Un massacro a Shangri-La di Domenico Quirico

Un massacro a Shangri-La Precipita la situazione in Nepal dove si lotta per la democrazia Un massacro a Shangri-La Katmandu, l'esercito spara sulla folla Nella leggendaria Shangri-La si combatte e si muore per la democrazia. Da sei settimane migliaia di nepalesi scendono in piazza, ogni giorno, per far crollare una delle poche monarchie assolute rimaste al mondo: sanguinose battaglie di strada con l'esercito, migliaia di feriti e di arrestati, anche un gigantesco black out di protesta che ha oscurato interi quartieri di Katmandu, Patan e Tribhuvan, i maggiori centri del Paese. E ieri per la prima volta «la incrollabile volontà» di sua maestà Birendra Bir Bikram Shah Dev, incarnazione vivente del dio Visnu, ha dato segni di cedimento: ha sacrificato alla piazza il primo ministro, Marich Singh Shestha, istituendo una commissione di inchiesta che dovrebbe indagare sulla feroce repressione, e soprattutto ha promesso che aprirà un dialogo con l'opposizione, legalmente inesistente perché vietata. Ma quando la popolazione della capitale (duecentomila persone) è scesa in strada per festeggiare la vittoria, dirigendosi verso il palazzo reale, la polizia ha aperto il fuoco. Testimoni oculari parlano decine di morti, tre sarebbero stranieri. Dopo secoli di assolutismo, ora paternalistico ora feroce, anche nelle valli degli sherpa soffia, con conseguenze drammatiche, «il vento dell'89»: complice il turismo che ha spezzato un millenario isolamento imposto dalla natura e dalla volontà dei governanti, è sorto una forte movimento popolare che chiede la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Il nemico da battere si chiama «Panchayat», la versione nepalese dell'autocrazia, e creatura politica prediletta di re Birendra. E'un complesso sistema politico-amministrativo alla cui base sono 16 assemblee di città e 4000 di villaggio, elette dalla popolazione e che a loro volta nominano 140 membri del Parlamento. Secondo la dinastia regnante è la «democrazia perfetta» per il Nepal, perché tiene conto delle antiche tradizioni di autogoverno di popolazioni costrette dalla natura a una aspra sfida quotidiana con la natura, al limite della sopravvivenza. Ma ha due piccoli «difetti»: condizione di eleggibilità al Panchayat è di non appartenere a nessun gruppo politico e l'unico potere del Parlamento è di dare suggerimenti al re. Per difendere questa «democrazia reale» (nella lista dei dieci Paesi più poveri del mondo), il regime non ha mai avuto scrupoli. Dietro la facciata mistica e rassegnata del Paese caro alla utopia hippy, si nasconde una realtà di feroce repressione: almeno diecimila oppositori in carcere, i leader del dissenso torturati o al confino, la stampa imbavagliata. I dossier sul Nepal, arricchiti giornal¬ mente dalle denunce del locale Forum for Protection of Human Rights alla Croce Rossa e alle organizzazioni per i diritti umani, sono un ormai una imbarazzante montagna: il luogo dell'orrore è la prigione centrale di Katmandu, 500 prigionieri, nessuna assistenza medica, acqua imbevibile, 700 grammi di riso grezzo come unico cibo. In una cella speciale, chiamata Golghar, centinaia di oppositori hanno pagato con feroci torture il delitto di leso Panchayat. Ma nel '79 un ex primo ministro, Koirala, osò offendere sua maestà pronunciandosi per una riforma democratica. Da quel momento la protesta dapprima studentesca, poi estesa a tutta la popolazione e a tutte le cate¬ gorie professionali, non ha cessato di crescere. La dirigono, riuniti nel Movimento per la Restaurazione della democrazia, i due maggiori partiti dell'opposizione clandestina, il partito del Congresso che si ispira all'omonimo movimento indiano guidato da un anziano patriarca, il «leader supremo» Ganesh Man Singh, agli arresti domiciliari, e il partito comunista, diviso addirittura in undici frazioni equamente distribuite tra filogorbacioviani, stalinisti, pro-cinesi. Adesso re Birendra chiede tempo e intanto fa sparare sulla folla. Ma il Nepal non ha più voglia di attendere le riflessioni di Sua maestà. Domenico Quirico

Persone citate: Singh

Luoghi citati: Katmandu, Nepal, Patan