Aids, in tv lo spot della discordia di Francesco Grignetti

Aids, in tv lo spot della discordia «Moralizzazione, non informazione». De Lorenzo: giudizi affrettati, non si vuole dar la colpa alle donne Aids, in tv lo spot della discordia Adesso è polemica sulla campagna del ministero ROMA. Scoppia la polemica sui nuovi spot anti-Aids del ministro della Sanità, De Lorenzo. Il governo ombra comunista attacca pesantemente il ministro: «Siamo indignati per una campagna che è di moralizzazione, a base di messaggi distorti, piuttosto che di informazione». Il sottosegretario alla Sanità, la socialista Elena Marinucci, prende le distanze: «E' una campagna del ministro e non del ministero, ma tutti dobbiamo poter dare la nostra collaborazione». Alma Cappiello, responsabile psi per la politica femminile, ha chiesto di poter visionare lo spot. Il ministro si difende e sostiene che sono state date «interpretazioni distorte» dell'iniziativa e replica agli accusatori: «Sono giudizi frettolosi». «La campagna di informazione e prevenzione sull'Aids - sostiene il ministro - è molto complessa e articolata e appoggiata dal Parlamento». De Lorenzo si richiama alla mozione approvata dalla Camera nel marzo scorso, con il voto della maggioranza e del pei, che dava mandato al ministero di avviare la campagna pubblicitaria. Secondo il ministro, «il pericolo del contagio e le conseguenti responsabilità dipendono esclusivamente dal rapporto di coppia e tali vengono definiti e rappresentati». Il ministro insomma difende i suoi spot. Ma in realtà la filosofia che ha animato gli esperti della commissione nazionale anti-Aids è diversa dalla sua e conferma la strana colpevolizzazione delle donne che ha dato origine alle polemiche. «Il rischio di acquisire l'infezione - sostengono gli esperti del ministero - è maggiore per la donna che per l'uomo. La donna, quindi, deve sentire la responsabilità per sé e per gli altri di applicare metodi di prevenzione nel corso di relazioni sessuali non monogamiche». Ne consegue una campagna d'informazione ad hoc per le «donne in età fertile», assieme a quella per i giovanissimi, per i militari e per i carcerati. Sarà una campagna «mirata» e atipica. I messaggi ideati soltanto per le donne saranno riservati «ai periodici femminili» o diffusi tramite «fotoromanzi» o addirittura inseriti nelle confezioni di prodotti per l'igiene intima, nella biancheria. L'allarme del ministero della Sanità è confermato anche dal professor Elio Guzzanti, vicepresidente della Commissione Anti-Aids: «Inconsapevolmente le donne corrono più rischi dell'uomo: per la conformazione fisiologica del loro apparato genitale e perché sono soprattutto loro ad essere esposte al contagio dei sieropositivi». Ma perché proprio le donne e non gli uomini? «Per via dei rapporti sessuali con i tossicodipendenti», spiegano gli esperti. Le statistiche, infatti, dimostrano che i tossicodipendenti sono in grande maggioranza maschi. «Ma chi si buca, al sessanta per cento è già sieropositivo - avverte il professor Ferdinando Aiuti - e non avverte quasi mai la partner occasionale del male che porta». Nel centro di Aiuti ci sono malati di Aids che sono stati contagiati da altri sieropositivi in cura nello stesso centro. E i medici assistono impotenti all'estendersi del contagio. C'è poi una sfera di «insospettabili», uomini con abitudini bisessuali che non vanno certo a raccontare le loro «avventure» alla moglie. Il rischio, insomma, è che l'Aids esca dalla stretta cerchia dei «soggetti a rischio». Dal 1985 a oggi i contagi addebitabili a normali rapporti sessuali è cresciuto dall' 1 per cento al 7. Questa area «grigia» preoccupa molto gli esperti. E da qui è nata la decisione di «parlar chiaro» negli spot televisivi. «Secondo me si poteva intervenire anche più crudamente - sostiene Aiuti -. Tra i miei pazienti, c'è chi si è preso l'Aids andando una sera in discoteca e facendo l'amore con una persona conosciuta casualmente senza usare il profilattico». Il problema sono i rapporti sessuali con i tossicodipendenti: ufficialmente sono meno di 40 mila, ma in realtà potrebbero essere due-trecentomila. Tra questi ci sono anche quelli che il sabato notte vogliono provare emozioni «forti» e si iniettano eroina. Non possono essere catalogati come tossicodipendenti e il più delle volte conducono una vita apparentemente nor¬ male. «Attenzione, però - avverte Donato Greco, responsabile del centro operativo Aids presso l'Istituto superiore di Sanità -, ai fini del contagio, anche la prima iniezione può essere fatale». Sono questi ragazzi i veri protagonisti dello spot. E' uno di loro, infatti, a mettere nei guai una malcapitata ragazza che poi si trasforma in inconsapevole veicolo d'infezione, e non usando i profilattici contagia gli altri uomini con cui ha rapporti sessuali. I pubblicitari che hanno prodotto lo spot, adesso ammettono che qualche polemica era prevista. «Ma non intendevamo colpevolizzare la donna - spiega l'autore dello spot, Franco Carrer». Francesco Grignetti

Persone citate: Alma Cappiello, De Lorenzo, Donato Greco, Elena Marinucci, Elio Guzzanti, Ferdinando Aiuti, Franco Carrer

Luoghi citati: Roma