QUELLE STREGHE NEL POLLAIO

QUELLE STREGHE NEL POLLAIO QUELLE STREGHE NEL POLLAIO GUSTAV Henningscn, | uno dei maggiori esperti di stregoneria e stregomania nell'Europa rinascimentale c post-rinascimentale, non si lascia certo suggestionare dalle autorevoli interpretazioni sulla natura del fenomeno che hanno tenuto banco sin qui. Al contrario, facendo leva su affinati stru menti storici e su personalissi me ricerche d'archivio, le man da affabilmente al rogo. Così, ad esempio, avviene per la tesi di Jules Michelet, secondo cui le streghe sarebbero membri di un gruppo di ribelli sorto «nei secoli della disperazione fra le serve della gleba de! Medioevo», ispirando in anni recenti il miscuglio ideologico di marxismo e liberazione della donna; così per il satanismo teorizzato da Mon taguc Summers, e così per la tesi dell'egittologa Margaret Murray che individua nella stregoneria una sorta di culto precristiano della fertilità, col «dio cornuto» al vertice di torbidi riti propiziatori. Sia nell'uno sia negli altri casi, è la medesima fonte, frammentaria e mai seriamente esaminata (si tratta delle cronache redatte nel 1612 da Pierre de Lancre, giudice di Bordeaux «erudito ma superstizioso»), a produrre distorsioni, contaminazioni, stereotipi. L'epidemia onirica E' dal momento che in tutta la vicenda stregonesca europea tocca ai Paesi Baschi la percentuale più alta dell'epidemia onirica e delle premure del Sant'Uffizio, Henningsen concentra in quel territorio le sue minuziose indagini antropologiche ricostruendo il clima sociale e morale dei villaggi di frontiera, penetrando nei segreti delle bicocche e delle parrocchie, registrando la frequenza e i moventi dei delitti — specie l'infanticidio — che si consumavano come risposta vendicativa a banali offese già prima che l'esaltazione psicotica venisse attribuita a poteri demoniaci. Protagonisti dei processi inquisitoriali sono appunto gli abitanti di Zugarramurdi e Urdax, isolati microcosmi dei Pirenei, che per contagio si proclamano anime perdute, dispensieri di arti malefiche, re¬ sponsabili di aver allevato i bambini stregoni, di aver indol • lo a commercio carnale co) din volo figlie e nipoti, di aver assassinato parenti e amici senza giusta causa (l'ottuagenaria Estevania de Navacorrna dichiarerà di aver ucciso un ragazzo perché questi, un giorno che lei si era permessa di guar darlo, le aveva gridato: «Ah. vecchia puttana, ti si torca il collo!»), e naturalmente di aver partecipato alle orge del sabba e di aver volato per miglia e miglia servendosi di unguenti prodigiosi. Un meaculpa, insomma, pressoché totalitario che facilila là per là i commissari incaricati di raccogliere testimonianze e avanzare richieste di drastiche pene, ma che non persuade le autorità centrali di Madrid, inclini piuttosto a leggere nelle deposizioni di Zugarramurdi e Urdax lo scoppio di un delirio collettivo. Tanto che curano di inoltrare un questionario-test al competente tribunale di Logrono perché fossero privilegiate le prove oggettive, i confronti diretti, i calcoli temporali e spaziali, i contrassegni corporali, anziché le «rivelazioni» dei prigionieri. A conferma che il Sant'Uffizio — sottolinea Henningscn, mettendoci in guardia contro ossidati luoghi comuni — «non pretendeva di strappare ammissioni ad ogni costo alle sue vittime! L'assoluzione dell'accusato era ben usuale quando le accuse poggiavano su argomenti dubbi, e i falsi testimoni duramente puniti»; giacché scopo del Consiglio della Suprema non era di sterminare gli eretici, bensì di trasformarli in cattolici rispettabili, sì che i riammessi, i riconciliati che indossavano il penitenziale «sanbenito» (saco benedito, sacco benedetto) risultavano di gran lunga più numerosi dei giustiziati. Il riesame critico del terrifico ministero, proprio alla luce dell'autodafé di Logrono, consente allo storico danese di rendere i dovuti omaggi a un inquisitore «diverso», ignoto fino al breve studio dell'americano Henry Charles Lea e che sembra possedere i giusti titoli per occupare un posto di rilievo nella cultura spagnola del Seicento: don Alonso de Salazar Frias, nato a Burgos nel 1564, educato all'università di Salamanca, brillante procuratore generale dei vescovi castigliani. Spirito pragmatico, sedotto dalla Ragione non meno che dalla Fede, dotato di grazia e di ironia. Salazar ci ha lascialo preziosi «memoriali» sulla presunta scita stregonesca dei Paesi Baschi, oltre che sulla stregomania nel suo complesso, ove traspare «quella che modernamente vorrebbe chiamata un'analisi fenomenologica del comportamento sabbatico». E in particolare attira il nostro interesse il «Memorial segun do», datalo Logrono 24 marzo 1612. che comprende i trucchi degli stregoni, la milomania. lo perversioni accidentali, le prò prietà allucinogene delle polveri e degli unguenti impiegati nelle «conventicole», gli effetti devastanti del panico echeggiato (e, oggi si direbbe, della «no tizia incontrollala*). Il demonio nei Pirenei Per felice coincidenza, un grande umanista coevo, anch'egli proveniente da Salamanca, si occupa dello stesso tema nel periodo in cui Salazar viaggia, verifica di persona, mobilita le sue risorse dottrinarie, contesta i dommatici colleghi. E' Fedro de Valencia ( 1555 - 1621 ) la cui dissertazione «Sulle favole delle streghe» denuncia fin nel titolo scetticismo e sarcasmo circa un mirato insediamento del Demonio sui bassi Pirenei, e smantella a colpi di scienza sperimentale i presupposti simbolici del sabba. Scialo di droghe! - affermano in sostanziale armonia don Alonso e Pedro altro che trionfante teologia del Maligno! Scialo di droghe e trips suscitati da una precisa mistura di cicuta, solano, giusquiamo e mandragola. Svaniti i fumi delle adunanze notturne, strappati i veli di abiette adorazioni, le streghe più fortunate tornano a governare il loro pollaio, a filare la loro lana, raddoppiando digiuni e preghiere. Le altre, si sa, pagano con un'orribile fine ansie represse e fornicazioni extra. Da addebitare spesso a qualche astuto notabile della contrada, a qualche direttore spirituale affetto da satiriasi, travestito occasionalmente da caprone o Principe delle Tenebre. Giuseppe Cassieri Gustav Henningsen L'avvocato delle streghe Garzanti pp. 363. L 39.000

Luoghi citati: Bordeaux, Burgos, Europa, Madrid, Paesi Baschi, Pierre De Lancre, Salamanca