Pci: «Cara dc, non ci incanti più»

Pci: «Cara dc, non ci incanti più» Ieri, alla prima direzione dopo il congresso, la relazione di Massimo D'Alema Pci: «Cara dc, non ci incanti più» Secca replica all'ipotesi di «governissimo»: con lo scudoefociàtocontinuiamo a essere antagonisti Ma sul dialogo con i socialisti emergono divergenze: Magri accusa Occhetto di «presenzialismo» ROMA. Prima direzione comunista dopo il congresso lacerante e sei mesi di battaglie intestine. E primo sguardo al mondo esterno per capire cosa è successo nel frattempo e per decidere cosa fare dopo le elezioni di maggio. Ovvero, cosa rispondere alla de andreottiana se dopo le elezioni proponesse «governissimi» locali, giunte dcpsi-pci? Come comportarsi con la sinistra de che ha fatto battaglie convergenti col psi su droga e informazione? Cosa fare con Craxi a proposito delle riforme istituzionali? E' toccato a Massimo D'Alema, numero due del partito, rispondere a tante domande messe insieme. E' stato il debutto ufficiale del coordinatore della segreteria, cerniera tra il «sì» di Occhetto e il «no» che ieri si è presentato in direzione con propositi bellicosi. D'Alema ha risposto chiaro che il pei è antagonista della maggioranza moderata della de, sfida la sinistra de a dimostrare che non lavora solo per «una rinnovata centralità de¬ mocristiana» e conferma la svolta vera: «Craxi si è presentato come interlocutore fondamentale del processo da noi avviato». Se a proposito della de l'opposizione interna non fa obbiezioni, solleva dubbi invece sui risvolti pratici del dialogo col psi. Sino ad accusare il segretario Occhetto, come ha fatto Lucio Magri, di accettare le velleità presidenzialiste di Craxi. «Tu fraintendi volutamente quello che dico» ha risposto duro Occhetto. Certo è che il dibattito in direzione non è stato tranquillo e i propositi di una buona parte del «no» sono parsi tanto battaglieri da dare serie preoccupazioni al gruppo dirigente per lo svolgimento della campagna elettorale. Pietro Ingrao, uno dei tre portabandiera del «no», era stato invitato, a quanto pare, ad aprire ieri la tornata dei comizi elettorali a Roma, ma non ha accettato adducendo motivi di salute. Al suo posto ha parlato Aldo Tortorella, anche lui del «no» ma con l'incarico «istituzionale» di presidente del Comitato centrale. Su trentadue comizi che il pei terrà tra oggi e il 20 marzo secondo l'annuncio dato ieri dall'Unità, solo quattro sono di esponenti del «no». Tortorella a Roma, Natta a Sanremo, Chiarante a Forlì e Minucci a La Spezia. Ma quest'ultimo è ormai tra i meno distanti dal «sì». Tanta freddezza da parte dell'opposizione interna potrà essere anche frutto degli strascichi della faticosa preparazione delle liste: «Un lavoro non facile» lo ha definito D'Alema. La chiusura all'ipotesi di «governissimo» lanciata dal Sabato e condivisa dall'andreottiano Sbardella, è stata respinta al mittente senza giri di parole. «Il gruppo dirigente della de apre uno spiraglio in vista di una integrazione subalterna del pei, trasformato in un sistema a rinnovata centralità de» dice D'Alema. «Che vuole dire che non ci lasciamo incantare più» chiosa Ciglia Tato Tedesco. La campagna elettorale del pei è così impostata sullo scontro con la de. E per far capire meglio il messaggio, Occhetto ha aggiunto di suo un attacco diretto ad Andreotti, accusato di avere compiuto un «attacco intollerabile» al lavoro della commissione parlamentare di inchiesta sulla P2 mettendone in dubbio le conclusioni. Quel che ha detto Andreotti nella sua ultima intervista in tv «è inquietante» rincara Occhetto. Diverso è il discorso con i socialisti. «Dobbiamo valutare con molta attenzione l'atteggiamento più aperto che il psi ha assunto nei nostri confronti» dice D'Alema. Tanto più che si va chiarendo anche il problema della elezione diretta del capo dello Stato, che diventa ora proposta «legata alla riforma elettorale e collocata in uno schema di alternanza». E ai dubbiosi D'Alena risponde che è un risultato politico. L'impegno per i referendum elettorali dovrà servire a spingere il Parlamento a occuparsene. Alberto Rapi&arda

Luoghi citati: Forlì, La Spezia, Roma, Sanremo