La Grecia cancella Papandreu di Giuseppe ZaccariaTito SansaAngela Bianchini

La Grecia cancella Papandreu Alleatosi con un partito minore, Mitsotakis ha la maggioranza assoluta La Grecia cancella Papandreu Vincono i conservatori di Nuova Democrazia ATENE DAL NOSTRO INVIATO I clacson delle auto in corteo impazzano fino all'alba, sventolano le bandiere azzurre di «Nea Demokratia»: dopo tre elezioni, finalmente la Grecia ha una maggioranza omogenea. Hanno vinto i moderati, quel «vento centrista» che sembra spazzare l'Europa è arrivato fino al mare Egeo. Ma il governo con cui Costantino Mitsotakis si accinge a presentarsi al Parlamento, con un duro programma di austerità economica, dispone della maggioranza assoluta soltanto grazie all'alleanza con il depu tato di un partito minore. Si chiama Teodoros Katsinitis, il Cameade da cui adesso dipendono gli equilibri della politica e; dell'economia elleniche. Per un gioco di resti, ad Atene è risultato il solo eletto nel «Diana», piccolo raggruppamento di centrodestra uscito cinque anni fa da «Nea Demokratia» per progressivamente consumarsi. Allora, quella era parsa una frattura insanabile: oggi il leader del «Diana», Stefa- nopulos, ha già incontrato l'ex irriducibile nemico Mitsotakis per gettare le basi di una collaborazione. E' un accordo obbligato. Nonostante una nuova avanzata, i moderati di «Nea Demokratia» non sono riusciti a superare il 46 per cento dei voti, cioè i 150 seggi. La metà esatta di quanti ne comprende il Parlamento, un passo ancora da quel fatidico «più uno» che a norma di Costituzione garantisce al leader del partito vincitore non un semplice mandato esplorativo, ma l'incarico di formare un governo. Il «Pasok» di Andreas Papandreu sconta, com'era nelle previsioni, anni di demagogia e malversazioni: perde cinque seggi (da 128 a 123, pari al 38,62 %) nonostante una legge elettorale ritagliata sulle sue esigenze. Il vecchio leader però non si scompone, anzi rilancia: «Queste elezioni - dice - determinano equilibri al limite, mentre la Grecia ha bisogno di ampio consenso». La sua proposta è quella di un nuovo governo di salute pubblica, che sospinga l'economia greca verso il '93. Per chi non crede al «bluff», la minaccia è già pronta: «Il Pasok è pronto a condurre l'opposizione dentro e fuori dal Parlamento». Ha risonanze sinistre, quel «dentro e fuori»: sembra agitare gli stessi fantasmi che negli Anni Settanta, dopo occupazio¬ ni e moti di piazza, aprirono la strada al regime militare. Ma anche questo sembra un gioco delle ombre: «Papandreu sente di essere finito - commenta Dimitris Haralambris, docente di teoria politica ad Atene, un quarantenne ex comunista che ha votato per i moderati -. L'autentico problema è quello della crisi economica determinata dai bizantinismi dei partiti. Opposizione anche nelle piazze? Che Papandreu l'organizzi. L'esercito però non è più quello di una volta». A questo tema, Haralambris ha appéna dedicato un saggio, dalle conclusioni in qualche modo consolanti. A proposito di seggi: «Synaspismos», il partito comunista, mantiene i suoi 21 (l'I I per cento) nonostante le fosche previsioni, ma politicamente continua ad arretrare. Il pc greco conserva i propri deputati solo grazie ai due eletti nei collegi in cui si era alleato ai disprezzati politicanti del «Pasok». I «Verdi» non mantengono le promesse: un solo deputato, come prima. Giuseppe Zaccaria i servizi Grecia: l'ora della super-austerità Minas Minassian PAGINA 5 La Slovenia premia un riformatore Tito Sansa PAGINA 5 Ungheria, a destra senza scosse PAGINA 5 Perù: scacco a Vargas Uosa PAGINA 5 Uosa, da Parigi alle Ande Angela Bianchini in società e cultura