la Regione Campania facciano ora l'uso che credono del parere tecnico-scientifico richiesto. Esso consente agli enti locali di concedere la deroga alla nonpotabilità, «se lo riterranno opportuno». Acqua torbida e scura? Impossibile negarlo, ma non fa male, assicura il Consiglio. E aggiunge: il vero pericolo verrebbe dal divieto di aprire il rubinetto, che renderebbe difficile mantenere «adeguati livelli di igiene». Ecco, punto per punto, le valutazioni espresse dal Consiglio. Non è tossica. A giudizio del Consiglio superiore di Sanità, nessuno dei parametri delle analisi, ovvero ferro, manganese, nitrati e fluoro, appartiene all'elenco delle sostanze tossiche previste da un decreto del Presidente della Repubblica dell'88. Tali parametri, puntualizza il Consiglio, rientrano nell'elenco delle sostanze classificate come «indesiderabili». Concentrazioni elevate, ma non troppo. Si ammette che nell'acqua di Napoli le concentrazioni di tali sostanze sono più elevate dei valori-limite indicati dal decreto presidenziale. Ma queste non hanno, «di regola», superato «i valori massi- m.r ammissibili indicati da un altro decreto, questa volta ministeriale, datato il 14 luglio 1988». E inoltre la situazione sta migliorando. «Si tiene altresì conto - precisa il Consiglio superiore di Sanità - della tendenza di fondo del fenomeno verso un miglioramento», perché i valori di ferro, manganese, nitrati e fluoro stanno «progressivamente diminuendo». Migliorerà anche l'erogazione, ma bisogna aspettare. Secondo il Consiglio bisogna considerare che l'attuale erogazione «ha un carattere transitorio» e migliorerà quando verranno completate «opere già iniziate», che consentiranno di usufruire di «nuove fonti di approvvigionamento». Guai se l'erogazione fosse sospesa. Se venisse vietato l'uso dell'acqua di rete o a scopo potabile, sarebbe troppo difficile mantenere «un approvvigionamento sostitutivo di emergenza» che garantisca nel tempo «un adeguato livello igienicosanitario, con grave rischio per la salute collettiva». Emergenza idrica. Mentre il Consiglio superiore di Sanità si pronunciava sull'acqua di Napoli, a palazzo Chigi, nel corso di una riunione interministeriale, si discuteva di emergenza idrica. Per fronteggiare la crisi, il governo dovrà destinare 405 miliardi alla realizzazione di opere già programmate e di interventi straordinari. Ma manca ancora la copertura finanziaria necessaria all'operazione: se ne parlerà nel consiglio di gabinetto o in un vertice interministeriale. Tre le priorità di spesa indicate al governo nel corso della riunione di ieri, diretta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Cristofori e alla quale hanno partecipato i ministri della Protezione Civile, Lattanzio, della Sanità, De Lorenzo, del Mezzogiorno, Misasi, delle Regioni Maccamco e i sottose¬ gretari all'Agricoltura Cimino e dell'Industria, Fornasari. Il programma. Grandi opere, cioè dighe e acquedotti importanti ed estesi, da realizzare nel Mezzogiorno entro l'autunno: 220 miliardi. Piccole opere, già programmate, da portare a termine entro l'estate: 70 miliardi da destinare al Nord, 25 al Sud. Interventi straordinari del ministero della protezione civile per l'emergenza (tra i quali è prevista l'utilizzazione di autobotti e navi cisterna): 90 miliardi. E' stato affrontato a parte il capitolo della costruzione dell'acquedotto della Campania occidentale. Per lo scavo di nuovi pozzi che sostituiscano quelli inquinati del Napoletano è prevista una spesa di 30 miliardi. In entrambi i casi i ministri hanno confermato l'intenzione di mettere a punto «interventi accelerativi straordinari». «Tutte le iniziative dovranno essere decise tramite ordinanze del ministero della protezione civile - ha detto Cristofori al termine della riunione -. Le risorse dovranno essere attinte a leggi già esistenti». Gli sprechi. Gli acquedotti italiani fanno acqua da tutte le parti. Dagli impianti, lungo le tubazioni, si perde il 30 per cenio dell'acqua distribuita. L'urgenza di razionalizzare la rete k'nca esistente è stata sottolineata nel convegno che si è concluso ieri a Sorrento. E' necessario, hanno sottolineato gli esperti, riparare al più presto almeno 50 mila dei 150 mila chilometri di condotte, eliminare il fenomeno dei pozzi abusivi (oltre due milioni in tutto il Paese) e incentivare la collaborazione fra centri di ricerca universitaria e gestione degli acquedotti. [m. c. b.)

Persone citate: Cristofori, De Lorenzo, Misasi

Luoghi citati: Campania, Napoli, Roma, Sorrento