Due rabbini «tradiscono» Peres
Due rabbini «tradiscono» Peres Dopo le minacce della destra, che accusa: il leader laborista vende Israele agli arabi Due rabbini «tradiscono» Peres Salta in extremis il governo GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Il premier incaricato, il leader laborista Shimon Peres, ha rinunciato ieri a chiedere alla Keneset un voto di fiducia al suo nuovo governo, dopo aver constatato, pochi minuti prima della seduta appositamente convocata, di non avere più nemmeno una stentata maggioranza. Durante la nottata precedente due deputati-rabbini dell'unico partito confessionale disposto ad appoggiare i piani di pace laburisti, l'Agudat Israel, avevano maturato una crisi di coscienza. Da sempre fautori della «Grande Israele», uno si è dimesso dalla Keneset pur di non votare per Peres, l'altro ha annunciato che formerà una lista indipendente. Peres, il cui mandato per formare un governo scadeva ieri, ha dunque ottenuto dal capo dello Stato, Haim Herzog, una proroga di due settimane. Ma il compilo che lo attende appare più arduo che mai. L'ipotesi di un governo laborista di minoranza, appoggiato dall'esterno dai deputali dell'estrema sinistra favorevoli al dialogo con l'Olu, ha suscitalo l'opposizione di forze politiche e sociali disparate: quella dei partili confessionali, che costituiscono l'ago della bilancia della politica israeliana; quella dei coloni dei territori occupati, che vedono nei progetti di Peres un «grave pericolo per la terra d'Israe¬ le»; e quella di un grosso movimento spontaneo di protesta laica che sabato scorso ha espresso l'indignazione del Paese per i mercanteggiamenti alla Keneset delle alleanze politiche, invocando una riforma istituzionale. La goccia che ha fatto riversare oltre 100 mila dimostranti nella principale piazza di Tel Aviv è stato l'annuncio che Peres era riuscito a spezzare lo stallo alla Keneset fra l'area laborista e quella del «Likud», grazie alla defezione di un deputato liberale. Costui era stato indotto a varcare le linee dalla promessa di essere incluso nel gabinetto Peres. Ieri però la defezione dei due deputati dell'Agudat Israel ha confermato che le manovre di corridoio non possono alterare la spaccatura nel Paese tra quanti vogliono intraprendere un dialogo di pace con i palestinesi e quanti ritengono che l'Intifada possa ancora essere repressa. Questi ultimi temono che il dialogo con i palestinesi si concluda con il ritiro di Israele dai Territori e da Gerusalemme Est. I principali esponenti del movimento dei coloni hanno perciò avvialo una campagna per mettere in guardia l'opinione pubblica dal nuovo governo «che - hanno sottolineato - gode già dell'appoggio dei deputali arabi israeliani e dello stesso Arafat». Un esponente dei coloni ha sostenuto che il governo di minoranza laborista è forse legittimo per la Keneset, ma non per l'ortodossia ebraica e pertanto non avrebbe l'autorità morale per prendere decisioni tali da influenzare il futuro di Israele. I coloni si sono detti dunque decisi a «stringere d'assedio» il Parlamento e l'ufficio del premier, se Peres formerà questo «governo scellerato». Al tempo stesso il leader laborista non sembra sia riuscito finora ad adeguarsi alla nuova realtà politica israeliana, che cioè le sorti dei governi non sono stabilite più a Tel Aviv, dove hanno sede i partiti laici, ma nella cittadina ortodossa di Bene Braq: è da là che i partiti confessionali traggono i loro principali appoggi. «Mi sono svegliato stamane e ho constatato che non godevo più dell'appoggio di due deputati dell'Agudat Israel», ha confessato ieri Peres. Secondo una versione, aveva le lacrime agli occhi, lacrime di rabbia ma anche di frustrazione per non aver valutato a sufficienza l'ascendente sui due transfughi del rabbino Menachem Schneerson (88 anni, controlla da Brooklyn un movimento religioso israeliano) e di Moshe Hager, capo del collegio rabbinico Poniviec di Bene Braq. E' quindi difficile ritenere che siano coronati da successo gli sforzi di Peres di formare un governo «di pace». I la bori sii non scartano due altre ipotesi: un governo d'unità nazionale o elezioni anticipate. [f. a.] I leader laborista israeliano Shimon Peres
Luoghi citati: Gerusalemme, Gerusalemme Est, Israele, Tel Aviv
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