Dal voto di maggio il destino del governo

Dal voto di maggio il destino del governo I partiti guardano ai risultati delle prossime amministrative pronti a ridiscutere equilibri e alleanze Dal voto di maggio il destino del governo Certo un rimpasto, forse nuove elezioni ROMA. Con la presentazione delle liste - il termine è scaduto ieri a mezzogiorno - la campagna elettorale amministrativa e regionale è ufficialmente partita. Come a ogni elezione, è certo che anche il voto del 6-7 maggio influirà sulla situazione politica nazionale. I risultati - soprattutto quello del pei - potranno accelerare o rallentare la spinta verso uno scioglimento anticipato della legislatura. In ogni caso, nell'agenda del dopo-elezioni è previsto uno «spazio crisi», che potrà rimanere libero oppure essere occupato interamente o in parte. Confermando l'orientamento lasciato intuire venti giorni fa a Rimini, Bettino Craxi su questo spazio ha messo ieri il cappello e ha definito «probabile» l'ipotesi di un rimpasto di governo. «Rimpasto» è una parola vaga, se non altro perché, con i rimpasti, si sa come si comincia ma non come si finisce. Se i risultati elettorali incoraggeranno un rapido scioglimento delle Camere (magari per l'autunno), probabilmente non verrà considerato conveniente da Craxi e da altri imbarcarsi nel diffìcile lavoro di confezione di un nuovo governo. In questo caso, se vi fosse un rimpasto, si tratterebbe di un veloce e leggero «blitz». Se, invece, il voto riconsegnerà l'immagine di un pei sostanzialmente solido e di un psi al palo, il rimpasto potrebbe diventare una vera e propria crisi, dalla quale far uscire un governo molto rinnovato anche nei piani alti. Il carattere decisamente politico della consultazione imminente, che interviene dopo l'insorgere di screzi seri tra i principali alleati di governo e dopo il riaprirsi, per quanto .cauto, di un dialogo tra pei e psi, sembra essere testimoniato da un leggero calo della spinta localistica. Infatti, il numero delle liste presentate nei principali capoluoghi, pur sempre elevatissimo, non è cresciuto come ci si poteva aspettare dopo l'esplosione del «caso Roma» nello scorso autunno. Perfino la cor¬ sa di personaggi-richiamo a entrare in lista è stata abbastanza stanca e poco partecipata. La de si presenta al giudizio degli elettori con una situazione interna inquieta. Questo non è necessariamente un handicap a giudicare da come sono andate le cose nel passato. Sta di fatto che la sinistra del partito ha abbandonato ieri notte la riunione della direzione, dedicata alla messa a punto finale delle liste, perché in dissenso con alcune scelte fatte a Palermo e in Puglia. La sinistra, che ha ormai deciso di non provocare incidenti politici di livello nazionale fino alle elezioni, batterà sicuramente un colpo dopo il voto. E anche questo complicherà il previsto chiarimento. In ogni caso, la de potrà verificare, dopo aver ripreso in mano il governo in questi tre anni, se la raccolta dei consensi ha funzionato o no. Il pei, che ieri ha riunito una tormentata direzione, è il partito più a rischio e per la prima volta affronta una prova elettorale apertamente diviso. Per di più, la linea delle liste «aperte» è stata applicata a pelle di leopardo e in forme inedite. Infatti, capolista della lista «Genziana» a L'Aquila è - fatto impensabile qualche tempo fa - Marco Pannella. A Gian Carlo Pajetta è stata attribuita la battuta: «Per ogni voto che ci porta, Palmella ce ne farà perdere dieci». Per di più, il segretario Achille Occhetto ha impresso un taglio inusualmente aspro alle scalette dei comizi: «Liberiamo il Paese dalla de». La stessa linea battuta a Roma pochi mesi fa, I partiti laici tengono le dita incrociate. Il pri, dando per scontato un arretramento nel Nord, spera di contenerlo con la linea anti-decreto immigrati, mentre gioca tutte le sue carte nel Sud, dove è in crescita. I liberali sono al minimo vitale e alcune fughe, come quella dei due iscritti candidatisi a Civitavecchia con il pei, dimostrano che nel partito c'è paura. Giocheranno quasi tutte le loro carte sul tema della riforma sanitaria predisposta dal ministro Franco De Lorenzo. I socialdemocratici, anche se più tranquilli di tre anni fa, hanno sempre i loro problemi e anche uno in più, a giudicare dallo scontro duro che è esploso tra il segretario Antonio Cariglia e il radicale Giovanni Negri, diventato socialdemocratico da poco e forse destinato a rimanerlo ancora per poco. Ci sono poi i Verdi, ormai deflagrati in una costellazione di gruppi e il msi, alla prima prova con la linea «di sinistra» del nuovo segretario Pino Rauti. Paolo Passarmi Tabelloni ancora semivuoti, ma i manifesti arriveranno presto

Persone citate: Achille Occhetto, Antonio Cariglia, Bettino Craxi, Craxi, Franco De Lorenzo, Gian Carlo Pajetta, Giovanni Negri, Marco Pannella, Pino Rauti

Luoghi citati: Civitavecchia, L'aquila, Palermo, Puglia, Rimini, Roma