Un governo di tecnici dopo la satrapia del Posok di Giuseppe Zaccaria
Un governo di tecnici dopo la satrapia del PosokGRECIA Costantino Mitsotakis guiderà la squadra dei conservatori, un incarico anche all'ex comunista Mikis Theodorakis Un governo di tecnici dopo la satrapia del Posok // vecchio Papandreu riunisce il suo stato maggiore: «E ora diamo battaglia» ATENE DAL NOSTRO INVIATO «Governeremo con maggioranza esigua, ma non avevamo scelta. Con quel che accade nel resto del mondo, il programma che intendiamo attuare è condizione indispensabile per la sopravvivenza»: proprio nel momento in cui, con questa dichiarazione, Costantino Mitsotakis celebra la svolta conservatrice nel governo greco, l'opposizione populista del «Pasok» comincia a vivere le sue prime convulsioni. Paiono storie parallele, che si snodano ciascuna coi suoi riti ma in base a cadenze quasi sincroniche. Dinanzi al Parlamento, la folla dei «nuovi democratici» celebra la nascita del governo Mitsotakis con cori di clacson e sventolio di bandiere. Poche centinaia di metri più in là, dinanzi alla sede del «Pasok», cinquanta persone accol¬ gono con un applauso e qualche slogan l'arrivo di Andreas Papandreu. Visto in tv, il leader del nuovo europeismo greco sembra tirato a lucido. Visto da vicino, il comandante degli sconfitti si direbbe altrettanto in forma. In Parlamento, il blu ministeriale di Mitsotakis è stato preceduto da scorte di motociclisti e sventolio di vessilli. Al «Pasok», prima di Papandreu è giunta solo una Melina Mercouri combattiva e patita. «Intendiamo operare nella prospettiva del prossimo quadriennio», dichiara al Parlamento Mitsotakis. «Dobbiamo prepararci a un'opposizione che darà i suoi risultati entro ottobre», dice Papandreu agli uomini del «Pasok». In una svolta che si avvia senza personaggi-simbolo, c'è già un simbolo della vecchia Grecia che comincia a scricchiolare. Non si fonda su immagini, il governo Mitsotakis. Si limita a proporre uno schieramento di tecnici e politici collaudati come Miltiadis Evert (già sindaco di Atene, noto per un'impostazione dirigista che contrasta in parte col liberismo del suo partito, e oggi vicepremier), Jorghos Souflias (già ministro dell'Economia nel governo di «catarsi», una Cassandra che inutilmente aveva cercato di far passare una legge finanziaria che avrebbe anticipato l'imminente stretta economica), Antonis Samaras (34 anni appena, campione di un liberismo rampante: nuovo ministro degli Esteri). Perfino una metafora vivente come Mikis Theodorakis, musicista, campione della libertà, comunista che ha attraversato tutti gli schieramenti per approdare alla moderazione, viene proposto solo come ministro senza portafoglio. Si diceva volessero affidargli la Cultura: al suo posto c'è Tzannis Tsannetakis, grigio componente del vecchio governo liberal-comunista. Eroe della* Resistenza, riferimento storico nel comunismo greco, il compositore aveva dichiarato pubblicamente che soltanto un governo monocolore di destra sarebbe stato il grado di far uscire il Paese dalla crisi economica che lo affligge da oltre dieci anni. Un esecutivo comunque scialbo ma,grintoso, impersonale eppure operativo: l'esatto opposto, insomma, di quella specie di culto della personalità che negli ultimi otto anni aveva accompagnato la gestione socialperonista di Papandreu. Nella sede del «Pasok», nella stanca attesa di un gruppetto di cronisti poètici (e nel disinteresse, se si escludono pochi italiani, dei giornalisti stranieri) Papandreu riunisce l'esecutivo del «Pasok» per annunciare che nulla è perduto. «L'opposizione servirà a corroborare le nostre forze. Le amministrative di ottobre rappresentano il primo banco di prova». Il primo, per la verità, si presenterebbe già alla fine del mese con l'elezione del presidente della Repubblica, ma per quella scadenza neanche un grande affabulatore come «Andrea» può ipotizzare credibili contrapposizioni. «Nea Demokratia» ha offerto il ruolo a Costantino Karamanlis, lui si è riservato una risposta. Ma intanto, nella satrapia di Papandreu già affiora qualche crepa. Il vecchio leader l'ha promesso ieri: «Entro giugno, il Pasok terrà il suo congresso». E' solo un annuncio, ma significativo: erano diciannove anni che il movimento peronista greco non rivedeva i suoi organi dirigenti. Giuseppe Zaccaria
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