Sordi degli intrighi di Alessandra Levantesi

Sordi degli intrighi Sordi degli intrighi Questo suo «Avaro» è un'occasione perduta Sceneggiatura complicata con la regia di Cervi CI sono delle astrazioni che vagolano nebulose finché non arriva un autore a dargli sostanza e forma. L'avaro, per lo meno l'avaro dell'epoca moderna, mezzo tesaurizzatore e mezzo imprenditore, nasce a Parigi nel Teatro del Palais Royal per l'interpretazione e la penna del grande Molière il 9 settembre 1668. E da allora folta è la schiera degli attori che si sono cimentati con quel personaggio di tanghero avido e paranoico. Sono stati illustri Arpagone sulla scena italiana Salvini e Novelli, Ferrerò e Benassi, Tofano e Peppino De Filippo, fino a Ugo Tognazzi in polemica con il suo regista Missiroli. Alberto Sordi ha tutti i requisiti per entrare nella galleria, e non solo per la fama personale di sparagnino che lo perseguita da quarant'anni. E' un comico a tutto tondo, sa assumere un personaggio con autorità e non teme di appari¬ re perfido e vile al limite dell'odioso. Poteva essere un magnifico avaro e invece non lo e stato. L'Arpagone del film di Tonino Cervi vive nella Roma papalina del 1682, tratta i suoi affari con la Curia, è cattolico e opportunista. Fin qui una scelta plausibile, come quella di trarre linfa dal nostrano terreno della commedia dell'arte, virando con libertà il copione nei toni della farsa. Del resto Stendhal definiva il testo una semplice «plaisantcrie». Il problema è che gli sceneggiatori, tra i quali c'è anche Sordi, non hanno creduto nel carattere come centro motore dell'azione e l'hanno inzeppata di inutili intrighi collaterali. Al già troppo ricco intreccio plurimatrimoniale di Molière, il film sovrappone gli intrallazzi del losco cardinale Spinosi (Christopher Lee), le trame della sensale Frosina (Laura Antonella, tenutaria di un bordello, e altre simili amenità. Con che scopo? Quello di attualizzare un personaggio archetipo che vive nell'empireo degli immortali? Nella sua sciatteria. «L'avaro» spreca attori - come il de lizioso Carlo Croccolo e il cupo Mattia Sbragia - e occasioni e si conclude con una imperdo nabile gaffe psicologica. Nel finale alla libido per il denaro Arpagone sostituisce quella sessuale nelle braccia di Frosina. Molière e Freud si staranno rotolando nella tomba. Alessandra Levantesi L'AVARO di Tonino Cervi con Alberto Sordi. Laura Antonelli. Christopher Lee Produzione italiana, 1990 Genere commedia Fiamma e Olimpia 1 di Tonno Etollo Royal e Ambassade di Roma Apollo di Milano

Luoghi citati: Milano, Parigi, Roma