In carcere la principessa della moda
In carcere la principessa della moda Condannata in contumacia nell'88, non seppe della sentenza e non presentò appello In carcere la principessa della moda A Rebibbia la russa Irene Galitzine per evasione fiscale ROMA. Sfuggita in fasce ai fuochi della Rivoluzione d'ottobre è approdata dopo 73 anni in una cella del carcere di Rebibbia. La principessa russa Irene Galitzine, una delle firme più apprezzate dell'alta moda, la stilista che ha vestito le donne più note del mondo, da Jacquelinc Kennedy ad Anna Maria di Grecia, a Paola di Liegi, a Merle Oberon, Liz Taylor e Audrey Hepburn, è stata arrestata all'alba di mercoledì nel suo lussuoso appartamento nei centro di Roma. L'ora era quella canonica in cui la polizia, alle prime luci del mattino, bussa alle porte di ladri, rapinatori, assassini. «Ma gli agenti della squadra mobile - precisa però il suo avvocato Marcello Barbieri - hanno avuto un occhio di riguardo per la principessa». Un po' per la sua fama, parecchio per la sua età, moltissimo per lo choc che la nobildonna ha avuto quando si è visto notificare l'ordine di cattura. Il provvedimento del magistrato riguardava una condanna a sei mesi per evasione fiscale contro la quale non era stato proposto appello ed era divenuta perciò definitiva. «La pena racconta l'avvocato Barbieri era stata inflitta alla principessa nel novembre del 1988 in contumacia e senza che neppure in seguito l'imputata ne fosse venuta a conoscenza». Colpa di qualche collaboratore poco accorto? Sembra proprio di sì. Fatto sta che da mercoledì mattina la nobildonna russa, riparata in Occidente con la madre Nina Lazareff sposata ad un ufficiale della guardia dello zar Nicola, è ricoverata in una cella dell'infermeria del carcere femminile di Rebibbia. Non sta male. «Certo - osserva il suo difensore - considerata anche l'età abbiamo chiesto la sua immediata scarcerazione e la concessione degli arresti do¬ miciliari. Domani stesso (oggi ndr) o al massimo lunedì il tribunale della libertà dovrebbe dare una risposta alla nostra istanza». Chi ha avuto modo di incontrarla, comumque, assicura che la principessa non ha perso il suo smalto e soprattutto la voglia di lavorare, di creare. Nel suo atelier di via Gregoriana, a due passi da piazza di Spagna, i suoi collaboratori l'aspettano con ansia. Per luglio è già fissata la presentazione della sua collezione. E la principessa, dal carcere, manda a dire che se anche la costringeranno a casa non ci saranno problemi. Continuerà a disegnare e a dirigere dal suo nuovo appartamento, avendo abbandonato la bellissima casa all'Ara Coeli dove aveva vissuto gli anni più felici con il marito Silvio Medici, .morto pochi mesi fa e che l'aveva sposata dopo essere rimasto a sua volta vedovo della du¬ chessa Sforza Cesarmi. Ma la scomparsa del conte Medici, dicono i suoi amici, non è che l'ultimo dei traumi che hanno segnato la vita di questa splendida mannequin dal corpo alto e flessuoso che nel 1949 decise di passare dall'altra parte della barricata e che s'impose subito come stilista con l'invenzione del famoso «pigiamapalazzo». E fu il successo, pagato comunque sempre a caro prezzo, attraverso una vita che sin dai primi giorni aveva mostrato di non volerla risparmiare. Gli anni bui e difficili della prima infanzia da profuga si intrecciano così via via con altri traumi. Prima l'incontro dopo tanti anni con il padre in un ristorante di Nizza dove l'ex ufficiale dello zar fa il cameriere. Poi la morte tragica della madre e infine quella della persona che forse aveva amato più di tutti, il marito Silvio Medici, [r. ci
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