Bonaiuti tra i pali del maestro Zoff di Franco Badolato

Bonaiuti tra i pali del maestro Zoff L'infortunio al polpaccio ferma Tacconi dopo 157 partite consecutive in campionato Bonaiuti tra i pali del maestro Zoff «Cercherò di sfruttare i suoi consigli» TORINO. Tacconi alza bandiera bianca dopo 157 partite consecutive in campionato (158 con il derby di spareggio per l'ammissione all'Uefa disputato due anni fa contro il Torino) e vede spezzata dallo stiramento al polpaccio la speranza di raggiungere Zoff (332 gare disputate senza interruzione). Ieri il portiere è stato messo a riposo dal medico e si è autoeliminato dalla corsa al posto: «Niente da fare, non gioco». Via libera dunque ad Adriano Bonaiuti, 23 anni fra un mese esatto, dodicesimo con alle spalle un'esperienza alla Sambenedettese, 31 incontri disputati l'anno scorso, uno la stagione prima, quella dell'esordio. E' cresciuto alla scuola di Persico, lo stesso allenatore dei portieri che ha lanciato Zenga, ma soprattutto alla scuola di vita che sono le strade di Roma. Nella capitale di lui si direbbe che assomiglia al sor Lello, ragazzo un po' mammone magari, ma con un cuore grande così, sempre pronto a farsi in quattro per tutti. Il suo faccione bonario, la sua parlata con chiare inflessioni dialettali lo avvicina a uno dei personaggi cinematografici di Carlo Verdone, a un Sordi Anni 90. Dell'«Albertone nostro» è un perfetto imitatore come sostengono i compagni di squadra. Bonaiuti-Verdone a chi sente di assomigliare di più tra i pali, quali sono i suoi modelli, Zenga o Tacconi? «Sono me stesso e un giudizio potrete ricavarlo a fine partita, se giocherò». Ancora non crede alla grande occasione. Già, perché con Tacconi non si sa mai, avrebbe dovuto già prendere un paio di volte quest'anno il posto di Stefano e invece all'ultimo istante il titolare ha detto «sì» a Zoff e la riserva s'è seduta sulla panchina. Domani finalmente smetterà la maglia numero dodici: «Un esordio è sempre bello, poteva capitarmi contro l'Inter un mese fa, avviene contro la Cremonese, gli stimoli non diminuiscono. Adesso che ci penso, forse un modello ce l'ho, è Taffarel, portiere del Brasile, uno che non fa scena e sa demoralizzare l'attaccante; un tipo alla Zoff, che dà sicurezza». Davanti a lui agirà una difesa, quella juventina, che nel corso della stagione ha incassato troppi gol balordi, stupidi, il match con il Colonia è l'esem-. pio più lampante. Lui nega: «Mercoledì la difesa non ha avuto colpe specifiche. Non è tutto così facile come sembra. Attacchi, segni e tutto va bene. Poi attaccano gli avversari, segnano ed è colpa della difesa, nessuno che riconosca la bravura degli avversari come quello Sturm, un missile che s'è incuneato nelle nostre maglie. Vorrà dire che anche noi cercheremo di segnare tanto a Colonie, il 3-2 vale quanto l'l-0 del Milan». E' un tipo che non si arrende Bonaiuti e in campo commenta ogni fase della partita, urla consigli ai compagni, si fa «sentire»: «Il portiere ha sempre il termometro della situazione, da dietro si guarda meglio il gioco mentre un difensore ad esempio non può rendersi subito conto di essere troppo avanto, in una posizione sbagliata. Zoff mi ha insegnato molto da questo punto di vista, mi ha regalato alcuni segreti e la sua esperienza. Ma un conto è imparare stando fuori, un conto farlo sul campo. Forse mi mancherà un po' il cosiddetto ritmo partita, l'abitudine a stare tra i pali, ma la concentrazione arriverà di sicuro anche se rischierò di stare a lungo inatti vo: dovrò stare attento a even tuali contropiede della Cremo- nese e alle punizioni di Chiorri. Contro la Cremonese ho perso l'anno scorso due volte, sia a San Benedetto che in trasferta». Che cosa c'è dietro l'angolo per Bonaiuti? Si immagina un futuro da dodicesimo alle spalle di Tacconi (almeno per tre anni visto che Stefano ha rinnovato il contratto fino al '93?). Oppure chiederà di fare esperienza, magari tornando in B? «Non ci ho pensato e credo che per una stagione ancora aspetterò, poi valuterò il da farsi con la società. Ho un contratto triennale, qui alla Juve si impara molto anche dalla panchina e alla mia età, nel mio ruolo non c'è fretta». Franco Badolato Zavarov. Diffìcile recupero

Luoghi citati: Brasile, Roma, Torino