La Marina: poche navi contro i clandestini di Gianni Bisio

La Marina: poche navi contro i clandestini La Marina: poche n avi contro i clandestini «Utilizzare le grandi fregate sarebbe troppo costoso» Difficile coordinare militari, polizia, guardia costiera ROMA. Il problema più complesso del pattugliamento degli 8 mila chilometri di coste per impedire gli sbarchi degli immigrati clandestini sembra essere il coordinamento degli uomini e dei mezzi esistenti, appartenenti ad amministrazioni diverse, ciascuno da distogliere da compiti che già gli sono propri. Oggi in mare ci sono carabinieri, polizia, guardia di finanza, capitanerie di porto e, teoricamente, anche la neonata guardia costiera. Oltre alla Marina Militare, la cui collaborazione al controllo delle coste è stata ora decisa dal governo. «Ma prima di fare qualsiasi ragionamento - dicono allo Stato Maggiore della Marina - occorre sapere che cosa si vuole da noi: un'azione massiccia, come si dice "per mostrar bandiera"? O intimidatoria? O solo un pattugliamento in alto mare per segnalare alle forze di polizia gli avvicinamenti sospetti?!. I mezzi più adatti sono quelli veloci, dotati di una certa autonomia e di una buona tenuta al mare anche in condizioni meteorologiche critiche. Sulla carta in Italia abbiamo 4 pattugliatori, della classe Cassiopea, che paiono ritagliati appositamente per questo compito: 1361 tonnellate. 73 metri di lunghezza, velocita massima di 20 nodi (autonomia 5 mila miglia), possibilità di ospitare a bordo un elicottero, armamento leggero da 76 e 20 millimetri, tre radar. Sulla carta, perché due dei pattugliatori Cassiopea sono appena varati e per gli altri due occorrono ancora alcuni mesi perché siano operativi. Quindi bisognerebbe far ricorso alle fregate delle classi Lupo e Maestrale, 12 in tutto, le stesse che hanno operato nel golfo Persico nelle missioni di scorta. Certo, con navi che possono raggiungere i 32-36 nodi, ciascuna con due elicotteri a bordo e dotate di efficientissimo radar di scoperta, l'individuazione delle navi sospette sarebbe agevole. Ma il rapporto costo-efficacia in questo caso sarebbe quanto mai negativo: «Come usare un cannone per andare a caccia di passeri», dicono alla Marina. E ricordano anche che uno dei compiti delle nostre navi è tutelare i pescatori nel Canale di Sicilia. Occorre ricordare che le operazioni contro l'immigrazione clandestina non sono poi molto dissimili da quelle che molte marinerie facevano il secolo scorso contro la tratta dei neri. La nave sospetta va cercata, identifica tu e perquisita prima che tocchi le costa. Se è vero che con l'ausilio coordinato degli elicotteri e dei velivoli Breguet-Atlantic antisom è abbastanza agevole controllare un vasto tratto di mare con un numero ridotto di mezzi, grazie alle possibilità dell'elettronica. per la perquisizione a bordo le cose sono più complesse. E' a questo punto che occorrerebbe uno stretto coordinamento tra chi opera al largo e chi pattuglia sotto costa (carabinieri, guardia di finanza, polizia, capitanerie), forze peraltro già fra loro autonome. La Guardia costiera per ora non ha un organico tale da poter impiegare appieno tutti i mezzi che ha: 225 motovedette leggere, 12 aerei Piaggio P-166 e 22 elicotteri AB 412. I carabinieri operano entro le tre miglia con 157 mezzi veloci, 445 appartengono alla guardia di finanza. Il contingente di mare delle fiamme gialle è di 5160 uomini che operano a bordo di 65 guardacoste d'altura, 10 litoranei e 252 unità minori. Ma non sono ancóra in servizio i 4 pattugliatori da 300 tonnellate in grado di navigare per una settimana. Concepiti per operare fino a 200 miglia, sarebbero le unità più adatte per bloccare le navi degli immigrati clandestini. Ma anche in questo caso la disponibilità non è immediata. Cosi oggi nessuno è in grado di fare quell'opera di pattugliamento sistematico d'altura che si richiede ad un naviglio leggero e veloce di almeno 13001500 tonnellate. Abbiamo molte biciclette, qualche Ferrari, ci mancano le medie cilindrate. Gianni Bisio

Persone citate: La Guardia

Luoghi citati: Italia, Roma, Sicilia