L'Ucraina invoca la sovranità economica di Guido Rampoldi

L'Ucraina invoca la sovranità economica Il vento di Vilnius spazza il granaio dell'Urss, sul municipio di Leopoli l'antica bandiera giallo-azzurra L'Ucraina invoca la sovranità economica E i cattolici uniati alimentano la spinta indipendentista LEOPOLI DAL NOSTRO INVIATO Il vento di Vilnius spazza l'Ucraina, il granaio dell'Urss, la seconda Repubblica per popolazione e capacità produttiva. A due settimane dal trionfo del movimento indipendentista Rukh nelle elezioni ucraine, l'antica bandiera gialla e azzurra che simboleggia l'indipendenza nazionale già sventola sul municipio di Leopoli, sull'università che si è autoproclamata autonoma, nei cortei dei cattolici uniati che con l'appoggio del nuovo potere vanno alla riconquista della cattedrale contro gli ortodossi sostenuti da Mosca. Nelle strade di Kiev i giovani che manifestano in favore della secessione lituana cantano il vecchio inno nazionalista, «Porteremo in alto la nostra Ucraina». E ormai ovunque nelle grandi città, da Leopoli a Kharkov, dilaga lo slogan del Rukh, «indipendenza graduale». Dove quell'aggettivo tattico, «graduale», è ingannevole. Già a maggio, infatti, le palle di neve che stanno rotolando in questi giorni potrebbero provocare una valanga sull'Urss: nella prossima sessione del Soviet ucraino i deputati del Rukh proporrano di dichiarare la «sovranità economica» della Repubblica su tutte le risorse e gli stabilimenti industriali dell'Ucraina. «Abbiamo trovato un accor¬ do con i deputati delle altre regioni», dice il sindaco di Leopoli Bohan Kotyk, comunista sponsorizzato dal Rukh. In realtà Rukh, che si è presentato solo in un terzo di circoscrizioni, nel Parlamento ucraino controlla 145 voti su 450, ma ha fondate speranze di trovare alleati all'interno del partito comunista ucraino, che dà segni di sfaldamento. «Comunque andrà - dice il medico Stepan Chmara, deputato di Kiev la questione è tosta, e nei prossimi mesi diventerà cruciale». Cruciale, forse, anche per il destino dell'Urss. L'Ucraina produce il 56 per cento di tutto il grano dell'Urss, il 24 per cento della carne, il 25 per cento dei cereali, senza contare motori (32 per cento) e televisori (34) che difficilmente troverebbero un mercato ad Ovest. Applicando il principio della «sovranità economica», l'Ucraina sarebbe libera di commerciare con l'Occidente una ricchezza che è essenziale per l'economia sovietica, che perciò viene per buona parte convogliata a Mosca e da lì distribuita tra le Repubbliche con sperperi immensi. La gente di Leopoli non dovrebbe più centellinare il latte o prenotarsi con una settimana di anticipo per una saponetta, ma la «secessione economica» avrebbe effetti devastanti nelle Repubbliche più povere. Ma a Kiev, a Leopoli e nelle altre grandi città, dove il Rukh ha stravinto conquistando l'egemonia assoluta nei consigli comunali, le maggioranze hanno dimostrato di non credere più nell'Urss o almeno nell'Urss attuale. La vittoria ha schiuso le ali ad un nazionalismo antirusso che ormai dilaga nella parte occidentale della Repubblica e tenta vasti settori del partito comunista. E anche se nelle regioni orientali la spinta indipendentista è più fievole, sembra comunque venir meno lo zoccolo duro dell'Unione Sovietica, quello scheletro slavo (Russia-Bielorussia-Ucraina) che pareva ar¬ ginare la disgregazione. Una scena simbolica di questa frattura è offerta dal conflitto tra i cattolici uniati, una sorta di Chiesa nazionale abrogata nel '46 da Stalin in linea con la politica di «russificazione», e il patriarcato ortodosso, cui il Cremlino consegnò le chiese: 4 mila chiese di cui ora gi uniati, risorti dalle foreste dove celebravano le loro messe clandestine, pretendono la restituzione. Il negoziato è franato su) nascere, quando l'arcivescovo uniata Volodimir Sternyuk ha abbandonato la sede di trattative per i motivi che ci spiega così: «Gli ortodossi, colonialisti e stranieri, non volevano ammettere la loro complicità russa con Stalin, e la delegazione vaticana non ha difeso gli uniati come si doveva». Adesso la contesa è accampata davanti alla cattedrale di San Giorgio, a Leopoli, che gli ortodossi rifiutano di riconsegnare. Due messe in contemporanea: gli uniati con le bandiere ucraine, davanti al portone chiuso, gli ortodossi senza bandiere, ai piedi della scalinata. Ciascuna schiera di anziani fedeli accusa l'altra mostrando lividi e cicatrici. Ma gli «alleluia» dei cattolici irrompono come le fanfare di vittoria nelle pause di preghiera degli ortodossi. Infatti il Comune ha promesso la cattedrale agli uniati. Se gli ortodossi non abbandoneranno il campo, spiega il consigliere comunale Stefania Sabatura, saranno sfrattati per abusi edilizi: una piscina, e la sala per il biliardo costruiti dal metropolita in spregio ad architetture che rivelano l'origine austro-ungarica di Leopoli. Sindaco e giunta si dicono decisi a far rispettare il voto del Consiglio comunale, eletto a grande maggioranza nelle liste del «Blocco democratico» (clu; conta pure varie tendenze nazionaliste ucraine) ed a resistere anche alle pressioni di Mosca, ricevendo l'appoggio di quasi tutta la cittadinanza, ma non si celano il rischio di un difficile braccio di ferro con il potere centrale. A un'ora di macchina dal confine polacco, mentre occorre un'attesa più lunga per riuscire a telefonare a Mosca, Leopoli già si sente libera anche in questa confusione di segni, con il presidente dell'assemblea comunale che presta il giuramento sulla Bibbia e il sindaco che sotto il ritratto di Lenin si dichiara «comunista in disaccordo con Marx». Nessuno sembra temere il viceprocuratore generale ucraino, giunto in segreto a Leopoli dove il Rukh nacque nel maggio scorso per iniziativa di indipendentisti di vari orientamenti ed etnie e di intellettuali poi usciti dal pc. Questa stabi-, lizzante sicurezza muove atti che ancora un anno fa sarebbero parsi sconsiderati. A Kiev il centro studi del Rukh ha già pronto il piano di sviluppo per l'Ucraina «sovrana», sia che rimanga all'interno di una confederazione sovietica sia che esca dall'Urss. E un maggiore dell'Armata Rossa, Petro 7.clesky, a detta dei deputati del Rukh sta «organizzando un movimento per formare l'esercito ucraino». «Ormai anche molli circoli militari guardano con favore all'idea dell'indipendenza», dicono i deputati del Rukh Se è un sogno, il risveglio sarà amaro Guido Rampoldi

Persone citate: Lenin, Leopoli Bohan Kotyk, Marx, Petro, Stalin, Stepan Chmara