Italia, parte la Simest di R. Ipp.

Italia, parte la SimestItalia, parte la Simest Finanziaria per la perestrojka con un capitale di 98 miliardi ROMA. Andare all'Est è più facile. Chi vuole creare joint venture nell'Europa orientale ha ora un nuovo strumento su cui contare: è nata la Società italiana per le imprese miste all'estero. La legge che istituisce la Simest, nota come la finanziaria per l'Est, è stata approvata ieri definitivamente dalla commissione esteri della Camera, solo due mesi dopo la presentazione della proposta del ministro del commercio estero, Ruggiero. «Si crea uno strumento esistente in tutti i Paesi, ma che finora mancava in Italia» commenta Ruggiero. Per i rapporti con gli Stati che facevano parte del blocco comunista rappresenta una vera e proporla svolta: «Si stabilisce che la via più importante per le iniziative da attuare nei Paesi dell'Est è costituita dagli investimenti e non dai nostri crediti che favoriscono invece la crescita dell'indebitamento». La nascita della società finanziaria serve anche a differenziare gli interventi economici dell Italia all'estero: «Il parlamento ha dato rapidamente via libera al disegno di legge - sostiene Ruggiero perché viene chiarito che c'è ora un finanziamento diverso per i Paesi dell'Est rispetto ai Paesi in via di sviluppo». Da parte di questi ultimi, da mesi vengono espresse al governo italiano le preoccupazioni per l'eventuale dirottamento all'Est dei fondi della cooperazio¬ ne. E' un problema affiorato anche durante la visita compiuta a marzo dal presidente del consiglio Giulio Andreotti in Argentina. Adesso la distinzione è precisa: da un lato ci sono gli aiuti, dall'altro viene concesso il sostegno alle società comuni nei Paesi dell'Europa orientale. La Simest potrà entrare in funzione entro un paio di mesi. Ruggiero deve predisporre lo statuto, quindi sarà insediato il consiglio di amministrazione (che è formato da nove membri di cui cinque vengono nominati dal presidente del consiglio). Quindi deve essere nominato il presidente che verrà scelto tra i dirigenti del commercio estero. Ci sarà un collegamento operativo con il Mediocredito centrale che ridurrà del 50% il tasso di interesse per le varie operazioni. La finanziaria anticiperà fino al 15% del capitale di rischio delle joint venture. Quest'anno disporrà di 98 miliardi, otterrà 200 miliardi nel 1991 e altrettanti nel '92. Al Commercio estero sono già arrivate le prime segnalazioni di iniziative che potrebbero essere sostenute dalla finanziaria per l'Est. Non è però ancora stata compiuta alcuna scelta, così come non è stato individuato il Paese che accoglierà la prima società comune. «Puntiamo su tutti i Paesi, ma alcuni presentano attualmente maggiori vantaggi come la Cecoslovacchia e l'Ungheria: la loro struttura industriale può meglio favorire gli investimenti». Molta attenzione viene poi riservata alla Polonia che presenta diverse opportunità d'intervento. La Simest assumerà quote di minoranza nelle società comuni che verranno costituite. La sua partecipazione potrà avere una durata massima di quattro anni. Obiettivo del Commercio estero (al quale è affidato il compito di indirizzare l'attività della nuova finanziaria) è di favorire gli investimenti delle piccole e medie imprese. «Intendiamo favorire il processo di internazionalizzazione» spiega Ruggiero. [r. ipp.]

Persone citate: Giulio Andreotti

Luoghi citati: Argentina, Cecoslovacchia, Italia, Polonia, Roma, Ungheria